Pensioni, aumenti delle minime a rischio: ecco perché. In bilico anche l’ammorbidimento dei requisiti per Opzione donna

I 3,4 miliardi a disposizione del governo non sono sufficienti a coprire tutte le misure

Giovedì 27 Aprile 2023 di Andrea Bassi
Pensioni, aumenti delle minime a rischio: ecco perché. In bilico anche l’ammorbidimento dei requisiti per Opzione donna

L’aumento delle pensioni minime è in bilico. E anche l’ammorbidimento dei requisiti per accedere a «Opzione donna», il prepensionamento delle lavoratrici con il ricalcolo contributivo dell’assegno. A spingere perché nel decreto del primo maggio ci fosse anche un “pacchetto” sulla previdenza, era stato il leader della Lega Nord Matteo Salvini.

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Pensioni, aumenti delle minime a rischio

Ma la coperta è corta. I 3,4 miliardi a disposizione del governo non sono sufficienti a coprire tutte le misure. Alzare le pensioni minime vorrebbe dire un taglio più leggero del cuneo contributivo per i lavoratori. Tra le buste paga e le pensioni, insomma, il governo guidato da Giorgia Meloni sembra propendere per le prime. 
In realtà anche il ritocco agli assegni pensato dai tecnici della Lega e proposto per il decreto del primo maggio, non avrebbe avuto effetti elevatissimi sui conti pubblici.

In sostanza si sarebbe trattato soltanto di un anticipo di qualche mese di un aumento già previsto a partire da gennaio del prossimo anno. Con l’ultima legge di Bilancio, infatti, il governo ha aumentato gli assegni minimi per il 2023 portandoli a circa 575 euro al mese netti. Per gli “over 75” inoltre, l’assegno è stato portato fino a 600 euro.

La stessa manovra dello scorso anno, tuttavia, ha anche già previsto per tutte le pensioni, un aumento extra a partire da gennaio del prossimo anno del 2,7 per cento. Extra nel senso che questa rivalutazione si andrebbe ad aggiungere all’adeguamento all’inflazione previsto al 100 per cento per gli assegni più bassi. L’idea era quella di anticipare questo ritocco del 2,7 per cento delle pensioni già dal prossimo mese di giugno. Si sarebbe trattato, in pratica, di un aumento di una quindicina di euro al mese sin da subito per le pensioni più basse. I costi non sarebbero stati particolarmente elevati, meno di 500 milioni di euro. Ma per il governo, l’orientamento che sta emergendo, è quello di concentrare tutte le risorse sulla riduzione dei contributi.

 
IL PASSAGGIO
Per la stessa ragione anche qualsiasi ipotesi di ritoccare le regole di «Opzione donna» sarebbe stata riposta nel cassetto. La manovra aveva introdotto una stretta permettendo il prepensionamento solo ad alcune categorie (caregiver, disabili o dipendenti di aziende in crisi). Una stretta che, secondo i dati dell’Inps pubblicati ieri, ha ridotto drasticamente le domande per la pensione anticipata attraverso questo strumento. Sono state infatti solo 151 le nuove pensionate che nel primo trimestre del 2023 hanno scelto questa formula contro i 4.185 del 2022. Si tratta in pratica di più del 95% in meno. Inoltre per le pensionate è sempre più difficile arrivare alla fine del mese: secondo i dati dell’Inps sui flussi di pensionamento, gli assegni liquidati dall’Istituto con decorrenza primo trimestre 2023 hanno un importo medio di 904 euro, del 33% inferiore a quello delle pensioni liquidate nello stesso periodo agli uomini (1.357 euro). E se l’importo medio dei nuovi assegni cala in media rispetto a quelli liquidati nell’intero 2022 di circa 50 euro, per le donne si registra un calo dell’8,41%, con un divario di genere che continua a crescere.
 

Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 11:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA