Manovra, Conte e Tria incontrano Juncker. Il premier: «Non litighiamo, we are friends»

Sabato 24 Novembre 2018
Giuseppe Conte

Il vero confronto tra Governo italiano e Commissione Ue sulla manovra comincia stasera, in una cena di lavoro che vede seduti da un lato il presidente Juncker e i suoi responsabili economici Moscovici e Dombrovskis, e dall'altro il premier Conte e il suo ministro dell'economia Tria. È il primo confronto dopo la seconda bocciatura della manovra, e potrebbe essere l'ultimo prima dell'avvio della procedura d'infrazione per debito eccessivo. A meno che le parti al tavolo non trovino una strada da percorrere insieme, che non scontenti nessuno e che faccia rientrare i conti pubblici italiani in binari più rassicuranti per l'Europa.
 


«Non litighiamo, we are friends», dice Conte stringendo la mano a Juncker al suo arrivo al palazzo Berlaymont della Commissione Ue.
Certo è una sfida complessa, ma la disponibilità di dialogo mostrata da entrambi i lati gioca a favore. Ma ovviamente i sorrisi di buon auspicio di inizio vertice non bastano. La Commissione avrà bisogno di qualcosa di più di un'illustrazione puntuale delle riforme o di promesse sui loro effetti. I falchi dell'Eurogruppo si sono risvegliati, spingono per l'applicazione delle regole e Bruxelles non può ignorarli. Il premier Conte arriva nella capitale dell'Unione europea convinto della necessità di avviare «un dialogo costruttivo che è nell'interesse dell'Italia e dell'Europa».


 
La tempistica del confronto, in questa fase, è molto importante. Un dialogo che comincia bene può disinnescare il rischio immediato di una procedura, che al momento resta dietro l'angolo. In base alle regole, è pronta a scattare anche prima della fine dell'anno. Non comporterebbe comunque sanzioni immediate, ma certamente ne avvierebbe il percorso. Perciò il premier punta tutto sul confronto: «Con Juncker negozieremo a oltranza nella misura in cui siamo disponibili a un dialogo costruttivo. Io non dico parole a vanvera: noi siamo convinti che è interesse dell'Italia e dell'Europa che questa negoziazione debba mantenersi aperta». Più resterà aperta e più si riuscirà, forse, a ritardare l'avvio della procedura. Una cosa però è certa: con Juncker si discuterà di tutto tranne che di cambiare le misure. Perché «è una manovra che va realizzata nel modo in cui è stata impostata». Soprattutto dal punto di vista delle riforme. «Noi abbiamo parlato di rimodulazioni, ma nessuno ha mai ragionato sul rinunciare alle riforme qualificanti di questo governo», ha assicurato Conte. In vista dell'incontro in Europa, i due vicepremier abbassano i toni. «Speriamo che non sia un black saturday...», scherza Matteo Salvini, spiegando che «noi andremo lì a chiedere rispetto».

Aperti al dialogo. Anche perché «non credo che a Bruxelles si preoccupino dello zero virgola: all'Europa serve un'Italia che cresce. E penso che sanzioni e ricatti non servano né agli italiani né all'Ue», ha detto il ministro dell'Interno. Che ribadisce l'apertura sulla rimodulazione delle misure, perché «la manovra non è un pacchetto chiuso». Purché non si chieda al Governo «di mettere le mani nelle tasche degli italiani e togliere soldi». Esclusi anche «passi indietro sulla legge Fornero, che è una legge profondamente sbagliata e ha fatto danni incredibili in questo Paese». Il vicepremier Luigi Di Maio dice di aspettarsi «tanto» dall'incontro Conte-Junker. E, come Salvini, anche lui ribadisce che reddito di cittadinanza e quota 100 non si toccano. Soprattutto, «non è ipotizzabile alcuna riduzione della platea». Però si dice disponibile a concedere a Bruxelles alcune modifiche alla manovra: «Aumentiamo pure i tagli agli sprechi, riorganizziamo i beni pubblici, siamo disponibili anche a ragionare sulla dismissione di alcuni asset strategici». Concessioni che difficilmente basteranno, da sole, a convincere la Commissione che vuole parlare soprattutto di numeri del deficit e del debito.

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