Pomodori, volano i prezzi: passate e pelati costeranno il 15% in più. E la siccità non dà tregua

Il caldo frena la quota di produzione e fa impennare l’incidenza degli scarti

Domenica 24 Luglio 2022 di Carlo Ottaviano
Pomodori, volano i prezzi: passate e pelati costeranno il 15% in più. E la siccità non dà tregua

A cinque giorni dall’avvio della campagna di raccolta del pomodoro da industria, sono scontenti tutti. I produttori agricoli vedono vanificati gli aumenti di prezzo strappati alle industrie di trasformazione dopo lunghe e tesissime trattative (108,5 euro a tonnellata) e si lamentano gli industriali che per colpa della siccità e del troppo caldo temono di avere un prodotto di minore qualità e sicuramente insufficiente per mantenere i livelli produttivi dello scorso anno (6 milioni di tonnellate, 3,7 miliardi di euro di giro d’affari, di cui 2 di export). E a cascata la sorpresa peggiore sarà per i consumatori che dovranno pagare almeno un 10-15% in più per passate e pelati.

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LA CRITICITÀ
«Abbiamo speso di più – afferma Massimo Passanti, presidente della Federazione nazionale pomodoro da industria di Confagricoltura - producendo meno. L’aumento di prezzo del 18% concordato a febbraio, ce lo siamo in pratica già mangiato a causa dei costi di produzione saliti alle stelle, per energia e fertilizzanti. La siccità ci ha costretto ad irrigare facendo aumentare i consumi. Le rese sono diminuite del 10% e abbiamo calcolato un 5-8% di scarto in più dovuti a difetti di colorazione, proprio a causa del caldo e della mancanza di acqua. Lo scorso anno avevamo avuto un raccolto d’oro e quest’anno non si presenta così: i pomodori, come tutte le solanacee, prediligono il caldo, ma a tutto c’è un limite». 

 

LE STIME
Ancora più preoccupanti le stime di Cia-Agricoltori italiani che teme cali di produzione fino al 30% per il pomodoro tardivo, atteso per settembre. Il pomodoro per passate, pelati e concentrati è coltivato su circa 70 mila ettari in tutta Italia (Emilia, Lombardia, Campania e Puglia sono le principali regioni) da 6500 imprese agricole; meno di un centinaio le industrie di trasformazione, 10 mila gli addetti. L’Italia nel 2021 ha prodotto il 15% del raccolto mondiale, è seconda al mondo dopo la California, prima in Europa. A mancare quest’anno non è solo l’acqua, ma anche la manodopera. 


«E’ un problema che incombe specie durante i giorni festivi», spiega Davide Vernocchi, coordinatore ortofrutta di Alleanza cooperative agroalimentari. «Destano preoccupazioni – aggiunge - anche le incognite legate alla logistica: il pomodoro va raccolto tutti i giorni, con queste alte temperature non può rimanere troppo in campo, e la movimentazione del prodotto non può subire rallentamenti». Operai e tecnici mancano anche negli stabilimenti di trasformazione. «Il lavoro stagionale – ricorda Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav, l’associazione degli industriali del settore – un tempo integrava il reddito familiare, oggi ha evidentemente perso appeal soprattutto nelle fasce più giovani. A mancare sono soprattutto i profili tecnici altamente specializzati, quali carrellisti, incapsulatori meccanici, esperti della qualità. Abbiamo provato a cercare soluzioni che mettano in contatto in maniera più efficace il mondo della scuola con quello del lavoro. Ultima, in ordine temporale, è l’iniziativa promossa a Salerno che ha visto la fondazione dell’istituto tecnico Te.La. - Territorio del Lavoro». 


I MARGINI
Un’ottima notizia arriva però dal foggiano dove la Princes (multinazionale con sede principale in Uk) gestisce il più grande stabilimento in Europa per la trasformazione del pomodoro. Da Londra hanno appena confermato l’assunzione stagionale di 1.100 persone. La minore produzione e i costi lievitati ricadranno infine sui consumatori. «I rincari – precisa De Angelis - hanno raggiunto livelli senza precedenti. I nostri imprenditori cercheranno, almeno in parte, di attutirne le conseguenze incidendo notevolmente sui margini e sulla sostenibilità economica».  L’ipotesi di aumenti del costo delle conserve del 10-15% è perfino ottimistica. Secondo Coldiretti per una passata da 700 ml, in vendita mediamente a 1,3 euro, il 53% si diluisce lungo i vari passaggi della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità. «Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare - afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini - con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore».

 

Ultimo aggiornamento: 00:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA