Le pensioni minime, che oggi ammontano a 525 euro mensili, saliranno di oltre 45 euro netti al mese. È una delle novità in campo previdenziale della manovra.
Lo scivolo della nuova Quota 103, resterà aperto solo per un anno, in attesa che il governo metta mano ad una riforma strutturale della previdenza che riscriva completamente le regole della Fornero. Per finanziare la misura arriverà un taglio delle rivalutazioni. L’adeguamento degli assegni più alti, quelli oltre quattro volte il minimo, non sarà più del 90 per cento, ma scenderà al 50 per cento, per calare fino al 20% per le pensioni oltre i 5 mila euro. Nelle ore che hanno preceduto il consiglio dei ministri, è tornata in pista anche una seconda misura di cui pure si era parlato: un incentivo del 10% per chi rimanderà il pensionamento.
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IL PASSAGGIO
Accanto al pensionamento con 62 anni di età e 41 di contributi, sarà confermata Opzione donna. Le donne potranno continuare ad uscire a 58 anni di età con il ricalcolo contributivo dell’assegno, solo se hanno almeno due figli. Se hanno un solo figlio potranno uscire a 59 anni. Se non hanno figli dovranno attendere i 60 anni. I 58 anni rimarranno invece, per le lavoratrici che hanno anche i requisiti dell’Ape sociale.
Anche quest’ultima misura ha trovato conferma. Si tratta di una via di uscita anticipata dal mondo del lavoro riservata soltanto ad alcune categorie specifiche: ai disoccupati che hanno più di 30 anni di contributi alle spalle, a chi assiste da almeno 6 mesi un parente disabile e ha almeno 30 anni di contributi, e a una serie di lavori considerati «gravosi», come le insegnanti delle scuole materne e della scuola primaria, i tecnici della salute, i portantini, gli operai che lavorano alla movimentazione dei materiali. L’Ape non è una vera pensione. È un assegno fino a circa 1.300 euro al mese che viene pagato per dodici mensilità fino al momento in cui il lavoratore non matura i requisiti ordinari per andare in pensione. Tornando a Quota 103, la misura riguarderà circa 48 mila persone il prossimo anno. E dovrebbe essere l’ultima “deroga” alla legge Fornero prima di una revisione integrale delle regole sulla previdenza.
Su questo secondo punto, il ministro del lavoro Marina Calderone, è pronta a convocare già all’inizio del prossimo anno un tavolo con i sindacati. Andrà però, trovato anche un compromesso politico. La Lega spinge perché si arrivi a regime a una Quota 41 secca, ossia la possibilità di lasciare il lavoro una volta raggiunti i 41 anni di contributi (contro i 42 anni e 10 mesi previsti oggi). Ma sul tavolo ci sono anche altre opzioni, come il pensionamento a 64 anni di età con il ricalcolo contributivo dell’assegno.