Aumenti ai redditi bassi con il taglio del cuneo, oggi in Cdm ultime limature
alla Manovra da 32 miliardi

Si tratta sul price cap nazionale e sull’aumento degli extraprofitti

Lunedì 21 Novembre 2022 di Luca Cifoni e Francesco Malfetano
Aumenti ai redditi bassi con il taglio del cuneo, gggi in Cdm ultime limature alla Manovra da 32 miliardi

La rotta resta quella tracciata nei giorni scorsi da Giorgia Meloni: priorità ai redditi bassi e lotta al caro bollette.

I tempi però sono strettissimi e così il governo, quando mancano appena una manciata di ore al consiglio dei ministri che oggi pomeriggio vedrà finire sul tavolo la manovra, lavorerà fino all’ultimo per ultimare la scelta dei provvedimenti che andranno a comporre la legge di bilancio.

Al netto degli appetiti di Forza Italia e Lega che hanno provato a forzare la mano su alcune ricette (nonostante «l’assoluto accordo su tutta la manovra» rivendicato ieri da Matteo Salvini a Treviglio, a margine di un’inziativa leghista), la coperta è piuttosto corta. La dote del documento dovrebbe infatti aggirarsi attorno ai 32 miliardi di euro, con ben due terzi delle risorse destinati alla mitigazione del caro energia. Una porzione consistente invece sarà utilizzata per il taglio del cuneo fiscale.

La discussione sulla possibile ripartizione del beneficio sembra essere si conclusa a beneficio dei lavoratori. Sarà infatti confermato il taglio di due punti degli oneri contributivi per i redditi che non superano i 35 mila euro l’anno (quello deciso in due tappe dal governo Draghi scade a dicembre). In più per dipendenti con guadagni più bassi (fino a 20-23 mila euro) scatterebbe il taglio aggiuntivo di un punto. Sempre con la garanzia di mantenere intatta la pensione futura, assicurata dai contributi figurativi dello Stato. Sembra quindi sfumata l’ipotesi di riservare alle imprese il vantaggio dell’ulteriore riduzione di un punto. L’obiettivo finale, più costoso, resta quello di un abbassamento di cinque punti, idealmente senza limiti di reddito, di cui i datori di lavoro sarebbero beneficiari per un terzo. 


EXTRA PROFITTI
Le misure però saranno tante. E se l’azzeramento dell’Iva per un anno su latte e pane sembra essere naufragata (al contrario dell’abbassamento al 5% per prodotti per l’infanzia e per l’igiene intima femminile), trovano spazio la promessa abolizione del Reddito di cittadinanza per i 660mila occupabili, l’introduzione della flat tax per le partite Iva e l’incremento dell’assegno unico per i figli. Accanto però, potrebbero finirci anche una miriade di micro-iniziative che vanno dal raddoppio al 6% della Digital service tax, all’aumento della tassazione su tabacco, vincite del Lotto, del Superenalotto e del Gratta&Vinci e per i negozi che vendono cannabis “light”.

 
Non solo. Tra le iniziative al vaglio dei tecnici c’è anche un consistente “pacchetto sport” che potrebbe prevedere l’introduzione di finanziamenti agevolati (erogati dal credito sportivo o da Sport e Salute) per enti pubblici e privati che decidono di investire o ristrutturare strutture di alto livello degli sport professionistici. Infine, secondo quanto si apprende, l’esecutivo starebbe valutando nuovamente anche l’introduzione di un tetto nazionale al prezzo dell’energia (in tempo per il Consiglio straordinario del 24 novembre, quando i ministri dell’Energia dei Paesi Ue discuteranno delle proposte della Commissione). 


Tra le novità dovrebbe esserci anche la rimodulazione della tassa sugli extra-profitti delle aziende energetiche che, dal 25% attuale, potrebbe salire al 30% o al 33%. A cambiare però non sarebbe solo l’aliquota, ma l’intero meccanismo che ad oggi ha permesso di incassare solo una piccola parte dei 10,5 miliardi prospettati. L’idea è spostare il focus dalla dichiarazione d’Iva delle aziende al loro flusso di ricavo, dopo avergli sottratto i costi. Una rimodulazione voluta con forza dal sottosegretario all’Economia Maurizio Leo, attivissimo su questo fronte ormai da mesi. 
 

Ultimo aggiornamento: 12:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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