Recovery bond, leader europei divisi: chi vince e chi perde

Venerdì 24 Aprile 2020 di Marco Conti
Recovery bond, ecco cosa pensano i leader europei: chi vince e chi perde

ROMA Dopo la disastrosa riunione di un mese fa, i Ventisette non volevano un altro fallimento e così il Consiglio europeo di ieri si è di fatto chiuso prima di cominciare. Rimettendo alla Commissione europea il compito di elaborare una proposta sul tema più spinoso dei Recovery bond, i leader sono tornati virtualmente a casa, ognuno con argomenti per poter cantar vittoria, anche se la “partita” non può dirsi conclusa. Vediamo chi ha vinto e chi ha perso sinora.

Bonus da 600 euro, stop a 700 mila domande. Senza requisiti molti lavoratori dello spettacolo
S&P, rischio spazzatura per titoli italiani: Bce prepara un "paracadute"


👍 Angela Merkel: al termine del suo quarto mandato, la Cancelliera è tornata centrale. Dà le carte in Europa, cresce nei consensi interni e si riprende un ruolo geopolitico anche nei rapporti tra Pechino e Washington. A giugno la presidenza dell’Unione tocca alla Germania e chissà che non sia per la Merkel occasione per riproporsi per un quinto mandato in modo da cementare la leadership europea sua e della Germania.
 



👊 Emmanuel Macron: lancia la proposta del Recovery Found e alla  fine la spunta sulla Germania poggiandosi su Italia, Spagna e altri otto paesi. La dura crisi economica che attende la Francia, con i connessi problemi che ha già iniziato ad avere in Patria, rischiano però di offuscare la leadership del Presidente. L’uscita del Regno Unito rende più complicato per Parigi porre ostacoli all’egemonia tedesca sul Vecchio Continente, anche se a Macron resta sempre il seggio permanente all’Onu e la potenza nucleare.




👎 Pedro Sanchez: un grande futuro dietro le spalle per il premier spagnolo, frutto anche della fragilità del quadro politico interno e di un’economia che, dopo il boom immobiliare, non riesce a trovare una sua identità. Ha puntato i piedi, insieme all’Italia, sui Recovery bond, ma ha subito detto sì al Fondo Salva-stati, nel timore che a fine anno la Bce possa interrompere gli acquisti di titoli pubblici. 




👎 Viktor Orban: il premier ungherese ha sfruttato il Covid19 per farsi dare pieni poteri. La sua “democrazia illiberale”, come lui stesso la definisce, deve però fare i conti con un sistema sanitario pubblico molto inefficiente e un’economia inesistente senza i fondi europei. Nella trattativa si è inabissato, come sempre accade, per non urtare i manovratori. 




👍Mark Rutte: falco in Europa e in casa dove recupera consensi anche grazie a misure di confinamento molto leggere. Si oppone a qualunque misura di solidarietà, anche se balbetta quando si tratta di replicare all’accusa di aver trasformato l’Olanda in una sorta di paradiso fiscale. Si piega però quando Berlino decide che è il momento.




👍 Giuseppe Conte: l’opinione pubblica è con lui e si conferma un abile difensore di ogni compromesso. Il Consiglio europeo di ieri ne ha sfornato uno con molte ambiguità, ma questo consente al presidente del Consiglio italiano di far cantar vittoria sia al Pd che al M5S. Da due anni sulla scena politica internazionale, Conte è passato dal guidare il governo più euroscettico della storia italiana a quello più europeista. Il progressivo indebolimento del partito che lo ha indicato per Palazzo Chigi gli ha permesso sinora di muoversi con una grande autonomia. Il tempo delle ambiguità potrebbe però presto finire, ma a rafforzarlo c’è sempre Matteo Salvini, il cui spettro dà a Conte un vantaggio decisivo nei momenti difficili.




👍 Ursula von der Leyen: appena eletta alla guida della Commissione Ue impiega del tempo per comprendere il suo ruolo e tagliare con il passato di ministro della Cancelliera.
Dopo qualche sbavatura si riprende chiedendo scusa all’Italia, carica sul bilancio europeo il Recovery fune, trovando una soluzione che, per ora, accontenta tutti. Tra un mese - prima quindi dell’inizio della presidenza tedesca della Ue - dovrà tirare fuori una proposta per uscire dalla crisi e che permetta di non trasformare l’emergenza economica in emergenza politica. I partiti sovranisti sono infatti in agguato in tutti i paesi Ue.

Ultimo aggiornamento: 14:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA