Manovra, alle mamme più aiuti: oneri previdenziali dimezzati per favorire il rientro dopo la maternità

Oneri previdenziali dimezzati per favorire il rientro dopo la maternità obbligatoria

Domenica 31 Ottobre 2021 di Giusy Franzese
Manovra, alle mamme più aiuti: oneri previdenziali dimezzati per favorire il rientro dopo la maternità

Ci sono misure che possiamo considerare simboliche, come la riduzione dell’Iva dal 22% al 10% sugli assorbenti per l’igiene intima femminile. Se ne parlava da anni, a ogni manovra. Sono stati presentati una marea di emendamenti negli anni scorsi, ma poi all’ultimo minuto il taglio dell’Iva su un prodotto assolutamente necessario e che accompagna per circa quarant’anni tutti i mesi le donne, saltava sempre con la scusante che costava troppo (furono calcolati 300 milioni di euro per portare l’asticella dell’Iva al 5%). Stavolta no. Il taglio dell’Iva sui pannolini e i tamponi “non compostabili” sta per diventare realtà. Lo prevede l’articolo 4 della legge di Bilancio. E forse non è un caso che la misura abbia un suo articolo, sembra quasi voler dire: le donne al centro.

O almeno così ci piace pensare. 

Ovviamente la “manovra in rosa” non si limita agli assorbenti. Ci sono almeno altre tre misure degne di nota. In alcuni casi si tratta di proroghe, in altri di novità assoluta. A partire dalla decontribuzione per favorire il rientro al lavoro delle neo-mamme. E si, perché lo sanno tutti: per molte ragazze non basta aver conseguito una laurea con il massimo dei voti per riuscire a trovare un lavoro. Resta ancora molto diffuso nel nostro Paese il pregiudizio di una minore produttività delle donne che decidono di non reprimere il naturale desiderio di maternità.

Ben venga quindi l’incentivo offerto ai datori di lavoro affinché questi pregiudizi siano superati: le imprese private che favoriranno il rientro nel posto di lavoro di una neomamma subito dopo il congedo obbligatorio di maternità, usufruiranno del 50% di sconto sui relativi contributi previdenziali per un anno. «Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche», si legge nell’articolato. Ovvero per la donna non ci saranno conseguenze sull’assegno pensionistico. La norma è in via sperimentale per il solo 2022. Poi si vedrà se prorogarla. In manovra anche il prolungamento di tre mesi dell’indennità di maternità per le lavoratrici autonome con reddito basso (8.145 euro all’anno rivalutabili in base al tasso di inflazione).

LO SCALINO

È stata prorogata “opzione donna”, il canale di pensionamento anticipato concesso alle donne che hanno raggiunto specifici requisiti di età anagrafica e di versamenti contributivi: finora erano fissati a 58 anni di età (59 per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi. La manovra prevede lo stesso requisito contributivo, ma uno scalino di due anni per l’età, quindi 60 anni per le dipendenti del settore privato e 61 per le autonome. Un innalzamento che ha già scatenato un mare di polemiche, tra i sindacati e anche tra molte forze politiche. A gran voce si richiede di non innalzare l’età.

Anche perché di fatto la misura quasi si autofinanzia, visto che l’assegno pensionistico viene calcolato completamente con il metodo contributivo, penalizzando a vita chi vi accede con tagli tra il 20 e il 30% della pensione. Motivo per cui non è che finora ci sia stato questa folla di donne desiderose di rientrare tra le “opzioniste”. Negli ultimi dieci anni la media è stata di 14.000 donne all’anno andate in pensione con questo canale. Nel 2020 ha rappresentato soltanto il 2% dei pensionamenti totali delle donne per un costo totale di 369 milioni di euro. Bisognerà quindi attendere l’iter parlamentare per capire quale sarà la versione definitiva. A ogni modo la proroga è per il solo 2022. 

 

IL CERTIFICATO

Per rendere sempre meno teorica e più realistica la parità di genere la manovra rifinanzia l’apposito Fondo con 52 milioni di euro (contro i 2 previsti dalla legge di Bilancio 2020). Il fondo dovrà occuparsi anche del famoso “bollino rosa” da dare alle aziende pubbliche e private che promuovono al loro interno la parità di genere. E non si tratterà solo di un’attestazione meritoria da incorniciare e appendere all’ingresso dell’azienda. Chi ottiene il “bollino rosa” avrà anche «benefici contributivi» che un decreto interministeriale (Lavoro ed Economia) andrà a definire. 

La manovra prevede anche la definizione di un “Piano strategico nazionale per la parità di genere”, con la nascita di un Osservatorio nazionale e una Cabina di regia interistituzionale presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Piano - si legge - ha, tra gli altri, «l’obiettivo di individuare buone pratiche per combattere gli stereotipi di genere, colmare il divario di genere nel mercato del lavoro, raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici, affrontare il problema del divario retributivo e pensionistico».
 

Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 17:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA