Italia in crescita: il Pil sale dello 0,5%. «Numeri oltre le stime, meglio di Parigi e Berlino»

Sabato 29 Aprile 2023 di Luca Cifoni
Italia in crescita: il Pil sale dello 0,5%

Un risultato migliore delle attese, che ora spinge le prospettive di crescita per l'intero 2023 anche oltre l'1% stimato dal governo nel recente Documento di economia e finanza (Def).

L'anno è iniziato bene per l'economia italiana, con un prodotto interno lordo che avanza dello 0,5 per cento nel primo trimestre rispetto a quello precedente e dell'1,8 rispetto al corrispondente periodo del 2023. Questi numeri permettono di calcolare una crescita acquisita dello 0,8 per cento: si tratta dell'incremento medio per tutto il 2023 che si avrebbe in caso di andamento piatto dell'economia nella restante parte dell'anno. Siccome, come rilevano gli analisti di Intesa Sanpaolo, quest'ultima è un'ipotesi alquanto improbabile, ecco che il dato finale dovrebbe attestarsi quanto meno intorno all'1 per cento se non al di là.


Il dato diffuso ieri dall'Istat è preliminare e quindi non permette analisi particolarmente dettagliate, poiché non include il contributo dei singoli settori all'andamento del trimestre. L'istituto di statistica si limita a osservare che «la variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto sia nel comparto dell'industria, sia in quello dei servizi e di una stazionarietà dell'agricoltura, silvicoltura e pesca». Mentre «dal lato della domanda, vi è un contributo positivo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta».

I COMMENTI


Il risultato è stato comunque festeggiato a livello politico da governo e maggioranza, che lo mettono in relazione all'azione avviata dall'esecutivo. Giorgia Meloni ha osservato che «l'economia italiana cresce oltre le stime previste e sprona il nostro governo a far ancora di più per sostenere chi produce ricchezza nella nostra nazione. Per il presidente del Consiglio «le nostre imprese, quando messe nella condizione di sprigionare tutto il loro potenziale, sanno fare la differenza rendendo l'Italia forte e competitiva e favorendo il benessere di tutti gli italiani». E ancora: «Abbiamo una previsione di crescita del Pil più alta di Francia e Germania e di quel che era stato previsto. Conslusione: «C'è una ripresa dell'ottimismo, non si può sempre fare il Tafazzi di turno anche quando le cose vanno bene perché non ci aiutiamo».
Per il ministro dell'Economia Giorgetti «l'ambizione responsabile paga, alle illazioni rispondono i fatti». Secondo Adolfo Urso titolare del ministero delle Imprese e del made in Italy il dato «smentisce i profeti di sventura che avevano diagnosticato una possibile recessione per il nostro Paese» ed evidenzia la «grande vitalità delle imprese».

IL RECUPERO


L'aspetto effettivamente confortante, sottolineato dallo stesso Istat, è il visibile recupero rispetto al quarto trimestre dello scorso anno, quando la variazione rispetto al periodo precedente era stata negativa (-0,1%). L'arretramento, per quanto limitato, aveva diffuso timori di recessione: fenomeno che per le statistiche economiche si verifica quando l'andamento è negativo per due trimestri consecutivi. Ora questa preoccupazione pare del tutto diradata, anche grazie ai fattori favorevoli che si sono materializzati nel frattempo, a partire dalla visibilissima frenata dei prezzi energetici: che pur restando storicamente alti sono molto al di sotto dei picchi toccati a partire dalla metà del 2022.


Il cambiamento di scenario è confermato, nel comunicato dell'istituto di statistica, dall'andamento positivo dell'industria, che invece nel suo complesso aveva fatto segnare nel periodo precedente una flessione più marcata di quella dei servizi. Ora sono in crescita entrambi i macro-comparti, mentre come già visto resta ferma l'agricoltura, che ha un'incidenza limitata sul Pil complessivo. Un ruolo positivo, osserva Paolo Mameli di Intesa Sanpaolo, lo ha avuto il settore immobiliare, come già avvenuto nel periodo post pandemico. Rilevante anche il fatto che sia positivo non solo il contributo dell'export ma anche quello della domanda interna.


IL RESTO DELL'ANNO


Che cosa succederà nel resto dell'anno? Sempre Mameli fa notare che dopo l'apporto benefico della discesa dei prezzi energetici potrebbe manifestarsi quello sfavorevole del rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea; tipicamente le strette monetarie hanno effetto sull'economia con alcuni mesi di ritardo. Il secondo trimestre dell'anno, quello attualmente in corso, potrebbe caratterizzarsi per un rallentamento del Pil su base congiunturale, dunque rispetto ai primi tre mesi, ma i successivi dovrebbero far registrare una buona crescita, dell'ordine di almeno lo 0,2-0,3 per cento. E portare quindi ad un risultato complessivo per il 2023 quanto meno intorno all'1 per cento.

Ultimo aggiornamento: 08:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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