Bonomi (Confindustria): «Recessione? La annunciano, ma io non la vedo: il 2023 sarà un anno positivo»

Il presidente di Confindustria al Forex: più competitività nella sfida a Usa e Cina

Domenica 5 Febbraio 2023 di Roberta Amoruso
Bonomi (Confindustria): «Recessione? La annunciano, ma io non la vedo: il 2023 sarà un anno positivo»

Non c’è aria di recessione. Confindustria non la sente. E dunque non entra nel gioco degli annunci tra frenata “morbida” o più dura. Anzi. Prevede un «anno positivo», costi dell’energia permettendo. E guarda piuttosto alla sfida delle imprese sulla competitività con Stati Uniti e Cina. Una sfida che si gioca aumentando gli stimoli agli investimenti e che si vince acquistando una dimensione europea, per il presidente Carlo Bonomi, intervenuto ieri al 29esimo congresso Assiom Forex, durante la tavola rotonda organizzata a valle dell’intervento del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.

TASSI E CREDITO
«Non vedo recessione, la stiamo annunciando ma non ci sono i numeri, non la vedo», ha dunque esordito Bonomi.

Anche perché l’inflazione è in calo: «Stimiamo che possa calare in modo importante da settembre anche tenendo conto anche di questi costi». I tassi al 3% «non sono un problema per le aziende sane». Piuttosto, ha sottolineato il presidente, «la Bce potrebbe migliorare sulla comunicazione: quello che spaventa è come lo comunichiamo e l’idea che tutti gli Stati membri vivano nella stessa situazione. Il Governatore Visco l’ha fatto percepire: non si può pensare di fare una politica monetaria uguale per tutti».

Persino di una stretta creditizia non si percepisce il rischio nel nuovo quadro a tinte rosa dipinto dal numero uno degli industriali: «Il sistema è liquido, se c’è una politica industriale che sostiene gli investimenti non vedo problemi di questo tipo». Insomma sono lontani i tempi in cui anche Confindustria vedeva nero, con tanto di crollo del Pil in un 2022 segnato dai prezzi dell’energia impazziti. Sventato il rischio razionamenti e con i prezzi del gas in costante discesa, è l’ora di un certo ottimismo. 

Tre, però, le condizioni di questo scenario positivo per l’Italia: «Che dal punto di vista dei costi energetici non ci sia una nuova fiammata, poi che si facciano le cose giuste a livello politico e infine che si affronti la sfida della transizione a livello europeo». La transizione ambientale, poi, è ineludibile, per Bonomi, ma va affrontata tenendo conto anche dei tempi, degli impatti sociali ed economici: «C’è il pericolo di perdere intere filiere e milioni di posti di lavoro».

LA RISPOSTA EUROPEA
È sempre a livello europeo, inoltre, che serve dare una risposta alla «sfida di competitività su Industria 5.0» che arriva dagli Usa, con l’Inflation Reduction Act, e dalla Cina. In questa sfida l’industria è l’asset fondamentale, in Europa e in Italia: «Lo dicono i numeri, i rimbalzi del 2015, del 2017, del post pandemia e del post choc energetico sono dovuti proprio all’industria manifatturiera». Dunque, «Se hai un asset del Paese devi investire su quello: per questo chiediamo al governo di puntare sugli investimenti, la competitività è fondamentale per il futuro del Paese e del continente europeo», a detto il presidente non a casa a poche ore dall’incontro a Berlino in cui il premier Giorgia a Meloni ha portato all’attenzione del cancelliere tedesco Olaf Scholz la necessità di una risposta europea, con un fondo sovrano ad hoc, ai pesanti aiuti Usa contro l’inflazione.

RIFORME E PNRR
Infine la sollecitazione al governo anche sulle riforme necessarie per la crescita: «Il Pnrr nasce per dare un boost all’economia che usciva dal periodo pandemico. Doveva essere un piano di investimenti aggiuntivo a quelli già programmati». In Italia però, «dobbiamo ricordarlo», ha sottolineato Bonomi, «per fare un’opera pubblica superiore a cento milioni di euro ci mettiamo più di 15 anni; e allora, qual è il vero obiettivo del Pnrr? È importante mettere 200 miliardi in economia, entro il 2026 dobbiamo mettere in campo investimenti non indifferenti», ma «il vero obiettivo del Pnrr è intervenire sulle riforme». Il numero uno degli industriali ha dunque invocato l’opportunità unica per il Paese: «Aspettiamo le riforme da 40 anni e ci è stato detto che non potevano essere fatte perché non c’erano i soldi. Ora i soldi ci sono e vanno fatte, per rendere il Paese più moderno e inclusivo», ha detto Bonomi. E a quel punto competitività e crescita verranno da sé.
 

Ultimo aggiornamento: 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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