Pensioni, si cambia. A cominciare dalla attesa rivalutazione dei trattamenti legati all’inflazione. Lo schema messo a punto dal governo mira a proteggere le fasce sociali medio basse garantendo la rivalutazione piena del 100% per le pensioni fino a 4 volte il minimo (2101,52 euro lordi al mese).
LA SCALA
La misura della perequazione, definitiva per l’anno 2022 e previsionale per l’anno 2023, è stata applicata anche alle pensioni e agli assegni a favore dei mutilati, invalidi civili, ciechi civili e sordomuti mentre i limiti di reddito per il diritto alle pensioni in favore dei mutilati, invalidi civili totali, ciechi civili e sordomuti sono aumentati del 5,1%. Per dare un’idea degli incrementi in vista, per gli assegni del valore fino a 5 volte il minimo, vale a dire quelli che arrivano intorno ai 2.626 euro, il nuovo sistema a fasce prevede un tasso di rivalutazione dell’80%, con un aumento del 5,84%. Questo si traduce in un aumento di circa 153 euro. Le pensioni rivalutate saranno pagate il 3 gennaio. In Banca saranno pagate con le stesse modalità ad eccezione di aprile e luglio quando si pagheranno il 3 del mese. Un’altra novità importante in arrivo riguarda le pensioni minime. Il trattamento più basso, per il 2022, è pari 525,38 euro. Stando all’inflazione pari al 7,3% nel 2023 e in base alla rivalutazione integrale passerebbero a 563,73 euro mensili. Ma le legge di Bilancio aggiunge un 20% in più. A questa cifra viene applicato un rialzo extra dell’1,5% arrivando così a 571,61. Una cifra garantita a tutti i percettori di pensioni minime, a prescindere dall’età anagrafica. Esclusivamente per gli over 75, l’assegno arriva a 600 euro al mese (circa 39 euro in più rispetto al trattamento riconosciuto a tutti gli altri beneficiari). Il pacchetto previdenziale messo a punto dall’esecutivo Meloni si completa con Quota 103. Per il 2023 l’età di accesso per la pensione di vecchiaia è fissata a 67 anni. La manovra di Bilancio si prepara a introdurre un nuovo canale di accesso anticipato (oltre i 42 anni e dieci mesi di contributi versati 41 e 10 per le donne) con un meccanismo (Quota 103, appunto) che consentirà il pensionamento con 62 anni di età e 41 di contributi. Secondo le previsioni, questo scivolo anticipato potrebbe coinvolgere circa 50 mila lavoratori.
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