Pensioni, da aprile cambiano le date di pagamento: ecco il nuovo calendario e gli aumenti

Martedì 22 Marzo 2022
Pensioni, da aprile cambiano le date di pagamento: ecco il nuovo calendario e gli aumenti
2

Pensioni, cambiano le date di pagamento. Con il superamento dello Stato di emergenza per il Covid-19 sarà ripristinato il normale calendario di pagamento degli assegni previsto il primo giorno del mese come avveniva prima dello scoppio della pandemia. 

IL CALENDARIO DI PAGAMENTO DELLE PENSIONI

Con la fine dal 31 marzo prossimo dello Stato di emergenza per il Covid-19, Poste Italiane comunica che a partire dal mese di aprile sarà ripristinato il normale calendario di pagamento delle pensioni. Per i pensionati titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution le pensioni torneranno ad essere accreditate regolarmente dal primo giorno del mese, quindi dal 1° aprile.

A partire dallo stesso giorno, inoltre, i titolari di carta Postamat, Carta Libretto o di Postepay Evolution potranno prelevare la pensione in contanti dagli 8000 sportelli automatici Postamat in Italia, senza bisogno di recarsi allo sportello.

IL RITIRO IN CONTANTI

Tutti coloro che intendono ritirare la pensione in contanti allo sportello potranno presentarsi in uno dei 12.800 Uffici Postali su tutto il territorio nazionale dall’1 al 6 aprile, preferibilmente secondo la turnaziona alfabetica affissa all’esterno di ciascun Ufficio Postale. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.poste.it o contattare il numero verde 800003322.

GLI AUMENTI

Dopo lo stop dell’anno scorso, già dal 1° gennaio 2022 è tornata la rivalutazione degli assegni. Inoltre, con il taglio dell’Irpef varato per i redditi da lavoro e da pensione, i trattamenti sopra i 15 mila euro lordi l’anno hanno avuto già da marzo un ulteriore incremento. Il taglio varato a partire da quest'anno prevede che la prima aliquota (fino a 15mila euro lordi) resti invariata al 23 per cento. Quella del 27 per cento, che va dai 15 mila ai 28 mila euro scende invece al 25, mentre quella successiva del 38 per cento cala al 35 e si applica fino a 50 mila euro, soglia oltre la quale scatta il prelievo del 43 per cento (viene eliminata l’aliquota del 41%).

Il guadagno dovuto al taglio delle aliquote crescerà progressivamente fino a un picco intorno ai 50 mila euro di reddito per poi tornare a diminuire. Fino a quota 15 mila ci sono solo gli effetti della rivalutazione (circa 200 euro al massimo). Salendo a 20 mila euro di pensione lorda all’anno l’aumento arriva complessivamente a 344 euro, mentre a 40 mila euro l’incremento si spinge fino a 1.016 euro. Poi cresce ancora sfruttando il calo delle aliquote e arriva a circa 1.330 euro per un reddito intorno a 50 mila euro lordi. Il beneficio dovuto al taglio delle tasse poi si riduce fino alla quota fissa di 270 euro, mentre la rivalutazione ovviamente varia in base all’importo della pensione.

LA RIVALUTAZIONE DEGLI ASSEGNI

Il decreto del ministero dell’Economia con il tasso di rivalutazione degli assegni pensionistici è stato pubblicato lo scorso 26 novembre in Gazzetta ufficiale. A causa della decisa impennata dell’inflazione degli ultimi mesi, il valore dell'incremento è stato fissato all’1,7%, dopo che nel 2021 le pensioni non erano state adeguate al carovita visto che l’anno precedente i prezzi avevano fatto segnare un andamento negativo (l'adeguamento non può essere negativo in nessun caso). Per i primi due mesi dell'anno la rivalutazione riconosciuta è stata però dell'1,6%. L'Inps infatti, per assicurare il rinnovo delle pensioni in tempo utile per il 2022 e rendere possibile la prima liquidazione di gennaio con gli importi già rivalutati, ha utilizzato l'indice di perequazione disponibile al 15 ottobre 2022, come elaborato dal Coordinamento generale statistico attuariale, pari all'1,6%. Già dal mese di marzo la perequazione è salita invece all'1,7% stabilito dal decreto del governo e con la pensione del mese scorso è stata corrisposta quindi anche la quota non pagata a gennaio e febbraio. 

IL RECUPERO

È inoltre possibile che la percentuale provvisoria di rivalutazione, che viene stabilita sulla base dell'andamenti dei prezzi nei primi nove mesi dell'anno scorso, possa essere un po’ più bassa di quella effettiva, vista la progressiva crescita dell’inflazione registrata negli ultimi mesi. La quota mancante verrà quindi recuperata nel 2023.

IL MECCANISMO

Stavolta comunque la perequazione delle pensioni (così viene definita tecnicamente la rivalutazione) potrà sfruttare un meccanismo di calcolo più vantaggioso degli ultimi anni: l’incremento verrà infatti applicato totalmente sulla fascia di pensione che arriva a 4 volte il minimo Inps (26.680 euro l’anno lordi), al 90 per cento sulla fascia che va da 4 a 5 volte e al 75% oltre le 5 volte (vale a dire sopra i 33.475 euro lordi l’anno).

Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 10:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci