Fisco e pensioni, piano del governo per i redditi bassi. Incentivi per i contratti stabili di donne e giovani

Lavoro, incentivi per i contratti stabili di donne e giovani

Martedì 30 Maggio 2023 di Francesco Malfetano
Fisco e pensioni, il governo in aiuto dei redditi bassi

Meno tasse, più incentivi e stabilità, e una revisione sostenibile del sistema pensionistico. Giorgia Meloni riunisce a Palazzo Chigi le parti sociali e delinea i piani fiscali dell’esecutivo.

In primis l’obiettivo - spiega affiancata da una folta delegazione di ministri (assente solo il Tesoro tra quelli interessati) - è quindi una «riduzione progressiva delle aliquote Irpef», limitando l’impatto dell’erario sui cittadini in attesa dell’approdo alla flat tax. Specie su quelli che hanno entrate minori. «Nella nostra idea - dice rivolgendosi a sindacati e associazioni di categoria che si alternano al tavolo per l’intero pomeriggio - questo significa ampliare sensibilmente lo scaglione più basso (oggi con aliquota al 23% fino a 15mila euro lordi anno, ndr) per ricomprendervi molti più lavoratori». Non solo, per garantire la progressività del nuovo sistema fiscale a cui da tempo sta lavorando il sottosegretario Maurizio Leo, Meloni guarda a nuove deduzioni, «tra le quali quella sui trasporti».

Irpef più bassa, aumento stipendi, pensioni e Pnrr: il piano Meloni presentato ai sindacati

DETASSAZIONE

Tasselli di una piccola rivoluzione che, passando per il Pnrr, la ricostruzione dell’Emilia-Romagna e le riforme istituzionali, il governo vorrebbe sostanziare anche assieme a chi ha «posizioni distanti», specie tra i sindacati. A questi però chiede uno sforzo di realismo perché la loro lista delle richieste sarebbe anche condivisibile ma vale «decine di miliardi». Bisogna quindi puntare sulle misure «a più alto moltiplicatore», per mantenere quel ritmo di crescita che oggi, «e non accadeva da qualche anno», pone l’Italia sopra la media Ue. Alla ricerca del loro sostegno Meloni allora spiega come l’idea sia sostenere i dati incoraggianti, del Pil ma anche dell’occupazione, rendendo «strutturale» il taglio del cuneo fiscale, il tema dei fringe benefit, l’incentivazione dell’occupazione a tempo indeterminato (soprattutto femminile e giovanile) e la detassazione del contributo del datore di lavoro per i lavoratori ai quali nasca un figlio. Anche perché, dice ai leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, «La denatalità è un’altra grande questione economica, che se non affrontata per tempo renderà molto meno efficaci tutti gli altri provvedimenti. È inutile pensare a come ottimizzare il sistema previdenziale, se abbiamo sempre meno persone in età lavorativa». 

LA PREVIDENZA

Palazzo Chigi del resto prova a focalizzarsi proprio sulla previdenza annunciando una mappatura di «tutta la spesa, per valutare anche gli effetti di determinati provvedimenti in tema di esodi aziendali e ricambio generazionale», subito dopo aver annunciato un «tavolo sugli anticipi». Meloni non usa quindi mezze misure sul tema: «Dobbiamo garantire la tenuta del sistema ed evitare il manifestarsi di una bomba sociale nei prossimi decenni». E proprio guardando al futuro vorrebbe anche iniziare a ragionare dell’intelligenza artificiale: «Fino a oggi il progresso tecnologico ha consentito di ottimizzare le competenze umane, l’intelligenza artificiale invece costituisce un progresso che sostituisce le competenze umane. Questo ha una serie di conseguenze sui nostri modelli sociali, di lavoro e di welfare». Meloni, in pratica, sembra intenzionata a non farsi cogliere di sorpresa da nuovi trend o fluttuazioni come accaduto in passato. Tant’è che tra le proposte trova spazio anche un osservatorio a Palazzo Chigi per tenere sotto controllo gli effetti dell’inflazione e calibrare al meglio gli interventi per proteggere potere d’acquisto e salari.

Tavoli e idee che se hanno raccolto l’interesse (tra gli altri) dei rappresentanti di Confindustria, Abi e Confcommercio e il parziale consenso da parte del segretario della Cisl Luigi Sbarra («È un buon inizio di un nuovo cammino di partecipazione e condivisione») e dell’Ugl, hanno invece convinto poco Pierpaolo Bombardieri della Uil e, soprattutto, Maurizio Landini della Cgil: «Il giudizio non è positivo - spiega - risultati non ci sono stati, non hanno dato risposte alle nostre rivendicazioni». Tant’è che rilancia la mobilitazione (è già decisa una iniziativa in piazza a Roma il 24 giugno) senza escludere alcuno strumento, nemmeno lo sciopero, per quanto non lo citi mai apertamente.

Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA