Pensioni, la flat tax al 7% è un flop e non attrae gli stranieri: solo 50 richieste

Mercoledì 25 Agosto 2021 di Jacopo Orsini
Pensioni, la flat tax al 7% è un flop e non attrae gli stranieri: solo 50 richieste
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La mini tassa per attrarre i pensionati stranieri che decidono di trasferirsi nelle regioni del Sud Italia per ora è un flop. L’agevolazione, introdotta nel 2019, ha attratto nel primo anno di applicazione solo qualche decina di contribuenti con un gettito trascurabile per i conti dello Stato. La misura era stata pensata per far concorrenza a paesi come il Portogallo, che con le tasse azzerate e grazie al costo della vita basso e a un bel clima, negli ultimi anni è riuscito a richiamare migliaia di anziani dall’estero, soprattutto italiani.

Finora però i risultati sono deludenti. Può darsi che l’incentivo non sia ancora abbastanza conosciuto e che serva tempo per ingranare. O magari invece i paletti imposti per usufruire dello sconto lo rendono poco attraente. Si vedrà comunque se già con le dichiarazioni di quest’anno, riferite ai redditi del 2020, si potrà notare una crescita significativa degli stranieri arrivati in Italia o se invece la norma debba essere completamente ripensata.

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La legge

L’aliquota ridotta al 7% per i titolari di pensione di fonte estera è stata varata con la legge di Bilancio 2019 dal governo Lega-5 stelle. Per avere l’incentivo è necessario trasferire la residenza in Italia in un comune con meno di 20 mila abitanti di una regione del Sud (Sicilia, Calabria, Sardegna, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia). Il taglio alle tasse è valido per cinque anni. Uno sconto che evidentemente non è stato considerato attraente. «Questo regime ha avuto al momento un impatto molto modesto - sottolinea il Tesoro -. Risultano meno di 50 soggetti che dichiarano reddito da pensione estera per un importo di 992 mila euro e altri redditi di fonte estera per un ammontare di 1,8 milioni di euro, mentre l’imposta sostitutiva dichiarata è di oltre 127 mila euro». L’idea del governo gialloverde era chiara: rispondere ai paesi che attirano anziani stranieri con imposte super agevolate, in certi casi anche azzerate. Proprio come il Portogallo che non fa pagare niente per 10 anni a chi fissa la residenza nel paese. Una possibilità sfruttata da oltre 2.200 italiani. Mentre complessivamente gli assegni previdenziali pagati dall’Inps a chi ha la residenza all’estero sono circa 330 mila a cui l’istituto di previdenza nel 2019 ha versato 1,2 miliardi. 

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L’obiettivo di chi ha studiato la norma comunque non era solo richiamare pensionati benestanti del nord Europa attratti dal sole, dal cibo e dalla qualità della vita del Belpaese. L’intenzione era anche quella di cercare di far tornare gli emigranti, i connazionali andati all’estero nei decenni passati per lavorare. Gente che magari ora potrebbe rientrare, spinta proprio da uno sconto sulle imposte. Un obiettivo che nel primo anno di applicazione della norma tuttavia sembra completamente fallito. Fin da subito comunque qualche osservatore aveva fatto notare che l’incentivo è meno vantaggioso (e ha una durata inferiore) rispetto per esempio a quello del Portogallo, che ha avuto grande successo con gli italiani. E anche l’obbligo di scegliere una cittadina con meno di 20 mila abitanti potrebbe aver contribuito a frenare qualche altro contribuente straniero interessato a trasferirsi in Italia.

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Il gettito

L’agevolazione era stata perorata soprattutto dagli economisti leghisti e dal leader Matteo Salvini. Che nei giorni scorsi, in visita a Crotone, nonostante il provvedimento approvato dal governo di cui era vice premier, ha dichiarato: «Abbiamo proposto, senza essere ascoltati, di fare in Calabria quello che fanno in alcuni Paesi europei come in Portogallo, dove i pensionati non pagano un euro di tasse per 5 anni e ci sono migliaia di pensionati italiani che vanno a vivere lì. Facciamo in Calabria quello che fanno in Portogallo. Non ci hanno ascoltato ma torneremo alla carica». Stime su quanti pensionati stranieri si contava di far trasferire al sole della Penisola comunque non ne erano state fatte. In base a quanto previsto dalla norma, il gettito extra delle imposte versate dai nuovi contribuenti avrebbe dovuto essere utilizzato per finanziare le università meridionali specializzate nelle materie tecnico-scientifiche. L’idea era infatti anche quella di contrastare il fenomeno dell’emigrazione studentesca dal Sud. Di certo con le risorse incassate finora non si potrà fare molto.

Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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