Iva azzerata su pane e pasta. Il presidente Confimi: «Servono più sostegni contro il caro-bollette, molte aziende a rischio»

Intervista a Paolo Agnelli

Lunedì 25 Luglio 2022 di Umberto Mancini
Iva azzerata su pane e pasta. Il presidente Confimi: «Servono più sostegni contro il caro-bollette, molte aziende a rischio»

Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria, lei guida un gruppo industriale di 14 aziende con 180 milioni di fatturato, cosa si aspetta il mondo delle imprese dalle ultime mosse del governo Draghi?
«Credo sia giusto e doveroso avere a cuore i conti dello Stato, tenere in ordine il bilancio, ma ora bisogna salvare il mondo delle imprese e quindi i lavoratori e le famiglie. Ritengo che il bonus da 200 euro non sia sufficiente, è una misura importante ma contro l'exploit del caro energia ha purtroppo effetti limitati. Stesso discorso per il credito d'imposta alle aziende del 25% sugli aumenti energetici. In linea di principio la misura va nella direzione giusta, ma nei fatti è insufficiente perché deduce tutti gli aiuti precedenti dati alle imprese, il cosidetto de minimis» .
Ovvero, che significa?
«Significa in soldoni che è vero che lo Stato paga una quota del 25% ma che c'è un tetto agli aiuti di 200 mila euro in 3 anni. A questi vanno sottratti gli incentivi percepiti nell'ultimo biennio, quello per il Covid, il Dpa, i finanziamenti. Ecco che i 200 mila euro vengono di fatto azzerati. Il mio gruppo spenderà in tre anni 6 milioni di euro in più per il gas, ma alla fine del periodo non riceveremo praticamente nulla».
Va cambiato subito il sistema?
«Certo.

E lo può fare questo governo. Altrimenti il solo credito d'imposta resta una presa in giro che non aiuta le aziende, anzi. Così come non serve a molto dare 200 euro in più alle famiglie se poi il conto per la bolletta arriva a 2000 euro. Insomma, serve uno sforzo maggiore, siamo in una situazione di emergenza, con la crisi Russia-Ucraina ben lontana dalla soluzione, il vento della recessione, l'aumento dei tassi d'interesse».

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Non è ottimista sul futuro?
«Sono realista. L'esecutivo Draghi ha il tempo per intervenire, avrebbe dovuto già correggere il decreto Aiuti togliendo il de minimis e mi auguro che venga incontro alle nostre richieste. In ballo c'è il futuro del sistema produttivo e di milioni di lavoratori».
Siamo in ritardo anche a livello europeo?
«Siamo in grave ritardo. Il tetto al prezzo del gas sarebbe dovuto essere già operativo. Il presidente Draghi ha spinto molto, ma l'Europa ha rinviato la partita a settembre. E potrebbe essere già tardi».
Cosa bisogna fare?
«Bisogna fare come hanno fatto Spagna e Portogallo. Se l'incremento del gas supera il 40 per cento interviene lo Stato. In questo modo si tutelano le aziende e i posti di lavoro, si danno certezze. Se non si affronta questo problema seriamente migliaia di aziende saranno a rischio con le conseguenze negative facilmente immaginabili. Va affrontato il problema ora, prima dell'inizio dell'inverno, prima che la situazione non sia recuperabile. L'Europa va in ordine sparso e questo non ci aiuta. La grande forza e credibilità di Draghi all'estero andava indirizzata meglio».

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Ora c'è il rischio di un ulteriore balzo dell'inflazione?
«Con questi costi energetici è inevitabile. L'Italia da vent'anni non fa una politica energetica seria. La Polonia ha puntato sul carbone, la Francia sul nucleare, Spagna e Portogallo si sono date un tetto al prezzo del gas. Spetterà al nuovo esecutivo cambiare strada, dare una svolta dopo un lungo periodo di immobilismo. Eppure sarebbe bastato incentivare i pannelli solari, diversificare le fonti, magari spostare un po' di fondi del bonus 110 per cento sulle rinnovabili. Invece dipendiamo ancora da Putin».
Forse sarebbe bastato sfruttare meglio il nostro gas?
«I 5 Stelle hanno frenato, ma anche su questo fronte il governo avrebbe dovuto fare di più per sfruttare le nostre risorse. In questo modo per le aziende è difficile reggere la concorrenza internazionale».
Cosa chiedete al nuovo esecutivo che uscirà dalle urne di settembre?
«Fino ad oggi è mancata una visione industriale per il Paese. Bisogna fissare le priorità, definire le strategie, farlo rapidamente, partendo proprio dalla necessità di avere sovranità nei settori chiave, energia in primis».
 

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 22:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA