Russia, le sanzioni funzionano? Nonostante il gas, Pil in caduta del 6%. Crolla il mercato dell'auto

Le nuove vetture sono dotate di cambio solo manuale, senza airbag e senza freni antibloccaggio

Martedì 6 Settembre 2022 di Rosario Dimito
Russia, le sanzioni funzionano? Nonostante il gas, Pil in caduta del 6%. Crollano produzione e vendite di auto

Le sanzioni occidentali stanno condizionando davvero l’economia russa? Difficile calcolarlo con precisione, visto che ballano i numeri di vari osservatori.

La Banca Mondiale stimava a luglio una contrazione dell’11,2% rispetto al semestre 2021, la Commissione Europea del 10,4%, l’Ocse del 10%. Le stesse istituzioni di Mosca sono pessimiste: per il ministro dello Sviluppo Economico russo il calo è del 7,8%, per la Banca Centrale della Federazione Russa dell’8-10%. Sicuramente l’ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale ha evidenziato come il Paese grazie alla tenuta dell’export energetico frenerà il crollo del Pil al 6%, di fronte a una stima iniziale dell’8,5%. 

Ma una decina di grandi banche europee (tra cui qualcuna italiana) utilizzano per i loro ragionamenti sul futuro delle relazioni con Mosca e dintorni, l’aggiornamento all’1 settembre di uno studio dell’Università di Yale basato su dati di società, banche, consulenti e partner commerciali russi: emerge un quadro tutt’altro che rassicurante. Secondo le ultime elaborazioni, l’economia russa è stata colpita duramente sia dalle sanzioni sia dall’esclusione dal commercio internazionale. Anche se Mosca è stata comunque in grado di guadagnare miliardi di dollari con la vendita di petrolio e gas a prezzi elevati, secondo il report fresco di stampa gran parte della sua attività economica interna è bloccata dall’invasione del 24 febbraio. 

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LA DIPENDENZA

Lo sforzo del Cremlino di sostituire attività, prodotti e talenti non ha funzionato. Anche i guadagni realizzati con le esportazioni di combustibile non proteggeranno a lungo l’economia. Secondo gli esperti di Yale infatti la dipendenza della Russia dall’Europa per l’acquisto dell’83% delle sue esportazioni di energia la pone a medio termine sotto una minaccia più insidiosa. In altre parole la Russia è molto più dipendente dall’Europa di quanto lo sia l’Europa dalla Russia. Le decine di miliardi di dollari provenienti ogni mese dalle esportazioni di petrolio e gas non riusciranno a mettere in sicurezza il suo Pil. Mentre la Federazione è riuscita a superare le sanzioni imposte nel 2014 dopo l’annessione della Crimea, questa volta potrebbe non farcela.

 

Putin ha promosso un programma di sostituzione di alcune importazioni con prodotti nazionali e ha creato un cuscino di riserve finanziarie, ma l’industria nazionale era comunque sostenuta da investimenti stranieri e dall’import di componenti tecnologici che ora è bloccato. Secondo Yale, circa 1.150 aziende straniere hanno interrotto le loro attività nel Paese, causando la perdita di 5,2 milioni di posti di lavoro. La produzione industriale è precipitata e le spese dei consumatori sono scese a fine agosto del 15-20% rispetto a un anno fa.

Preoccupano le importazioni, anche quelle dalla Cina che sono scese del 52% sempre a fine agosto, secondo lo studio Yale. Per avere il polso esatto della situazione è sufficiente analizzare lo stato di salute del settore automobilistico. Le vendite di auto sono passate da 100mila a 27mila al mese e la produzione si è bloccata a causa della mancanza di componenti e macchinari. Senza l’accesso ai componenti importati, i produttori russi stanno realizzando auto senza airbag, senza i moderni freni antibloccaggio e solo con cambio manuale.

Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA