Pensioni, Istat: nel 2019 spesa a 301 miliardi, gap di genere "marcato"

Mercoledì 17 Febbraio 2021
Pensioni, Istat: nel 2019 spesa a 301 miliardi, gap di genere "marcato"
(Teleborsa) - Nel 2019 in Italia sono stati spesi 301 miliardi di euro in prestazioni pensionistiche (+2,5% rispetto al 2018). È quanto riporta il rapporto Istat sulle condizioni di vita dei pensionati relativo agli anni 2018/2019. Dal dossier è emerso che è rimasto stabile il numero di pensionati – poco più di 16 milioni – così come sono state confermate le ampie disuguaglianze di reddito tra i beneficiari: il 42,3% della spesa che va al quinto più ricco, mentre l'Istituto di statistica definisce "marcato" il gap a svantaggio delle donne.

Gran parte della spesa (273 miliardi, 90,6% del totale, 15% del PIL) è destinata alle pensioni IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti). Tra queste, più di due terzi (67,4%) sono pensioni di vecchiaia e anzianità che assorbono il 79,2% della spesa previdenziale. Ammonta a 24 miliardi (8% del totale) invece la spesa a favore di 4,4 milioni di beneficiari sotto forma di prestazioni di tipo assistenziale (pensioni agli invalidi civili, ai non udenti civili e ai non vedenti civili, le indennità di accompagnamento, di frequenza e di comunicazione, le pensioni e gli assegni sociali e le pensioni di guerra). Alle prestazioni di tipo IVS e assistenziali si aggiungono, infine, 4,1 miliardi erogati a copertura di quasi 700 mila rendite dirette e indirette per infortuni sul lavoro e malattie professionali.

Il 50,8% della spesa complessiva è erogata a residenti al Nord – principalmente in qualità di beneficiari di pensioni IVS – il resto nel Mezzogiorno (28%), dove sono più diffuse le prestazioni assistenziali, e al Centro (21,2%). Il rapporto tra numero di pensionati e occupati è di 686 beneficiari ogni 1.000 lavoratori (era 757 nel 2000, primo anno della serie storica analizzata). In rapporto alla popolazione residente, in media si calcolano 260 pensionati ogni 1.000 abitanti.

Nel 2019, le donne hanno ricevuto il 43,9% (44,1% nel 2018) della spesa complessiva anche se sono in maggioranza sia tra i titolari di pensioni (55,2%, 55,5% nel 2018) sia tra i beneficiari (51,9%, 52,2% nell'anno precedente). In media, l'importo di una pensione di una donna è più basso rispetto a quello riservato agli uomini per lo stesso tipo di pensione: per le pensioni di vecchiaia le donne percepiscono in media 7.783 euro annui in meno degli uomini (-36,1%) per effetto del divario retributivo. Il rapporto segnale che le donne riescono a colmare parzialmente il gap rispetto agli uomini perché più spesso titolari di più prestazioni contemporaneamente: sono il 58,5% tra chi percepisce due pensioni e il 69,2% tra i beneficiari che ne cumulano tre o più. "Lo svantaggio femminile deriva dalla minore partecipazione al mercato del lavoro, dal differenziale salariale, dalla presenza di carriere contributive più brevi e frammentate. Inoltre, le donne sono spesso beneficiarie di pensioni di reversibilità (86,2% dei casi), il cui importo è calcolato come percentuale della pensione del familiare deceduto", si legge nel rapporto. Inoltre le donne si collocano più frequentemente nel segmento più povero della distribuzione dei redditi pensionistici mentre la presenza degli uomini cresce all'aumentare del reddito.

Sono 5,2 milioni (32,7% del totale) coloro che cumulano due o più prestazioni. Oltre un terzo dei pensionati vive in coppia senza figli (35,6%), più di un quarto da solo (28,2%). Risultano in aumento i pensionati da lavoro che dichiarano di essere occupati (+3,6% sul 2018).

Infine, il report dell'Istat segnala che la presenza di un pensionato all'interno di nuclei familiari "vulnerabili" (genitori soli o famiglie in altra tipologia) più che dimezza l'esposizione al rischio di povertà: rispettivamente dal 32,8% al 15,1% e dal 32,9% al 15,3%. Anche il cumulo di pensione e reddito da lavoro abbassa ulteriormente il rischio di povertà: 4,8% contro 18,1% delle famiglie sostenute da titolari di sole pensioni. Al contrario, le famiglie più vulnerabili sono quelle composte da pensionati senza redditi da lavoro che vivono assieme ad altri membri non occupati (34%).
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