Licenziamenti, patto tra imprese e sindacati: utilizzare tutta la Cig fino ad esaurimento

Mercoledì 30 Giugno 2021 di Andrea Bassi
Licenziamenti, patto tra imprese e sindacati: utilizzare tutta la Cig fino ad esaurimento

Più che un tavolo di confronto è stata una vera e propria trattativa. Serrata. Conclusasi con un complicato accordo tra governo, sindacati e Confindustria. Cgil, Cisl e Uil si erano recate a Palazzo Chigi intenzionate a uscire con un allargamento della proroga del blocco dei licenziamenti non limitata al solo settore del tessile. Ma per il governo disconoscere l'accordo di maggioranza preso con la mediazione diretta di Mario Draghi, non era possibile.

Così per raggiungere l'obiettivo, si è deciso di puntare su un «avviso comune», un accordo con Confindustria e le altre associazioni datoriali, firmato anche da Draghi e dal ministro del lavoro Andrea Orlando, con un meccanismo per «blindare» il comportamento delle aziende escluse dal novero delle eccezioni allo sblocco dei licenziamenti.

Licenziamenti, ecco la proroga

Un accordo il cui scopo, almeno nelle intenzioni dei sindacati, è quello di vincolare le aziende ad utilizzare, prima di licenziare, tutti gli strumenti istituzionali e contrattuali a disposizione. A partire dalla Cassa integrazione ordinaria a zero ore per 12 settimane prima di effettuare il licenziamento. Nei fatti equivale a una proroga generalizzata del blocco fino al 31 ottobre.

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Un passaggio non facile da digerire per Confindustria che all'allungamento generalizzato del blocco fino ad ottobre si è sempre strenuamente opposta. Ma alla fine l'intesa è stata raggiunta. Confindustria ha ottenuto che nel testo si scrivesse che l'impegno è solo a «raccomandare» ai propri associati di utilizzare tutti gli ammortizzatori sociali prima di procedere ai licenziamenti. Un suggerimento, insomma, non un vincolo stringente. Non solo. Nell'avviso comune è specificato anche che le parti «auspicano e si impegnano ad una pronta e rapida conclusione sulla riforma degli ammortizzatori sociali, sull'avvio delle politiche attive ed il rafforzamento dei processi di formazione permanente e continua».

Il patto prevede anche la creazione di un tavolo di monitoraggio a Palazzo Chigi per seguire e governare eventuali crisi sociali. Dunque i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri hanno ribadito il no alla soluzione prospettata dal governo rivolgendo la loro proposta direttamente a Confindustria. Il governo, dal canto suo, qualche modifica al decreto che sarà adottato oggi l'ha comunque concessa ai sindacati. La principale riguarda i tavoli di crisi aperti presso il ministero dello Sviluppo economico. Nel vertice di maggioranza di due giorni fa, si era deciso per una proroga di 13 settimane della Cassa integrazione straordinaria a fronte dell'impegno delle imprese a non licenziare. Si è deciso di ricomprendere le crisi aziendali, invece, direttamente nella Cassa-Covid e, dunque, nel blocco automatico dei licenziamenti.


LA RIUNIONE
La riunione è stata lunghissima. Iniziata alle tre del pomeriggio si è conclusa a sera inoltrata. Ed è stata intervallata da molti stop and go durante i quali i ministri presenti all'incontro insieme a Draghi, quello del lavoro Andrea Orlando e quello dell'Economia, Daniele Franco, si sono appartati per discutere riservatamente. Interruzioni chieste dal governo proprio per approfondire le questioni sollevate dai sindacati su alcuni aspetti della proroga del blocco. Ma anche per avviare una interlocuzione con Confindustria per arrivare ad un accordo tra le parti sociali per affrontare con una posizione non conflittuale un passaggio delicato come questo.

 

Del resto un paio di giorni fa era stato il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, a parlare della necessità di arrivare ad un patto con le parti sociali nel privato come già fatto nel settore pubblico dove i sindacati hanno sottoscritto un accordo per l'innovazione nel Pubblico impiego ottenendo in cambio l'avvio immediato del tavolo per il rinnovo del contratto di lavoro. Il governo, insomma, vuole a tutti i costi mantenere la pace sociale in un frangente fondamentale per il Paese. A fine mese arriverà la prima tranche di aiuti europei del Recovery fund. Venticinque miliardi di euro che dovranno essere spesi a stretto giro. Poi l'Europa verserà le altre rate dei 200 e passa miliardi di euro man mano che riforme e investimenti saranno portati a termine. Una verifica semestrale. Il clima sociale insomma, è importantissimo se si vogliono raggiungere gli obiettivi. Anche perché in arrivo ci sono riforme importanti e con temi delicati: dalla giustizia alla concorrenza.

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Ultimo aggiornamento: 10:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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