Natale a tavola, spesa sobria: meno carne, dolci e bollicine

Domenica 13 Dicembre 2020 di Carlo Ottaviano
Natale a tavola, spesa sobria: meno carne, dolci e bollicine

Com’era facilmente prevedibile, il Covid sta colpendo pesantemente i consumi di Natale.

Abbigliamento, regali, viaggi e pasti fuori casa sono i settori maggiormente penalizzati. Il comparto alimentare - pesantemente danneggiato dalle restrizioni imposte ai locali - cerca di reggere grazie agli acquisti per i consumi domestici. Significativo è il dato di Milano: secondo la Camera di Commercio, l’unico settore col segno positivo, seppure appena dell’1,8%, è quello degli acquisti di prodotti alimentari per uso domestico durante le feste tra la vigilia di Natale e l’Epifania.

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Coldiretti ha calcolato che il maggior tempo che si trascorre a casa a cucinare determina un aumento del 7% della spesa alimentare, che però non compensa il crack nella ristorazione con il dimezzamento del volume di affari (-48%). I generi alimentari saranno anche i regali più diffusi: secondo Confcommercio, saranno scelti dal 68% degli italiani che spenderanno per i doni sotto l’albero mediamente 164 euro a testa, cioè il 18% in meno dello scorso anno. I regali alimentari subiranno un calo solo del 5,3%.

IN ALTO I CALICI
Durante le feste dello scorso anno furono stappati per i cin cin 75 milioni di tappi. La previsione dell’Osservatorio vini spumanti effervescenti indica ora un calo dell’11,8%, prevedendo 66 milioni circa di bottiglie acquistate. Si spenderanno così 150 milioni di euro in meno (rispetto ai 643 dello scorso anno). «Mancano all’appello - afferma Giampietro Comolli dell’Ovse - tutte le bottiglie della ristorazione, dei bar notturni e delle discoteche. Ma le bottiglie sulla tavola delle feste, nel complesso, non dovrebbero mancare, purché convenienti. Come sempre, soprattutto in Gdo, le promozioni last minute saranno molto interessanti e potrebbero anche migliorare i dati, pur permanendo un problema di disponibilità verso le etichette a più altro valore e brand». Sicuramente ci sarà un crollo degli champagne, tanto che a livello mondiale i produttori francesi parlano di un 25% in meno di vendite. In Italia - ha rilevato l’Ovse - a fine novembre gli intermerdiari avevano trattato l’acquisto dalla Francia di circa 200 mila bottiglie, cioè il 33% in meno del 2019, un tracollo. Per prosecco, TrentoDoc, Franciacorta e gli altri vini spumanti italiani non si prevede lo stesso disastro francese.

Anche per panettoni, pandori e lievitati da tradizione la speranza è che le offerte promozionali degli ultimi giorni incrementino le vendite. Al momento si ipotizza un 10% circa di calo delle vendite, ma con un consolidamento dell’evoluzione di consumo che spinge molto sui prodotti di nicchia. 

IL SORPASSO
CsmBakery Solutions e Nielsen hanno calcolato che il sorpasso dei dolci della tradizione di produzione artigianale sugli industriali è avvenuto già lo scorso Natale, raggiungendo la quota del 52% sui 209 milioni di euro spesi in panettoni&pandori. Lo scontrino medio per l’acquisto di prodotti artigianali è stato di 26 euro. Per quanto riguarda i prezzi, l’Osservatorio di Federconsumatori teme un aumento del 5% degli industriali. Dall’analisi dei prodotti in vendita nella grande distribuzione - secondo Federcosumatori - in particolare cresce il prezzo del pandoro che così si allinea sostanzialmente al più caro panettone.

Tra cenone di san Silvestro e pranzo di Capodanno, lo scorso anno furono spesi a tavola poco meno di 2 miliardi di euro, secondo Cia-Agricoltori Italiani. Quest’anno sarà più sobrio già a partire dal minor consumo di zamponi e cotechini. Secondo Cia si registrerà una diminuzione di almeno un terzo rispetto ai sei milioni di chili di prodotto (di cui 4 Igp, il resto tradizionale), consumato nello stesso periodo del 2019 (per un valore di 28 milioni di euro). Sono, infatti, fortemente diminuiti i ritiri di carne suina negli allevamenti da parte dell’industria alimentare, malgrado il 20% dei prezzi medi degli ultimi due mesi.

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