Opzione donna, pensione anticipata a 59 anni. In bilico l’età legata ai figli. Ecco come potrebbe cambiare

Il governo è al lavoro per ampliare la platea delle beneficiarie a circa 2.900 lavoratrici

Mercoledì 8 Marzo 2023
Opzione donna, pensione anticipata a 59 anni e via il riferimento ai figli: ecco come potrebbe cambiare

Si riapre il cantiere delle pensioni. In attesa di varare una riforma della legge Fornero, promessa per la fine di quest’anno, il governo è al lavoro per modificare opzione donna e allargare la platea delle lavoratrici che possono beneficiarie di questo meccanismo per anticipare l’uscita. Una possibilità che però comporta il ricalcolo di tutta la pensione con il metodo contributivo e quindi un taglio dell’assegno.

Opzione donna, ecco come cambia

Con l’ultima legge di Bilancio, i criteri di opzione donna sono stati fortemente ristretti fra le polemiche e le persone che possono usufruirne per quest’anno sono, secondo le stime, meno di 3mila. Le regole attuali prevedono almeno 35 anni di contributi e 60 anni di età, che viene ridotta di un anno per ogni figlio (con un massimo di due, quindi si può lasciare il lavoro a 59 con un figlio e 58 anni con due). Con questi requisiti l’uscita è possibile però solo per tre categorie specifiche di lavoratrici: caregiver, chi si prende cura di un familiare disabile; invalide almeno al 74%; licenziate o dipendenti da imprese in crisi. Solo in quest’ultimo caso la riduzione a 58 anni è automatica.
Al ministero del Lavoro si ragiona sull’obiettivo di abbassare l’età per accedere a questa pensione anticipata, che potrebbe essere portata a 59 anni per tutte le lavoratrici.

Tra le ipotesi sul tavolo c’è poi anche quella di eliminare il riferimento alla presenza dei figli. La volontà del governo di intervenire sembra che ci sia. Si tratta però di capire quante risorse siano disponibili per modificare la norma. In attesa di un intervento più complessivo su tutto il sistema della previdenza che dovrebbe andare a regime a partire dal 2024.

La norma

«Il ministero ha fatto più proiezioni, le ha già mandate anche al Mef in modo che sia possibile determinare i costi delle eventuali modifiche - ha spiegato la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, al termine della cerimonia al Quirinale per la Giornata internazionale della donna -. Spero di avere risposte a breve, per fare in modo che alcune parti della norma inserita in manovra possano essere risistemate». Calderone ha poi confermato che quella di eliminare il riferimento ai figli «è una delle ipotesi» al vaglio e sulla soglia anagrafica sostiene che «potrebbe essere utile unificare l’età» di uscita per le lavoratrici dipendenti e autonome. La differenza prevista prima (58 anni per le dipendenti e 59 anni per le autonome) «non la comprendo a livello di impostazione perché, anzi, le carriere delle lavoratrici autonome sono ancor più caratterizzate da momenti di discontinuità», ha quindi rimarcato Calderone. 

Intanto i sindacati vanno all’attacco. «Vanno ripristinati i vecchi requisiti. Le donne sono penalizzate da questa scelta per cui il governo e il ministro del lavoro dovrebbe accelerare» per cambiare la norma, ha affermato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. Sono «circa due mesi che la ministra Calderone dice che è al lavoro. Abbiamo fatto un primo incontro, mi sembra che potevano lavorare meno e non cambiare quello che c’era già», ha tagliato corto anche il leader della Cgil, Maurizio Landini. «C’è bisogno soprattutto di fare una vera riforma di tutto il sistema delle pensioni», ha aggiunto. «Mi sembra - ha concluso - che le cose che stanno facendo vanno tutte nella direzione di un peggioramento, non di un miglioramento delle condizioni». «La ministra Calderone giusto oggi avrebbe dovuto dare una risposta su opzione donna che ancora non ha dato. Credo che sia una vergogna, ci sono 20 mila donne bloccate, avrebbero potuto usare questa giornata per dare una risposta che ancora non c’è», ha osservato il segretario generale della Uil, Pier Paolo Bombardieri. 
Infine, rispondendo a una interpellanza in commissione Lavoro del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Franco Mari, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha detto il governo pensa di inserire anche la professione di portalettere tra quelle usuranti.

Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 16:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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