Lo stop ai licenziamenti sarà prorogato al 31 gennaio 2021, in linea con lo stato d’emergenza.
«La tensione è alta, la preoccupazione tra i lavoratori è enorme. È necessario fare andare di pari passo il provvedimento di cig con il blocco dei licenziamenti» ha detto la leader Cisl, Annamaria Furlan. E per i sindacati in questo momento il governo dovrebbe già dire con chiarezza che la cig Covid sarà concessa a partire da gennaio per almeno altre 18 settimane. «A
Al di là di dove sarà fissata l’asticella (a tarda sera l’incontro è stato sospeso per un paio di ore per poi concludersi alle 2.30 con un nulla di fatto: Landini, Furlan e Bombardieri, sono stati fermi nel ribadire che la proroga della cassa integrazione ed il blocco dei licenziamenti debbano camminare di pari
passo) il governo insiste per arrivare alla fine dello stop già con una via di uscita, «un graduale ritorno alla normalità», Covid permettendo ovviamente.
L’USCITA GRADUALE
«Qualunque sia la data X di fine del blocco, è chiaro che ci si deve arrivare preparati, proprio per evitare un momento di drammatizzazione» hanno detto i ministri Roberto Gualtieri e Nunzia Catalfo, che hanno accennato a «un pacchetto di misure di politiche attive» in aiuto dei lavoratori che dovessero perdere il posto di lavoro. I ministri hanno invitato sindacati e Confindustria ad avviare un tavolo in tempi brevi per cercare «soluzioni che rendano gestibile la transizione» verso la fine dello stop. «Il governo vi sarà di supporto se serve» ha assicurato Gualtieri.
Il blocco ai licenziamenti sarà prorogato in continuità rispetto al decreto Agosto. Con le stesse eccezioni, relative alle aziende fallite, cessate o che hanno fatto accordi con i sindacati. Lo stop vale anche per chi da metà novembre (e sono tante aziende) ha già finito le 18 settimane di Covid. A questo proposito il decreto «colmerà il buco» fino a fine anno, ha assicurato la ministra Catalfo.
Di fatto quindi, per quanto riguarda la partita licenziamenti, la palla passa alle parti sociali. Sono loro che dovranno inventarsi come uscire gradualmente dal blocco. Il governo per adesso si è limitato a suggerire «un pacchetto di misure per potenziare gli strumenti di politiche attive», senza entrare nei dettagli. E senza smentire l’ipotesi di un contributo aggiuntivo da far pagare ai datori di lavoro che licenziano, proprio per finanziare le politiche attive. Di certo l’idea non è piaciuta per niente a Confindustria. E nemmeno all’opposizione. «In un momento di grave crisi, interrompere un rapporto di lavoro non è uno sfizio ma una drammatica esigenza dettata dalle contrazioni dei volumi e da un mercato stravolto dalla tragedia del Covid. Ci auguriamo che arrivi subito una netta smentita a questa follia della tassa su chi licenzia» ha dichiarato il deputato di Forza Italia Luca Squeri.