Salario minimo, l’Ue apre: ma senza obbligo per legge

Verso il sì alla proposta: verrà introdotto un meccanismo di calcolo comune europeo

Lunedì 6 Giugno 2022 di Gabriele Rosana
Salario minimo, l Ue apre: ma senza obbligo per legge

 A Strasburgo vede la luce la direttiva Ue sul salario minimo. Parlamento europeo, Consiglio e Commissione hanno cominciato alle 19 di ieri sera, a margine della plenaria dell’Eurocamera, l’ultimo round negoziale del cosiddetto trilogo per trovare la quadra sul nuovo provvedimento normativo europeo che istituisce un quadro per fissare salari minimi adeguati ed equi in tutta l’Unione, tali da consentire un dignitoso tenore di vita.

Salario minimo, si tratta per una paga oraria di 9 euro. Ma il rischio è avere più lavoro nero

L’Ue apre al salario minimo

Con la conferenza stampa di presentazione dell’intesa convocata già per questa mattina, la probabilità che la fumata bianca arrivi nella notte - come da tradizione dei negoziati Ue - è considerata molto alta.

Le trattative erano iniziate a gennaio, ma la direttiva sul salario minimo vede la luce in fondo al tunnel al termine di discussioni iniziate quasi due anni fa: visto che la competenza della Ue in materia di lavoro e affari sociali è limitata e si scontra con i confini posti dalla statualità nazionale, l’obiettivo di Bruxelles non è creare un salario minimo comune europeo, ma istituire una metodologia condivisa che tenga conto delle diverse situazioni e tradizioni di welfare, del costo della vita e dei differenti punti di partenza degli Stati membri.

Da qui, il ruolo centrale che le parti sociali e la contrattazione collettiva tra lavoratori datori di lavoro avranno nello schema Ue. La bozza sul tavolo dei negoziatori, infatti, prevede due possibilità per raggiungere l’obiettivo salario minimo: la fissazione del livello salariale più basso consentito dalla legge, come avviene già in 21 Paesi Ue su 27, oppure la definizione dello stesso attraverso il sistema delle relazioni industriali. Per questa ragione, gli eurodeputati puntano in particolare a rafforzare la contrattazione collettiva, soprattutto in quei Paesi in cui vi si fa meno ricorso: agli Stati membri con una copertura della forza lavoro inferiore all’80% (è 70% nella proposta della Commissione sostenuta dai governi) si richiede infatti la creazione di un piano d’azione e di misure attive per promuovere il ricorso alle intese fra le parti sociali. 


I PUNTI
Tra i punti dell’accordo politico fra eurodeputati e i governi, rappresentati dalla Francia che ha fino a fine mese la presidenza di turno del Consiglio, anche il tema di controlli e ispezioni e dell’aggiornamento del valore minimo, oltre a un monitoraggio dell’adeguatezza del meccanismo, con le capitali che dovranno riferire alla Commissione sul tasso di copertura della contrattazione collettiva e sulla percentuale di lavoratori cui viene garantito il salario minimo legale, dove presente. 


L’Italia - che si piazza al quarto posto delle statistiche Ue sulla povertà tra i lavoratori - è fra i pochi nell’Ue a non avere una legge sul salario minimo, in compagnia di Austria, Finlandia, Svezia e Danimarca e, parzialmente, Cipro (dove è in vigore solo per alcune categorie). Questi sei Stati si affidano per l’appunto agli accordi di settore. Sono invece 21 i Paesi che hanno un salario minimo legale nazionale, fissato in proporzione al costo della vita: si va così dall’1,87 euro all’ora della Bulgaria ai 12,38 del Lussemburgo, che - in base alla diversa durata della settimana lavorativa - producono salari mensili che vanno dai 332 euro nel caso di Sofia ai 2202 del Granducato. Dietro al Lussemburgo si piazzano gli altri Stati dell’Europa occidentale, con - in ordine - i 12 euro della Germania a partire da ottobre prossimo (oggi sono 9,82) e i poco più di 10 euro in Francia, Paesi Bassi e Irlanda. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA