Oltre 61 milioni di cartelle per uno sgravio complessivo di 70 miliardi di euro. Sarebbe questo, secondo le simulazioni dei tecnici di Mef e Agenzia Entrate e Riscossione, l'effetto della norma sull'annullamento delle cartelle esattoriali di importo non superiore a 5.000 euro emesse fino al 2015 che il governo sta per varare con il decreto Sostegni.
Decreto sostegni, Durigon: 32 miliardi di aiuti, determinante per ripartenza economia
Il percorso
Se si seguirà la stessa strada, e tutto fa supporre che sarà così anche stavolta, il contribuente non dovrà fare nulla: il debito fino a cinquemila euro, o le rate residue se c'è un piano di pagamento in corso, saranno cancellate automaticamente. Le rate già pagate rimarranno incassate e non saranno restituite né stornate da altri debiti.
Per ora non ci sono calcoli sul numero complessivo dei contribuenti coinvolti nello stralcio. Che però tra le cartelle da annullare rientrino anche quelle per le quali già c'è un piano di rate, lo si evince chiaramente dalle simulazioni allegate all'ultima bozza del decreto. Si parla infatti esplicitamente di «annullamento di crediti per i quali sono in corso i pagamenti relativi alle misure agevolative di definizione dei carichi pregressi, ovvero la rottamazione ter ed il saldo e stralcio».
Alla rottamazione ter hanno aderito 1,2 milioni di contribuenti. Rientrandovi le cartelle dal 2000 al 2017 è logico supporre che la stragrande maggioranza avrà benefici dal nuovi annullamenti. E magari anche in modo consistente, visto che dopo le prime due rate (luglio e novembre 2019) è scattata la sospensione causa Covid. Chi ha optato per il numero massimo di rate (18) ha quindi ancora 16 rate da pagare. Se tra le somme dovute ci sono debiti pre-2015 fino a cinquemila euro, si ritroverà i prossimi bollettini sensibilmente alleggeriti.
Anche i contribuenti che a suo tempo hanno aderito alla prima rottamazione (2016) e alla seconda (2017) e che hanno chiesto un'ulteriore dilazione delle rate, potrebbero beneficiare del nuovo stralcio.
L'impatto sui conti
Riguardando anche crediti per i quali c'era ancora un'aspettativa di riscossione, l'annullamento avrà un impatto negativo sulle entrate, mitigato però - come emerge dalle simulazioni - dal fatto che l'azione di riscossione potrà concentrarsi sui carichi successivi al 2015 più facilmente esigibili, con minore dispendio di energie e costi. I tecnici del Mef delle Entrate hanno fatto varie simulazioni in base alla soglia di tetto massimo delle cartelle da annullare. Se la soglia massima è fissata a 5.000 euro sarebbero ben 61,5 milioni le cartelle annullabili per un importo totale pari a 70 miliardi di euro. Il costo dell'operazione (esclusi i rimborsi spese e i diritti di notifica) sarebbe di 1,4 miliardi quest'anno e di altri 410 milioni di euro nel 2022. Negli anni successivi l'impatto girerebbe in positivo. E così al termine del quinquennio l'impatto totale sulle entrate da riscossione e ruolo sarebbe di appena 80 milioni di euro (di cui 40 per l'erario, 30 per Inps e Inail e 10 altri enti). Con un tetto a 10.000 euro verrebbero cancellate 65,2 milioni di cartelle per un importo totale di 97 miliardi di euro. L'impatto sui conti pubblici a fine quinquennio sarebbe pari a 680 milioni di euro (340 erario, 220 Inps e Inail, 120 altri enti).