Sul tavolo del governo arriva la riforma della dirigenza pubblica. La novità, annunciata anche nelle schede del Recovery Plan, il Piano nazionale di ripresa e resilienza inviato dall’Italia a Bruxelles, è ormai da tempo allo studio del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta.
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IL PASSAGGIO
La promozione alla dirigenza potrebbe avvenire attraverso procedure selettive e comparative interne destinate ai funzionari apicali. Nella valutazione per la promozione alla dirigenza, spiega il Recovery, si terrebbe conto anche dei comportamenti da un punto di vista etico dei candidati, che verrebbero valutati attraverso test e colloqui come già oggi accade in alcune organizzazioni internazionali come il Fondo Monetario internazionale. Anche per i dirigenti pubblici, inoltre, dovrebbe essere introdotto un sistema di «crediti» per la formazione continua, come già oggi avviene per molte altre professioni (medici, avvocati, ingegneri). Nelle pagine del Recovery inviato in Parlamento, si parla anche del superamento della distinzione in fasce dei dirigenti (prima e seconda fascia), con la creazione di un ruolo unico. Una riforma che già il governo Renzi aveva provato a introdurre ma senza successo.
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Ma si tratterebbe di una ipotesi ormai superata e non più sul tavolo. Oltre alla dirigenza la riforma riguarderà anche le posizioni intermedie. Oggi un vero e proprio «middle management» nella Pubblica amministrazione non esiste. Ma arriverà. Sarà istituita un’area «quadri» come già avviene nel privato. Ci sarà tuttavia, anche un’altra strada per permettere delle progressioni di carriera ai funzionari “specializzati” più bravi. In ogni amministrazione saranno istituite posizioni organizzative specifiche. Già oggi esistono.
Un esempio sono quelle dell’Agenzia delle Entrate utilizzate per tamponare l’emergenza creata nel 2015 dalla sentenza della Corte Costituzionale che aveva dichiarato illegittime le posizioni dirigenziali occupate da funzionari. Quelle posizioni, tuttavia, sono temporanee. La riforma di Brunetta mira a rendere strutturali in tutte le amministrazioni. Riuscirà il ministro a portare a casa questa riforma così complessa? Il Recovery su questo punto è molto chiaro. «Questa riforma potrà essere negoziata con i sindacati o imposta per legge». Ma comunque in qualche modo si dovranno fare perché previste dagli accordi con la Commissione europea.
Per la riforma della dirigenza potrebbero serire poche modifiche normative che, chi sta lavorando alla materia, definisce «chirurgiche». Intanto però, sul tavolo del governo c’è anche l’ipotesi di una legge delega per rimettere mano a tutto il sistema dell’accesso e del reclutamento nella Pubblica amministrazione già affrontato nell’articolo 10 del decreto legge 44 (si veda altro articolo in pagina). La delega avrebbe dovuto essere inserita già tra gli emendamenti al decreto ancora in discussione al Senato. Non essendoci stato però, un accordo tra tutte le forze politiche, la decisione è stata rinviata.
IL MECCANISMO
Il provvedimento, a questo punto, potrebbe essere ospitato nel decreto legge sul reclutamento straordinario legato all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che dovrebbe essere approvato insieme al decreto sulle semplificazioni attorno al 20 maggio. Il decreto autorizzerà l’assunzione di 300 tecnici per rendicontare le spese del Recovery e che saranno assunti dal Ministero dell’Economia, mille esperti da destinare agli Enti locali per aiutarli con le pratiche del Recovery e dei 16 mila funzionari dell’ufficio del processo che dovranno affiancare i giudici per aiutarli a smaltire l’arretrato sia nel penale che nel civile. Nella delega invece, troveranno spazio nuove forme contrattuali per il pubblico impiego, come i contratti di apprendistato e quelli di formazione e lavoro. Inoltre il provvedimento proverebbe a rimettere ordine complessivamente alle procedure di reclutamento completando la riforma inserita nel decreto 44.