Pensioni, scattano i controlli anti-furbetti del fisco ridotto: un miliardo va all’estero

Venerdì 14 Maggio 2021 di Francesco Bisozzi
Pensioni, scattano i controlli anti-furbetti del fisco ridotto: un miliardo va all’estero

Ripartono i controlli dell’Inps sulle pensioni all’estero. La nuova fase di verifica dell’esistenza in vita dei beneficiari che non risiedono in Italia per gli anni 2020 e 2021 doveva prendere il largo a gennaio, ma per effetto della pandemia è stata posticipata a maggio: gli accertamenti, di routine dal 2012, si sono arenati per il Covid e puntano ad abbattere il rischio di erogare pagamenti non dovuti. Così si contrastano anche i furbetti, solitamente persone di fiducia dei percettori defunti, che approfittano della mancata interruzione dei versamenti ai beneficiari scomparsi per incassare le somme. Sono circa 350 mila i pensionati italiani residenti all’estero.

I pagamenti fuori dal Paese valgono più di un miliardo di euro. Sotto il faro in questa fase 100 mila pensionati in Europa (63.487), Africa (circa 3800) e Oceania (oltre 32mila): in media, spiegano i tecnici dell’istituto di previdenza, gli accertamenti dell’esistenza in vita portano alla scoperta di un pagamento indebito ogni dieci. Si stima dunque che le verifiche in corso, che riguardano poco meno di un terzo dei pensionati fuori confine, porteranno alla scoperta di circa diecimila pensioni fantasma.

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Le attestazioni

Gli accertamenti vengono eseguiti direttamente da Citibank, la banca incaricata di occuparsi dei pagamenti fuori dall’Italia, che in questi giorni ha inviato ai beneficiari le attestazioni da restituire complete per verificare la loro esistenza in vita. I moduli vanno rispediti al mittente entro ottobre, altrimenti il pagamento avverrà in contanti in un’agenzia Western Union e in caso di mancata riscossione personale sarà sospeso da novembre. Durante l’emergenza si erano fermate pure le attestazioni richieste nel 2020 ad altri 131 mila pensionati all’estero (distribuiti tra Usa, Sudamerica, Asia, Europa, Africa e Oceania).

Gli accertamenti rivolti a questa fascia di percettori dovevano concludersi entro febbraio, per riuscire a fermare i pagamenti non dovuti già ad aprile, ma poi si è optato per una mini-proroga di tre mesi, scaduta il 7 maggio scorso. Le verifiche avviate nel 2020 coinvolgono nel solo continente americano 97.193 pensionati italiani: la sospensione del pagamento per attestazione non pervenuta nel loro caso scatterà a luglio, ha fatto sapere l’Inps. L’accertamento dell’esistenza in vita dei pensionati che riscuotono all’estero riveste particolare importanza per l’istituto, in quanto la difficoltà di acquisire informazioni complete, aggiornate e tempestive in merito al decesso dei pensionati espone al rischio concreto di disperdere soldi pubblici. Le richieste di certificazione spedite ai pensionati residenti in Europa, Africa e Oceania, a esclusione dei Paesi Scandinavi e dei Paesi dell’est Europa, se inviate a gennaio, come previsto in principio, avrebbero prodotto i primi stop alle erogazioni già questo mese.

Oggi è previsto un periodo di quattro mesi per attestare l’esistenza in vita: a differenza del passato i pensionati non devono sbrigarsi a riempire e restituire i modelli, decisione che è stata presa per scongiurare l’assalto a uffici consolari, patronati o autorità locali in un periodo in cui resta necessario evitare assembramenti pericolosi. Circa due terzi dei pensionati all’estero risiede in Europa: in molti hanno ceduto ai trattamenti fiscali di favore offerti da Grecia, Portogallo, Isole Canarie, Albania e Cipro. Attorno all’80 per cento delle pensioni pagate da Citibank per conto dell’Inps ha un periodo di contribuzione in Italia inferiore a 10 anni.

Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 19:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA