Reddito cittadinanza, flop lavori socialmente utili: lavora solo uno su 200 di chi lo prende. I Comuni: «Servono a poco»

Lunedì 15 Febbraio 2021 di Giusy Franzese
Reddito cittadinanza, flop lavori socialmente utili: lavora uno su 200. I Comuni: inutili
3

Qualcuno ha dato una mano a spalare la neve nel centro di Milano. Un giorno. Qualcun altro, l’estate scorsa, ha aiutato a pulire le spiagge del proprio Comune. Mosche bianche. Perché i Puc, i progetti utili alla collettività, che dovrebbero impegnare per poche ore a settimana i percettori del reddito di cittadinanza, finora sono stati un grande flop: a oltre un anno dal decreto attuativo appena 6.668 persone in tutta Italia sono state chiamate dai Comuni di residenza. Lo 0,5% della platea composta da un milione e trecentomila beneficiari occupabili. Sono dati ufficiali all’11 febbraio scorso, forniti dal Ministero del Lavoro.

Reddito cittadinanza, navigator al capolinea: 2.700 senza contratto ad aprile

Un flop ancora più inspiegabile rispetto a quello dei navigator che dovrebbero trovare contratti presso le aziende (meno di duecentomila posti attivati), perché i Puc sono gratis.

Il Comune deve pagare giusto l’assicurazione obbligatoria. Eppure di cose da fare nelle città ce ne sarebbero, eccome. I Puc possono essere attivati in vari ambiti: ambientali, culturale, artistico, tutela dei beni comuni. Da otto a sedici ore a settimana: questo l’impegno massimo che può essere richiesto secondo la norma. Salvo rari casi, i progetti non sono stati approntati. E quei pochi messi a punto per lo più non sono ancora partiti. Colpa del Covid, che ha bloccato tutto. Forse. O colpa della solita inefficienza della pubblica amministrazione. Anche colpa - ancora una volta - dei centri per l’impiego che dovrebbero mandare le liste dei beneficiari del reddito adeguati a svolgere quei lavori, e non lo fanno.

SNOBBATI DAL RICCO NORD

I Puc sono praticamente snobbati al Nord. In tutto il Friuli Venezia Giulia sono 43 i beneficiari del reddito di cittadinanza impegnati nei progetti utili alla collettività. In Valle d’Aosta e in Trentino Alto Adige nessuno. In Veneto 204, in Piemonte 140, in Emilia Romagna 125, in Piemonte 140. Svetta (per modo di dire) la Lombardia dove in tutta la regione sono impegnati nei Puc 562 persone. A Milano, dove ricevono il sussidio circa ventimila persone, il Comune ha varato due Puc (per la misurazione della temperatura davanti alle sue sedi) coinvolgendo 130 persone. Per quante ore a settimana? Il dato non è disponibile. Poco più di mille (1.079, per la precisione) sono i sussidiati coinvolti nei Puc della regioni del Centro (Toscana, Umbria, Marche e Lazio). In realtà sono quasi tutti (889) nel Lazio. Meglio, molto meglio si sono comportati i comuni del Sud e delle Isole, che finora hanno coinvolto nei Puc 4.410 beneficiari del reddito di cittadinanza (66% della platea dei lavoratori impiegati in tutta Italia).

Governo, priorità al Sud nella spesa: spinta a scuola e ricerca

Puglia e Campania sono le regioni più attive (rispettivamente 1.311 e 1.286 sussidiati coinvolti). In generale sono più attivi i comuni piccoli che quelli grandi. A Capo d’Orlando in provincia di Messina, ad esempio, l’estate scorsa hanno attivato un Puc con 46 sussidiati, a novembre hanno fatto il bis facendo partire altri progetti con ulteriori 22 persone fino a maggio: tra le attività c’è la cura del verde, la vigilanza presso le scuole primarie, la cura del cimitero, e anche la sistemazione degli scaffali degli archivi comunali. In Puglia a Ginosa sono 15 i sussidiati impegnati nei Puc: aiutano a recuperare le aree verdi degradate e ripitturano i muretti. Il comune di Locri, in Calabria, ha coinvolto 8 sussidiati in progetti culturali e in servizi di biblioteca. Anche il comune di Mileto e quello di Vibo Valentia hanno attivato una serie di progetti utili alla collettività.

 

LE LISTE FANTASMA

Napoli si è mossa solo recentemente, l’elenco dei progetti è variegato, ma dai centri per l’impiego non arrivano le liste. Anche a Roma c’è una situazione simile. Sulla carta i progetti non mancano. Come quello dell’associazione di volontariato Roma8Service: dovrebbe coinvolgere 25 beneficiari del reddito di cittadinanza. «Per adesso è attivo soltanto uno a piazza Vittorio: raccoglie le cartacce, segnala le siringhe buttate nelle aiuole. Lui è contento di essere utile e gli abitanti del quartiere gradiscono» racconta il presidente dell’associazione, Alessandro Bernardi. E gli altri 24? «Stiamo aspettando i nominativi» sospira. Succede anche alle altre associazioni. Anteas è tra queste. Raffaele Castaldo, è il presidente della sezione di Roma: «Abbiamo aderito al Puc da circa due mesi, noi siamo pronti, ma non ci forniscono i nominativi». 

Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 11:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci