Obbligati a crescere, Tronchetti Provera: «Senza intesa tra Usa e Cina la crescita non può ripartire»

Giovedì 13 Giugno 2019 di Jacopo Orsini
«Senza intesa tra Usa e Cina la crescita non può ripartire»

L’economia mondiale potrà ripartire solo con un accordo fra Stati Uniti e Cina. Ne è convinto l’amministratore delegato della Pirelli, Marco Tronchetti Provera. Secondo il manager, il dato da cui partire è quello di «un mondo che cresce meno velocemente» del passato in un momento in cui la trasformazione tecnologica impone invece un aumento degli investimenti. In un quadro in cui si fronteggiano due grandi blocchi, ha continuato Tronchetti, l’imposizione di dazi «crea evidentemente uno squilibrio». La battaglia commerciale tra Stati Uniti e Cina è dunque «lo spartiacque per il futuro. Se troveranno un accordo stabile il mondo potrà ripartire». L’intesa tra le due potenze è però difficile perché la natura dello scontro è «commerciale ma soprattutto geopolitica», ha argomentato Tronchetti.

Le nuove tecnologie creano infatti «un ambiente da guerra fredda» e gli Stati Uniti «hanno come focus, lo vediamo nella battaglia su Huawei, la sicurezza». Grandi opportunità dunque ma anche rischi. Secondo il numero uno della Pirelli «il predominio futuro nelle tecnologie è la nuova bomba atomica» perché «la raccolta dei dati è l’elemento essenziale per poter prevalere sugli altri». In questo scenario di scontro fra due colossi manca l’Europa, che si limita a difendere «interessi di cortile». Tuttavia l’Italia, secondo Tronchetti, «ha una grande opportunità: sembra un assurdo ma la struttura industriale del paese che è debole, mancando le grandi aziende, ha la possibilità di muoversi in modo più flessibile». Senza dimenticare la grande capacità di innovazione delle imprese italiane. «È straordinaria - aggiunge - vale per le cose più visibili, come l’Eni e la Pirelli, ma anche per migliaia di piccoli imprenditori che hanno nell’innovazione il punto di forza». Servono però proposte e progetti «che si basino su investimenti e crescita», in particolare nelle infrastrutture. Evitando sforamenti di bilancio estremamente pericolosi.

Anche Carlo Messina ha sottolineato che la procedura di infrazione europea sul debito «deve essere assolutamente evitata». «Lo spread che considero più preoccupante - ha però aggiunto il banchiere - non è tanto quello finanziario ma quello degli investimenti. Basti dire che negli ultimi 10 anni la Germania ha destinato a questa voce ben 80 miliardi mentre l’Italia li ha ridotti di 60 miliardi. Questo gap di 140 miliardi può spiegare molte cose. Se si riducono gli investimenti poi è difficile avere una accelerazione nella crescita».
A sua volta Claudio De Scalzi ha evidenziato come la sicurezza energetica venga sempre sottovalutata, mentre dovrebbe essere una priorità strategica. In particolare in un paese come l’Italia, che importa il 90% dell’energia. «Pensiamo di essere ricchi quando non lo siamo, l’Europa paga la sua energia più di due volte gli Stati Uniti e questo ha un impatto sullo sviluppo», ha affermato l’amministratore delegato dell’Eni.

«E’ chiaro che la dimensione nazionale nella sfida che ci troviamo di fronte è impossibile. L’Europa ha un ruolo fondamentale e inserire l’Italia in questo processo è di vitale importanza», ha riassunto l’ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi. Per farlo, ed evitare di arrivare a un punto di rottura, secondo l’economista è necessario dare un messaggio sul fronte del debito. «Basta una inversione di tendenza per farci risparmiare quantità di risorse enormi», ha aggiunto Prodi ricordando che «il finanziamento del debito costa come l’istruzione».
 

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