Pnrr, la Ue apre alle modifiche. Gentiloni: «Da Bruxelles flessibilità e collaborazione»

Giorgetti: macchina statale non all’altezza, presto nuove misure

Sabato 1 Aprile 2023 di Roberta Amoruso e Gabriele Rosana
Pnrr, la Ue apre alle modifiche. Gentiloni: «Da Bruxelles flessibilità e collaborazione»

L’Europa ora è più disponibile sul Pnrr. La realizzabilità dei progetti, resa più agevole da alcuni correttivi che tengano conto anche dell’effetto guerra, è ora un capitolo più vicino anche alle sensibilità della Commissione europea. «Certamente c’è un margine» per rinegoziare i termini del Piano, e «quando arriveranno le proposte di emendamento da parte italiana la Commissione è pronta ad esaminarle con il massimo di collaborazione e di flessibilità», ha chiarito ieri il Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, a margine del Workshop Ambrosetti. «Abbiamo già approvato la revisione di piani per tre paesi, Lussemburgo, Germania e Finlandia, naturalmente si trattava di piani in relazione all’economia di quei paesi meno importanti di quanto possa essere il piano dell’Italia, Spagna, Romania e Portogallo: paesi in cui il piano è molto importante», ha aggiunto.

Ma il messaggio è chiaro: il «successo del Pnrr è un obiettivo comune. Penso che il governo italiano sia consapevole dell’interesse della Commissione a chiudere positivamente questa pratica», ha continuato Gentiloni.

CONTESTO INCERTO

La linea del governo è stata ribadita dal ministro Giancarlo Giorgetti, che rispedendo «al mittente polemiche inutili», ha confermato il Piano come «priorità» concordando sulla «necessità di un’analisi per avere un quadro preciso sulla realizzabilità complessiva degli interventi previsti» per superare le criticità ma anche «nel caso per rivedere i piani iniziali». Di «teatrino della politica» e di atteggiamento «stucchevole» di chi dà la colpa al governo per i ritardi del Pnrr ha parlato anche il senatore Pierferdinando Casini: «Anche se ci fosse stato Conte o Draghi, la nostra difficoltà sarebbe rimasta una Pubblica amministrazione che non ha il numero di competenze necessarie per mettere in atto i progetti». Ora la questione sta tutta nei margini di flessibilità. Fin dove arrivano quelli della Commissione Ue? La guerra in Ucraina, con le sue conseguenze sulle catene degli approvvigionamenti e sul capitolo energia, ha smussato molte posizioni in campo, aprendo una nuova finestra per rivedere i progetti previsti nei Piani, e facendo materializzare le “circostanze oggettive” identificate all’articolo 21 del regolamento istitutivo di Next Generation Eu. Come ha fatto, ad esempio, a inizio anno la Germania rimettendo in discussione due obiettivi del suo Pnrr. Ma è il tema delle tempistiche, più che delle risorse finanziarie, a impensierire molte capitali. La questione che da mesi viene sollevata dal Portogallo, e che trova d’accordo pure l’Italia, riguarda la possibilità di estendere oltre al 2026 il termine entro cui impegnare i fondi Ue. Una deroga a un paletto fermo di Next Generation Eu che, tuttavia, per ora fatica a far presa sugli Stati del Nord Europa, convinte che la cartina al tornasole del successo del Recovery sarà proprio l’ordinata capacità di spesa secondo le regole concordate nell’estate di tre anni fa. Per Giorgetti, dunque, i margini di flessibilità devono essere adeguati a un contesto di guerra. «Rispetto all’impostazione iniziale c’è stato lo scoppio di una guerra nel cuore dell’Europa con tutti i riflessi del caso. E se proprio vogliamo trovare una causa della difficoltà di implementazione del Pnrr, «dobbiamo trovarlo semplicemente nello stress», ha spiegato il ministro, «a cui abbiamo sottoposto la struttura burocratica della pubblica amministrazione che probabilmente non è all’altezza di sostenere questo tipo di choc da domanda». Di qui il provvedimento sul tavolo del governo per migliorare l’organizzazione della Pa per il Pnrr.

GARANZIE ALLO STUDIO

Le «garanzie sono invece allo studio del Mef: è una proposta che vorremmo portare anche in Europa per contribuire a migliorare il sistema che permette alle imprese, soprattutto quelle che affrontano grandi progetti infrastrutturali, di avere un sistema più friendly, e avere la possibilità quantomeno di partire con il cantiere», ha spiegato Giorgetti. Di realizzabilità dei progetti ha parlato ieri anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha puntato il dito contro «la serie di interventi a pioggia previsti nel Pnrr» invece di «concentrate le risorse, non gratis, sui progetti che davvero servivano al Paese, un Paese che tra l’altro non ha un track record positivo nella realizzazione delle opere pubbliche». Intanto, secondo i dati dell’Osservatorio Pnrr di The European House-Ambrosetti, solo il 6% dei finanziamenti è stato speso e solo l’1% dei progetti è completato. Inoltre, il 65% dei progetti passa dai Comuni e il 60% di questi passa dai Comuni con meno di 5.000 abitanti, con notevoli difficoltà nella gestione dei progetti stessi.

Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 21:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci