Pil Italia, aumento dello 0,5% nel terzo trimestre del 2022: tirano consumi e investimenti

Rispetto al trimestre precedente, spiega l'istituto, «tutti i principali aggregati della domanda interna sono in aumento»

Mercoledì 30 Novembre 2022
Pil, aumento dello 0,5% nel terzo trimestre del 2022: tirano consumi e investimenti

L'Istat conferma che nel terzo trimestre del 2022 il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% nei confronti del terzo trimestre del 2021 mentre la variazione acquisita per il 2022 è pari a +3,9%.

Rispetto al trimestre precedente, spiega l'istituto, «tutti i principali aggregati della domanda interna sono in aumento, con una crescita dell'1,8% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 4,2% e dello 0,1%».

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La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 1,6 punti percentuali alla crescita del Pil: 1,4 punti i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, 0,2 punti gli investimenti fissi lordi e contributo nullo della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,2 punti percentuali. Per contro, il contributo della domanda estera netta è risultato negativo nella misura di 1,3 punti percentuali. L'Istat segnala andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto di agricoltura e industria, diminuiti rispettivamente dell'1,4% e dello 0,9%, mentre i servizi registrano una crescita dello 0,9%.

La nota

I dati diffusi da Istat relativi ai prezzi al consumo del mese di novembre mostrano un’inflazione in linea con quella del mese precedente: l’indice generale segna un aumento del +11,8%, mentre il carrello della spesa registra un incremento del +12,8%. «Per oltre un anno le imprese della Distribuzione Moderna hanno fatto i conti con una spinta inflattiva che hanno in parte contrastato: lo sforzo economico messo in campo per difendere il potere d’acquisto degli italiani, soprattutto delle fasce a reddito più basso, è stato ingente», commenta Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione.

«In una congiuntura così complessa, aggravata dal caro-energia, non è mai mancata la convinzione che fosse indispensabile tutelare da una parte i consumi, dall’altra le tante filiere d’eccellenza italiane, due fattori centrali per la tenuta del sistema Paese». «In questi mesi le aziende della distribuzione hanno gradualizzato il trasferimento sui prezzi al consumo degli aumenti subiti in fase di acquisto, riducendo i propri margini economici. Una pressione enorme sui bilanci delle imprese, resa quasi insostenibile dall’impennata dei costi delle bollette energetiche. Inoltre, stiamo registrando una frenata a volume dei consumi, sia nel settore food che nel non-food, primi segnali di un andamento delle vendite per il periodo natalizio, che saranno sottotono per 3 italiani su 5, come evidenzia una rilevazione condotta da Ipsos per Federdistribuzione, sul sentiment dei consumatori. Dall’indagine emerge anche che 8 italiani su 10 si dichiarano preoccupati per l’impatto dell’inflazione sul proprio bilancio familiare e per arginarlo stanno già adottando differenti strategie d’acquisto. In particolare, per quanto riguarda i prodotti alimentari, 4 italiani su 10 sono più attenti a limitare gli sprechi e comprano solo lo stretto necessario, oltre un terzo ha ridotto i consumi o cerca soluzioni più economiche a parità di prodotti. Anche per quanto riguarda il comparto dell’abbigliamento e delle calzature quasi 4 italiani su 10 hanno ridotto gli acquisti».

«Le previsioni per i primi mesi del 2023 indicano un’ulteriore frenata dei consumi, influenzata da un livello di inflazione che si manterrà ancora su livelli elevati e dalla conseguente incertezza che ne deriva. Un effetto che impatta in particolar modo, ma non esclusivamente, le fasce di reddito più basse. La situazione in cui ci troviamo deve essere affrontata con senso di responsabilità, intervenendo sui maggiori costi che le imprese stanno sopportando ed evitando di incamerare ulteriori rialzi dei prezzi, in un momento in cui si comincia a segnalare un rallentamento dei costi delle materie prime a livello internazionale: le imprese della distribuzione non possono addossarsi ulteriori sforzi economici ed essere lasciate sole nel difendere il potere d’acquisto delle famiglie».

Ultimo aggiornamento: 12:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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