Continua la fuga dal reddito di cittadinanza. Ad aprile il numero dei percettori del sussidio è tornato per la prima volta ai livelli pre-Covid, con 956 mila nuclei beneficiari, circa 240 mila in meno rispetto a dicembre. Era dal febbraio del 2020 che l’asticella non scendeva così in basso. Risultato: le famiglie con la card sono un terzo in meno rispetto a quando la platea aveva raggiunto il picco di espansione. In drastico calo anche le richieste di accesso alla prestazione. Solo 366 mila domande nei primi quattro mesi dell’anno, contro le 485 mila registrate tra gennaio e aprile del 2022. E pure nelle regioni roccaforte del reddito di cittadinanza, Campania e Sicilia, il sussidio non tira più come una volta: in Campania nel 2023 in 74 mila hanno richiesto finora l’assegno (-22% rispetto al medesimo periodo del 2022), mentre dalla Sicilia sono pervenute poco più di 63 mila domande (-19%).
I MOTIVI
Insomma, la stretta introdotta con l’ultima legge di Bilancio sta avendo effetto. A settembre poi partirà il nuovo reddito di cittadinanza per gli occupabili, il Supporto per la formazione e il lavoro, e a gennaio decollerà l’assegno di inclusione, le due misure previste dal decreto Lavoro del primo maggio con cui il governo si appresta a mandare definitivamente in pensione il sussidio dei Cinquestelle. Anche la spesa per l’aiuto anti-povertà è in costante diminuzione. Per gli assegni del solo reddito di cittadinanza lo Stato ha speso ad aprile 515 milioni di euro, contro i 564 milioni di marzo e i 625 milioni di gennaio.
Nei primi quattro mesi del 2023 la prestazione è costata poco più di 2 miliardi di euro (che salgono a 2,4 miliardi se si tiene conto anche della pensione di cittadinanza), circa un miliardo in meno rispetto allo stesso periodo del 2022.
GLI IMPORTI
Gli importi del Supporto per la formazione e il lavoro, la nuova misura a sostegno delle persone occupabili in situazione di povertà, in partenza dopo l’estate, saranno meno generosi. Prevista un’indennità di 350 euro mensili per un massimo di 12 mesi solo per gli occupabili che parteciperanno a programmi di formazione e progetti utili alla collettività. La soglia Isee d’accesso sarà più bassa rispetto a quella fissata per il reddito di cittadinanza: il nucleo familiare di appartenenza del beneficiario dovrà avere infatti un indicatore della situazione economica equivalente entro i seimila euro. Il flop di navigator e centri per l’impiego, uniti al fallimento dei progetti utili alla collettività nei Comuni, in questi anni hanno permesso ai percettori in condizione di lavorare di continuare a incassare l’assegno senza doversi rimboccare le maniche. Gli occupabili che attualmente ricevono il reddito di cittadinanza sono circa 615 mila, spalmati su 413 mila nuclei.
L’Assegno di inclusione, al via dal 1° gennaio 2024, si rivolgerà invece ai nuclei con minori, disabili o anziani al loro interno. Durerà 18 mesi e potrà essere rinnovato per altri periodi di 12 mesi ciascuno, dopo l’interruzione di un mese.
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