Reddito di cittadinanza, la riforma: stop all’assegno per chi è in grado di lavorare

Il sostegno economico introdotto nel 2019 dal governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte comunque resterà per i soggetti che non sono in condizione di lavorare e hanno bisogno di un aiuto (anziani in difficoltà, disabili, persone prive di reddito con figli minori di cui farsi carico)

Venerdì 4 Novembre 2022 di Jacopo Orsini
Reddito di cittadinanza, arriva lo stop all’assegno per chi è in grado di lavorare

Il governo, come previsto, prepara la stretta sul reddito di cittadinanza che però non verrà abolito. La riforma, ha precisato ieri la premier Giorgia Meloni, arriverà a fine anno con la legge di Bilancio.

Prima l’esecutivo si confronterà con le parti sociali e poi deciderà come procedere. «Sul reddito di cittadinanza e su altre materie rinviamo la discussione: sono materie che saranno oggetto della legge di Bilancio - ha detto Meloni nella conferenza stampa di ieri seguita al Consiglio dei ministri -. Ci è stato chiesto un confronto con le parti sociali e la prossima settimana vedremo i sindacati. Sarebbe sbagliato dare indicazioni prima».

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I percorsi

Il sostegno economico introdotto nel 2019 dal governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte comunque resterà per i soggetti che non sono in condizione di lavorare e hanno bisogno di un aiuto (anziani in difficoltà, disabili, persone prive di reddito con figli minori di cui farsi carico). Per gli altri invece diventerà uno strumento orientato all’inserimento lavorativo. Attualmente è previsto un “decalage” dell’assegno dopo il primo rifiuto e la revoca dopo il secondo no (all’inizio erano tre). «Abbiamo idee ben precise» per limitare il reddito, con l’obbligo dell’offerta congrua, ha sottolineato in questi giorni il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. «Se non si accetta, a casa già la prima volta». Si studiano comunque anche programmi di formazione durante i quali dovrebbe essere previsto un sussidio. Secondo gli ultimi dati disponibili, erano 660mila i beneficiari soggetti al Patto per il lavoro e dunque occupabili. Complessivamente invece sono 1,16 milioni i nuclei familiari che ricevono il reddito (2,45 milioni le persone coinvolte in totale). Di queste 1,69 milioni sono nelle regioni del Sud e nelle Isole, 430 mila nelle regioni del Nord e 328 mila in quelle del Centro.

«Nessuno ha mai detto che chi non può lavorare verrà lasciato indietro, non è questo il messaggio», ha detto la ministra del Lavoro, Marina Calderone. «Invece chi è nelle condizioni di lavorare o lo sarà attraverso dei percorsi di riqualificazione deve trovare la giusta collocazione, questo andrà fatto - ha proseguito -. Poi se ci sarà da apportare modifiche in termini di nuovo assetto, controlli, condizionalità, servirà per migliorare l’ingresso dei lavoratori». Sulle politiche attive, ha aggiunto, c’è «da lavorare tantissimo sul tema dell’accompagnamento al lavoro. Bisogna rimettere a sistema gli strumenti in modo che ci sia un effettivo incrocio tra domanda e offerta».

I navigator

Confermato intanto, dopo le indicazioni contraddittorie arrivate dallo stesso ministero del Lavoro, il no alla proroga del contratto scaduto il 31 ottobre scorso per circa 950 navigator, i lavoratori assunti nel 2019 per gestire l’inserimento lavorativo ai percettori del reddito. «Sono ben consapevole che stiamo parlando di lavoratori che in questo momento si trovano ad aver cessato il loro contratto di collaborazione coordinata e continuativa - ha puntualizzato la ministra del Lavoro - ma è anche altrettanto vero che le Regioni sapevano che c’era una norma di legge che poneva un termine, il 31 ottobre scorso, per finire questo percorso e per avviare e completare le procedure di assunzioni». 
 

Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 20:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA