Sciopero benzinai dalle 19 di martedì 24, stop anche ai self service. Tutti gli orari. Meloni: non si torna indietro

Lo stop sulla rete ordinaria e sulle autostrade

Lunedì 23 Gennaio 2023 di Redazione Web
Sciopero dei benzinai da domani alle ore 19, stop anche ai self service. «Ristabilire la verità dei fatti»

«Il provvedimento è giusto. Non torniamo indietro». Prima ancora che il premier Giorgia Meloni, da Algeri, detti la linea del suo esecutivo rispetto allo sciopero dei benzinai che inizierà questa sera alle ore 19 (dalle 22 sulle autostrade, per le successive 48 ore), i suoi ministri già si compattavano attorno a questo piano d’azione. 


A sentire chi ha avuto modo di confrontarsi con i titolari di Imprese e Ambiente, Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin, il ragionamento che viene fatto è infatti più o meno il seguente: quando è stato previsto il taglio delle accise dal governo di Mario Draghi i prezzi del carburante erano ben al di sopra dei 2 euro per litro, ora che i prezzi superano di poco 1,80 euro non ce n’è bisogno.

Peraltro gli interventi stabiliti nelle scorse settimane - è la tesi - già assorbono nuove eventuali impennate attraverso due misure.

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Sciopero benzinai, Meloni: “Provvedimenti Governo giusti, non c’è volontà colpire categoria”

La prima è la cosiddetta sterilizzazione dell’Iva che, in sintesi, prevede che se il prezzo del carburante sale oltre una determinata soglia in un bimestre di riferimento (circa 90 dollari al barile) l’incasso aggiuntivo finito nelle tasche dello Stato sotto forma di Iva venga utilizzato per compensare l’aumento della benzina. Un automatismo già presente all’interno del decreto carburanti che però, spiegano fonti di governo, è improbabile si inneschi in questa fase, riferendosi a prezzi medi bimestrali e non alle singole fluttuazioni di mercato. Del resto la convinzione tra i ministeri interessati, nonostante la partenza delle nuove sanzioni sul petrolio russo dal 5 febbraio, è che si andrà verso una «lenta stabilizzazione dei prezzi» alla pompa. Un fattore che, assieme alle misure anti-speculative contestate dai gestori, consentirà di superare questa fase delicata. 


Per di più per ridurre l’impatto sulle imprese del costo del carburante - ma soprattutto dell’inflazione - in legge di Bilancio sono già stati stanziati 200 milioni di euro per coloro che si occupano di autotrasporto merci (le modalità saranno decise con un decreto ad hoc che arriverà entro il prossimo 31 marzo).


IL PREMIER
Tornando alle parole del premier, è evidente come la posizione del governo sia in rotta di collisione con le associazioni di categoria. «Abbiamo immaginato dei provvedimenti, la categoria si è confrontata con il governo due volte, ha fatto legittime rimostranze, alcune erano di buone senso e su quello siamo andati incontro ma non potevamo tornare indietro su un provvedimento giusto: pubblicare il prezzo medio settimanale, anche per far capire all’utente la situazione, secondo me è una iniziativa di buon senso». 


E ancora: «Abbiamo tentato il più possibile di andare loro incontro - ha aggiunto Meloni - Poiché ovunque si raccontava, anche sulla stampa, che i prezzi erano alle stelle anche se la media dei prezzi settimanale non diceva questo, abbiamo cercato di capire come evitare che alcuni, molto pochi, potessero speculare. Prima era stato revocato lo sciopero e poi confermato ma sugli stessi provvedimenti, alcune associazioni hanno deciso di non aderire e quindi ci sono punti di vista diversi. Ma non c’è alcuna volontà di colpire la categoria e mi dispiace se qualcuno l’ha interpretato così, c’era la necessità di fare ordine per evitare comportamenti sbagliati».
Per il momento, come detto, il governo non sembra preoccupato nemmeno dallo stop totale alle importazioni di carburanti dalla Russia che dal 5 febbraio interesserà tutti i prodotti raffinati. Evento che, secondo alcuni analisti, potrebbe far schizzare i in alto i prezzi del diesel. Non in Italia, però, secondo gli operatori del settore.

«Non credo che ci saranno grandi fiammate dei prezzi. La data dell’embargo era nota da tempo. I mercati tendono ad anticipare. Gli aumenti sono stati già scontati» dice Claudio Spinaci, presidente Unem, l’associazione delle imprese che operano nei settori della raffinazione, dello stoccaggio e della distribuzione di prodotti petroliferi. A differenza di altri paesi Ue l’Italia, con i suoi 13 impianti di raffinazione, ha una capacità produttiva superiore ai consumi interni. E visto che dal luglio scorso non importa più dalla Russia nemmeno quel 5% di gasolio precedente, non ha “buchi” da colmare. «Il leggero trend al rialzo di questi ultimi giorni - spiega Spinaci - è dovuto a questioni congiunturali, quali lo sciopero delle raffinerie in Francia e il freddo, non dimentichiamo che il gasolio è utilizzato anche per il riscaldamento. Con le scorte piene in tutta Europa, il problema - conclude - non è adesso, semmai potrebbe proporsi nell’autunno 2023». Parole rassicuranti, che si spera trovino riscontro anche al momento dei rifornimenti alla pompa. 

Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio, 07:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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