Pensioni, da Quota 41 a Opzione uomo: quattro ipotesi per superare la Legge Fornero

Il dibattito nella maggioranza. Ma i sindacati avvertono: «Niente nuovi e tagli sugli assegni»

Martedì 18 Ottobre 2022 di Giusy Franzese
Pensioni, da Quota 41 a Opzione uomo: quattro ipotesi per superare la Legge Fornero

No a «nuove e robuste penalizzazioni» sull’assegno pensionistico in cambio di una maggiore flessibilità sui tempi di uscita dal lavoro. No alla «girandola di proposte» che circolano sui media, mentre i tavoli di trattativa sono chiusi. Si a «una riforma complessiva» da discutere il prima possibile.

I sindacati alzano un muro contro le ipotesi di “ritocchi” al sistema previdenziale, che spostano tutti gli oneri di una maggiore flessibilità sulle spalle e nelle tasche degli aspiranti pensionati. Una posizione, d’altro canto, già espressa in modo chiaro e inequivoco durante le poche riunioni sull’argomento avute con il governo Draghi.

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Vediamo comunque quali sono le «girandole di proposte» che il futuro governo potrebbe prendere in considerazione. Con una premessa fondamentale: la tenuta dei conti pubblici in questo particolare momento è essenziale, quindi nonostante il ritorno alle regole della legge Fornero (cosa che a bocce ferme avverrebbe dal primo gennaio 2023 con la fine di quota 102 e opzione donna) è necessario trovare una soluzione non troppo onerosa.

Giorgia Meloni sembra non volersi allontanare troppo da questo principio.

 

Quota 41 con soglia d’età

É una delle proposte alla quale stanno lavorando alcuni esponenti leghisti per cercare di non sconfessare totalmente una delle principali promesse fatte in campagna elettorale. La proposta consiste nel consentire a tutti di andare in pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi, ma - a differenza di quanto detto finora - verrebbe introdotto anche un vincolo anagrafico per ora non indicato. Si ricorda che “Quota 102” (che a sua volta ha preso il posto quest’anno della più conveniente Quota 100) prevede la possibilità di andare in pensione anticipata con 38 anni di contributi e 64 anni di età. Quota 102 scade il 31 dicembre 2022. La nuova proposta - se dovesse passare - alzerebbe quindi di tre anni i contributi, cosa che ovviamente restringe di molto la platea,  diminuendo però probabilamente il vincolo anagrafico che potrebbe attestarsi a 62 anni. Quota 41 “pura”, ovvero senza vincolo anagrafico, costerebbe a regime secondo alcune stime oltre dieci miliardi di euro l’anno.

Opzione uomo

Ne avrebbe accennato durante un incontro in campagna elettorale la stessa Giorgia Meloni. In pratica sarebbe la copia al maschile di “opzione donna”: via dal lavoro a 58-59 anni d’età (a seconda se si è lavoratori dipendenti o autonomi) con 35 anni di contributi, ma con l’assegno calcolato interamente con il metodo contributivo. Il che potrebbe portare a una perdita sull’assegno pensionistico fino al 30%, rispetto a quanto maturato con il sistema misto (retributivo-contributivo). Si tratta di decurtazioni a vita, ovvero non sarebbero più recuperate nemmeno nel momento in cui si raggiunge l’età della pensione di vecchiaia, ovvero 67 anni. E’ una soluzione molto penalizzante dal punto di vista economico, tant’è che l’attuale versione “donna” è poco sfruttata. Appena il 25% delle aventi diritto, ha fatto sapere l’Inps. E comunque alla fine diventerebbe la famosa “opzione tutti” di cui si era parlato alle poche riunioni che si sono tenute con il governo Draghi, che i sindacati hanno già rifiutato.

Quota 97 con penalità

È la proposta depositata in Commissione Lavoro alla Camera dal deputato di Fratelli d’Italia, Walter Rizzetto: uscita con 62 anni di età e almeno 35 di contributi con un taglio dell’assegno sulla quota retributiva fino a un massimo dell’8%. La proposta prevede anche “premi” per chi invece decide di attendere il compimento dei 67 anni per lasciare il lavoro. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Rizzetto «la proposta è ancora in campo».

Proroghe

Viste le urgenze da affrontare in questo scorcio di anno, il nuovo governo potrebbe anche decidere di lasciare tutto come è attualmente ancora per un po’, prorogando quindi “quota 102” e la stessa “opzione donna” per un altro anno o forse anche solo fino a giugno. E affrontare il problema di una riforma strutturale con più calma insieme con le forze sociali.

Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA