Detrazioni, assegni e occupazione femminile. La spinta per la natalità

Sabato 22 Aprile 2023 di Luca Cifoni
Detrazioni, assegni e occupazione femminile. La spinta per la natalità

Detrazioni fiscali per ridurre l’imposta alle famiglie rispetto a quella pagata dai contribuenti singoli. Ma anche rafforzamento dell’Assegno unico e universale e spinta al lavoro femminile, in linea con il modello europeo in cui la maggiore occupazione delle donne si accompagna a più alti tassi di fecondità. Il piano pro-natalità delineato dal governo non punta su un solo strumento ma cerca di agire su più fronti, dovendo tra l’altro fare i conti con i vincoli di bilancio illustrati ieri l’altro ieri dal ministro Giorgetti e ribaditi ieri anche dal viceministro Leo.
Come indicato dallo stesso titolare di Via Venti Settembre, per sperare di ottenere risultati in un contesto ormai difficilissimo servono politiche costanti nel tempo e il più possibile condivise a livello politico. Il sottinteso è che natura e quantità degli aiuti non possono cambiare da un governo all’altro, se si vuole che i genitori di oggi e quelli potenziali di domani percepiscano un ambiente effettivamente favorevole; ovvero in grado di rimuovere gli ostacoli che attualmente portano a ritardare la scelta di avere figli, se non a lasciarla cadere.


LA ROTTA
Sul fronte fiscale, si tratta di reintrodurre un sostegno diretto per i contribuenti con figli a carico. La relativa detrazione - per i ragazzi di età inferiore ai 21 anni - è stata cancellata per dirottare le relative risorse finanziarie verso l’Assegno unico e universale (Auu). Ora verrebbe reintrodotta ma - conti pubblici permettendo - dovrebbe essere rimodellata. Lo schema precedente prevedeva un importo decrescente al crescere del reddito. L’idea è invece fissare un importo uguale per tutti ma eventualmente graduato in base al numero dei figli, in modo da favorire in modo particolare le nascite successive alla prima.

La forma tecnica è ancora tutta da definire e potrebbe essere quella della deduzione dal reddito piuttosto che della detrazione d’imposta.


LE TAPPE
Lo strumento fiscale non è alternativo all’Auu. Anzi le due modalità di sostegno dovrebbero convivere, come del resto accade pur se a livelli diversi in Francia e Germania. Il programma elettorale di maggioranza prevedeva un incremento del 50 per cento dell’importo base (attualmente fissato a 189 euro mensili a figlio dopo l’adeguamento all’inflazione). Si tratta di un obiettivo di legislatura, per cui dal prossimo anno è ipotizzabile un nuovo scatto in avanti dopo gli interventi dell’ultima legge di Bilancio (che sono andati a beneficio dei bimbi di età inferiore a un anno e dei nuclei con almeno tre figli). L’importo dell’assegno è legato al valore dell’Isee del nucleo familiare: si ipotizza anche una modifica della scala di equivalenza di questo indicatore per favorire le famiglie più numerose, mentre sembra difficile (anche perché costosissimo) arrivare ad un Auu uguale per tutti alla stregua del Kindergeld tedesco.
Anche su questo capitolo la variabile finanziaria è decisiva. I conti si faranno a ottobre. Il governo è già impegnato a cercare le risorse per la riforma fiscale generale: il menu delle coperture parte per ora da circa 4 miliardi ritagliati dai conti 2024 e dal consueto catalogo delle agevolazioni fiscali. In più, se vorrà confermare il taglio dei contributi previdenziali (nella versione rafforzata in via di definizione) l’esecutivo si ritroverà con una decina di miliardi già ipotecati. L’alternativa sarebbe accettare una riduzione del netto in busta paga per i dipendenti.


TERZO ASSE
Il terzo asse è l’occupazione femminile. Nell’esecutivo c’è la consapevolezza che se si vuole favorire la natalità il lavoro delle donne va incentivato e non scoraggiato. Negli ultimi anni c’è stata una discreta crescita, nonostante le varie fasi di crisi economica; ma il tasso di occupazione poco sopra al 50 per cento è ancora lontanissimo dalla media europea che vede una partecipazione al lavoro delle donne del 65 per cento. Si tratta allora di potenziare gli sgravi contributivi già esistenti ed anche di migliorare il quadro delle misure per l’imprenditorialità. A questi interventi devono però aggiungersi quelli per la conciliazione tra vita e attività professionale, rivolti anche all’universo maschile: un primo passo è stato fatto sempre nella manovra con l’introduzione di un mese aggiuntivo di congedo retribuito all’80% della retribuzione invece che al 30% e fruibile - in alternativa - anche dal padre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci