Manovra, altri 100 euro per il quarto figlio e i gemelli, via 3 punti di cuneo fiscale. Pensioni, verso quota 103. E torna il bonus tv

Previsti più aiuti per i nuclei numerosi. La maggiorazione dell’assegno anche in caso di gemelli

Sabato 19 Novembre 2022 di Andrea Bassi e Jacopo Orsini
Altri 100 euro per il quarto figlio e i gemelli, via 3 punti di cuneo fiscale. Pensioni, verso quota 103. E torna il bonus tv

Più aiuti per le famiglie numerose e taglio del cuneo fiscale di 3 punti (dai 2 attuali) per i redditi fino a 35 mila euro lordi l’anno. Sono alcune novità della manovra. Dal quarto figlio in poi, l’assegno unico sarà aumentato di 100 euro al mese. Una cifra forfettaria che si aggiunge ai 100 che già oggi vengono erogati come maggiorazione dell’aiuto. Insomma, ogni mese le famiglie con quattro minori, riceveranno 200 euro oltre all’assegno unico. Per dare un’idea, una famiglia con un Isee di 15 mila euro e 4 figli, percepirà un aiuto di 1.190 euro.

Se l’Isee è di 25 mila euro, si scende a 886. Per le famiglie che non presentano l’Isee, la somma sarà di 430 euro. La maggiorazione prevista anche con figli gemelli. Nel provvedimento ancora in fase di limatura dovrebbe entrare anche un fondo da 68 milioni l’anno per il potenziamento dei centri estivi.

Pensioni, uscita anticipata con 62 anni di età e 41 di anzianità

In attesa di cancellare la legge Fornero, come promette sempre il vice premier Matteo Salvini, il governo per il prossimo anno metterà in campo la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni (ma sull’età la trattativa è ancora aperta perché c’è chi punta a scendere a 61). Le risorse che potrebbero essere stanziate nella manovra dovrebbero essere intorno a 700 milioni per una platea totale di 45-50mila persone. La cifra da spendere per la nuova «Quota 103» raddoppierebbe nel 2024 fino a 1,4 miliardi ma il governo l’anno prossimo punta a varare una riforma complessiva della previdenza che consenta una maggiore flessibilità in uscita. Le coorti che saranno interessate alle nuove regole per l’uscita anticipata se si fisserà l’età minima a 62 anni sono solo quelle del 1960 e 1961 (quindi 62 e 63 anni) perché quelle più anziane sono già uscite con quota 100 (il 1959 con 62 anni nel 2021) e le più giovani saranno ancora bloccate. Chi infatti avrà nel 2023 64 anni di età e 41 di contributi ne aveva già 62 di età e 39 di contributi nel 2021 e aveva quindi i requisiti per Quota 100. Confermati poi strumenti ormai collaudati come Opzione donna e Ape sociale. Uscito invece già dai radar il contributo a chi decide di restare al lavoro pur avendo i requisiti per il pensionamento.

Televisori, altro stanziamento da cento milioni per nuovi apparecchi

Altri 100 milioni per i bonus per l’acquisto di nuovi apparecchi televisivi e decoder. La norma proposta rifinanzia una disposizione del 2021 che prevede, in caso di rottamazione di una tv non conforme ai nuovi standard di ricezione del segnale (Dvbt-2), l’erogazione di un contributo per ogni nucleo familiare, pari al 20% del prezzo di vendita dell’apparecchio fino a un massimo di 100 euro. I fondi serviranno anche a rifinanziare il bonus da 30 euro per l’acquisto di apparecchi televisivi, senza rottamazione, o di decoder, regolato da un’altra norma del 2019, che prevede l’erogazione di un contributo per i nuclei familiari con indicatore della situazione economica equivalente (Isee) non superiore a 20.000 euro. Prevista anche la proroga del contributo di 50 euro per l’acquisto di decoder satellitari per consentire la ricezione dei programmi televisivi nelle zone non rientranti nella zone in cui non arriva il segnale tv e nelle quali gli interventi infrastrutturali necessari per la ricezione del segnale televisivo non risultano sostenibili economicamente. Per gli enti del terzo settore prevista infine la consegna di un decoder gratuito da parte di Poste italiane.

Fisco, c’è la cancellazione di mini-cartelle e rate a chi non può pagare

Cartelle esattoriali cancellate fino a mille euro, imposta dimezzata per quelle fino a 3mila, rateizzazione per gli omessi pagamenti. È la nuova tregua fiscale varata dal governo. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha promesso di fermare il «diluvio» delle cartelle esattoriali, una mole di avvisi da 1.132 miliardi. «Tutte le operazioni che vogliamo fare non sono condoni», ha assicurato il viceministro di Fratelli d’Italia, spiegando che «l’imposta va sempre pagata, va tutta pagata» mentre si riducono le sanzioni e si dà una dilazione temporale. In realtà, le cartelle fino al 2015 e fino a mille euro saranno direttamente cestinate. Per le cartelle sopra i mille euro la strada individuata sarebbe invece quella di una riduzione delle sanzioni e degli interessi al 5% e una rateizzazione in cinque anni. La rateizzazione dovrebbe essere prevista anche per i pagamenti fiscali di chi in questi ultimi anni «non ce l’ha fatta» per Covid, bollette e difficoltà economiche. Il provvedimento riguarderebbe quindi non chi ha tentato di frodare il fisco omettendo di presentare la dichiarazione o falsificandola. Servirebbe invece ad aiutare chi ha presentato correttamente la sua dichiarazione ma poi arrivata la data di pagamento non ce l’ha fatta a saldare. 

Auto, accise sui carburanti, lo sconto è certo soltanto per il diesel

Niente più sconto sulle accise per la benzina. Tutte le risorse sarebbero invece dirottate sul diesel. È una delle ipotesi alle quali si lavora in vista della manovra che sarà esaminata in consiglio dei ministri a inizio della prossima settimana. In effetti nelle ultime settimane il prezzo del petrolio è sceso. Sul costo alla pompa della benzina l’effetto si è visto abbastanza marcatamente, con i prezzi scesi sotto 1,7 euro al litro al netto dello sconto di 30,5 centesimi in vigore fino a ieri sera e che dovrebbe essere prorogato a partire da oggi dal decreto aiuti quater. Il prezzo del gasolio, invece, si è ridotto solo marginalmente, rimanendo attorno agli 1,9 euro al litro, sempre al netto dello sconto sulle accise di 30,5 centesimi. Dunque il prezzo del diesel attualmente è superiore a quello della benzina. La ragione è che da settimane è partita una corsa all’accaparramento del gasolio in vista dell’embargo russo del 5 dicembre (Mosca è un grande raffinatore) e al possibile stop all’impianto di Priolo, che fornisce all’Italia il 20 per cento del suo fabbisogno. La misura allo studio per la manovra avrebbe un costo di 2,5 miliardi di euro. Una norma simile è stata applicata in Francia per andare incontro agli autotrasportatori. 

Tasse, flat tax del 15% fino a 85 mila euro per gli autonomi

La flat tax per tutti sognata dalla Lega non ci sarà nella manovra. Ma per gli autonomi il tetto della tassa forfettaria al 15% sui redditi l’anno prossimo salirà da 65 a 85mila euro. Per i dipendenti salta anche la versione ribattezzata “incrementale” della flat tax. Si era pensato infatti di prevedere una imposizione del 15% sull’incremento di reddito conseguito nell’anno rispetto ai redditi dichiarati nei tre anni precedenti. Ma poi l’ipotesi è stata accantonata. «Vorremmo estendere la 
flat tax incrementale ai dipendenti ma i numeri sono robusti ed è più complesso farlo», ha detto il vice ministro, Maurizio Leo. La flat tax incrementale (su qualsiasi incremento di reddito) dovrebbe invece essere riservata ai lavoratori autonomi in alternativa al regime forfettario. Per il mondo del lavoro dipendente le novità riguardano invece una più generosa detassazione dei premi aziendali di risultato, legati alla contrattazione di secondo livello. Attualmente sono sottratte all’imposta ordinaria le somme fino alla soglia di 3 mila euro, con una tassazione al 10 per cento: questa scenderebbe al 5, mentre sulla quota eccedente si verserebbe il 15, quindi comunque meno dell’aliquota marginale Irpef. 

Reddito, introdotta la stretta ma solo per chi è in grado di lavorare

Sterzata netta in arrivo sul reddito di cittadinanza, con una stretta che consentirà anche di recuperare risorse. Della misura di bandiera del governo Conte I varata nel 2019 verrà conservata la funzione assistenzialistica per chi non può lavorare, puntando a un limite temporale per chi è invece abile al lavoro: 18 mesi di reddito con sei mesi di stop da dedicare alla formazione in vista del reinserimento lavorativo, poi un décalage di 12 mesi. Attualmente è prevista una riduzione dell’assegno dopo il primo rifiuto dki una offerta di lavoro e la revoca dopo il secondo no. Il governo vuole arrivare allo stop già dopo il primo rifiuto. «Arriviamo a un percorso di 36 mesi di reddito e poi si esce», ha detto il sottosegretario al Lavoro della Lega, Claudio Durigon. La revisione «era nel nostro programma - ha detto ancora Durigon - e si deve scongiurare che diventi un reddito vitalizio per quelle persone che possono lavorare». Le famiglie che hanno iniziato a percepire l’aiuto nei primi mesi (aprile, maggio, giugno 2019) di entrata in vigore del sostegno, circa 860mila nuclei, sono rimasta in oltre un caso su due (457mila nuclei, pari al 53%) nella misura per tutta la durata possibile, quindi fino a settembre 2022, ultimo mese considerato in un recente rapporto dell’Inps.

Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 11:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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