Pensioni più ricche grazie alla rivalutazione anticipata: quando arriveranno gli aumenti e di quanto saranno

Le rivalutazioni saranno “piene” per gli assegni fino a 4 volte il minimo

Sabato 24 Settembre 2022 di Giusy Franzese
Pensioni più ricche grazie alla rivalutazione anticipata: quando arriveranno gli aumenti e di quanto saranno

Da 44 a 210 euro: tanto varrà l’anticipo della rivalutazione da qui a dicembre degli assegni pensionistici come misura scudo dall’inflazione. Una norma prevista con il decreto aiuti bis. I primi aumenti scatteranno a ottobre e saranno erogati fino a fine anno (4 mensilità, compresa la tredicesima). Poi arriverà un altro aumento più sostanzioso da gennaio 2023, in base al meccanismo, reintrodotto da quest’anno dal governo Draghi, di indicizzazione per quote e scaglioni.

Per cui le rivalutazioni saranno “piene” per gli assegni fino a 4 volte il minimo, mentre invece saranno parziali per gli altri.

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La rivalutazione: come funziona

La rivalutazione prevede il recupero dell’inflazione rilevato dall’Istat. I calcoli si fanno a consuntivo, quindi quest’anno si recupera l’indice di inflazione del 2021, che l’Istat ha calcolato nell’1,9%. Nel 2023 si recupererà l’inflazione di quest’anno, che viaggia ormai a livelli altissimi trascinata dal caro energia e si stima sarà oltre l’8%. La perequazione si applica a tutte le pensioni erogate dalla previdenza pubblica, ovvero dal FPLD, dalle gestioni dei lavoratori autonomi, dalle gestioni sostitutive, esonerative e esclusive e da quelle integrative o aggiuntive. Coinvolge sia le pensioni dirette sia quelle ai superstiti.

 

Gli scaglioni

I pensionati che ricevono un assegno mensile fino a 4 volte l’assegno sociale (circa 2 mila euro) avranno una rivalutazione piena dell’importo rispetto all’inflazione; i pensionati che ricevono tra 4 e 5 volte l’assegno avranno il 90% di aumento rispetto all’inflazione; i pensionati che ricevono più di 5 volte l’assegno sociale avranno il 75% di aumento rispetto all’inflazione.

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L’anticipo

Con il decreto Aiuti bis di inizio agosto (convertito definitivamente in legge a settembre) il governo ha disposto l’anticipo di una quota, pari al 2%, della rivalutazione che spetterebbe nel 2023. L’anticipo spetta ai titolari di assegni fino a 2.692 euro. Si applica da ottobre a dicembre, comprendendo la tredicesima e dunque per quattro mensilità. Il beneficio sarà pari a circa 11 euro al mese netti per una pensione minima (524 euro mensili). Invece per un trattamento di 1.000 euro lordi l’anticipo della rivalutazione sarà pari a 20 euro lordi che al netto dell’Irpef scendono a 56 netti. Per un assegno lordo da 2.000 euro l’aumento complessivo per 4 mensilità sarà di 160 euro lordi, mentre per il trattamento che tocca il tetto massimo a quota 2.692 l’anticipo lordo cumulato di 4 mensilità sarà pari a 210 euro (130 netti).

Il conguaglio

A novembre gli assegni riceveranno il conguaglio dell’inflazione 2021 che era stata provvisoriamente valutata all’1,7% ed è risultata a consuntivo pari all’1,9: l’aumento aggiuntivo quindi sarà pari allo 0,2 per cento.

Nel 2023

Come detto nel 2023 la rivalutazione dovrà recuperare l’inflazione di quest’anno. Per avere il numero esatto bisognerà quindi attendere le rilevazioni Istat di gennaio che daranno il consuntivo dell’anno. Si stima che il tasso di inflazione 2022 supererà l’8%. 

Il costo totale

Secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato e dell’INPS, serviranno 25 miliardi di euro per far fronte alle rivalutazioni nel 2023 a fronte di un’inflazione sopra l’8%.

Ultimo aggiornamento: 18:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA