Recovery plan, un fondo per integrare salario e formazione: 730 milioni per le aziende. Ecco come richiederli

Martedì 29 Settembre 2020 di Giusy Franzese
Recovery plan, un fondo per integrare salario e formazione: 730 milioni per le aziende. Ecco come richiederli

In tanti casi potrebbe essere l’alternativa alla cassa integrazione. Con un vantaggio sia per l’azienda che vi ricorrerà a costo zero (anche senza causale Covid), sia per il lavoratore che, non solo non subirà decurtazioni di salario, ma al termine del percorso si ritroverà con uno skill professionale più performante e adeguato alle richieste del mercato del lavoro. Sta per essere firmato dai ministri Nunzia Catalfo (Lavoro) e Roberto Gualtieri (Economia) il provvedimento che rende operativo il “Fondo nuove competenze”, il nuovo strumento fortemente voluto proprio dalla Catalfo nato con il decreto Rilancio e ideato per accompagnare le imprese verso una graduale ripresa dell’attività dopo l’emergenza epidemiologica. Verrà gestito dall’Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro; avrà una dotazione iniziale di 730 milioni di euro (230 stanziati dal decreto Rilancio, altri 500 dal dl Agosto) ma il governo già conta di alimentarlo ulteriormente con la  prossima legge di Bilancio. Sarà uno dei pilastri del Recovery plan.

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Il Fondo consentirà la rimodulazione dell’orario di lavoro a parità di salario. Con una precisione: lo strumento non ha niente a che vedere con lo slogan “lavorare meno per lavorare tutti”. E non a caso nel decreto non si parla di “riduzione” dell’orario di lavoro, ma appunto di “rimodulazione”. Le ore di lavoro che il dipendente non impiegherà per svolgere i suoi compiti presso il datore di lavoro (fabbrica, ufficio, laboratorio artigianale, servizi, ecc.) saranno utilizzate nella formazione e nella riqualificazione professionale. Non è previsto alcun onere a carico dell’azienda, la quale invece potrà “approfittare” dello strumento per usufruire di un temporaneo sgravio del costo del lavoro. A sua volta, come detto, il lavoratore non subirà tagli alla retribuzione, cosa che invece accade con i classici ammortizzatori sociali. E in un periodo di crisi profonda come quello che stiamo attraversando, con la prospettiva di centinaia di migliaia di posti di lavoro persi e di massiccio accesso agli ammortizzatori sociali, non è cosa da poco.

I PALETTI
Due i paletti: il decreto fissa 250 euro come tetto massimo di ore utilizzabili all’anno a lavoratore; per accedere al Fondo le aziende devono aver stipulato, entro il 31 dicembre 2020, accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro per «mutate esigenze organizzative e produttive». Il Fondo è rivolto a tutti i datori di lavoro del settore privato, piccole e grandi aziende.

COME FUNZIONA
Il decreto entrerà in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale prevista a giorni. Le domande di accesso al Fondo saranno gestite dall’Anpal, la quale a breve (entro 15 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) pubblicherà sul proprio sito internet istituzionale un avviso con la modalità per la presentazione delle istanze, nonché i requisiti per l’approvazione delle stesse (occorrerà allegare l’intesa stipulata con i sindacati e il progetto per lo sviluppo delle competenze, con il numero dei lavoratori coinvolti e le ore di formazione richieste). Il decreto prevede che «al fine di semplificare la procedura di istanza, in caso di gruppi societari la domanda può essere presentata dalla capogruppo anche per conto delle società controllate al 100%».

PAGA L'INPS
L’Anpal ha il compito di verificare che tutti i requisiti siano presenti, a pagare invece sarà l’Inps con rate trimestrali.

CRITERIO CRONOLOGICO
Le aziende interessate dovranno però sbrigarsi: varrà il criterio cronologico di presentazione della domanda. Fino a copertura risorse, che per ora, come detto, si fermano a 730 milioni di euro. A meno che non intervengano le Regioni con altri soldi. Il decreto infatti - che ha ottenuto il via libera anche dalla Conferenza Stato Regioni - prevede la possibilità di cofinanziamento da parte dei Programmi Operativi Nazionali e Regionali di Fondo Sociale Europeo, dei Fondi Paritetici Interprofessionali (in quest’ultimo caso il contributo sarà al 40% a carico del Fondo Interprofessionale e per il 60% a carico del Fondo nuove competenze).

I CORSI
Per quanto riguarda i percorsi di formazione è specificatamente previsto che debbano iniziare entro il 31 dicembre 2020, ma possono anche «protrarsi oltre». A organizzare i corsi possono essere «soggetti privati ovvero altri soggetti che per statuto o istituzionalmente, sulla base di specifiche disposizioni legislative o regolamentari, svolgono attività di formazione, ivi comprese università pubbliche e private riconosciute, Centri per l’Istruzione per Adulti-CPIA, centri di ricerca accreditati dal Ministero dell’Istruzione, anche in forma organizzata in reti di partenariato territoriali o settoriali». Ammessi anche i corsi nella stessa azienda che ha presentato istanza di contributo, purché possa dimostrare «preventivamente di possedere, direttamente o indirettamente, i requisiti fisici, tecnici e professionali di capacità formativa per lo svolgimento del progetto proposto i cui risultati devono essere in stretta connessione con gli obiettivi di produzione aziendale».

IN EUROPA
In Europa esistono già esperimenti di orario di lavoro ridotto compensato con la formazione.

Accade in Francia, ad esempio, dove accanto allo strumento dello “chomage partiel” le imprese che hanno sospeso o ridotto l’attività a causa dell’emergenza sono incoraggiate ad utilizzare un sussidio speciale per il training (FNE-Formation). Anche i 100 miliardi di euro del Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) approvati dall’Eurogruppo ad aprile scorso hanno come finalità quella di fornire prestiti a condizioni agevolate agli Stati membri che approvino misure a sostegno dell’occupazione, quali il potenziamento di programmi di integrazione salariale in caso di riduzione degli orari di lavoro. L’obiettivo è quello di preservare posti di lavoro, ma anche  la capacità produttiva e il capitale umano delle imprese.
 
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Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA