Oltre 22 miliardi da spendere il prossimo anno per sostenere l’economia.
I trimestri
Questo ampio margine di manovra deriva in buona sostanza dalla maggiore crescita dell’economia attesa per il 2021. Cinque mesi fa si ipotizzava un 4,5 per cento di incremento del Pil per l’anno in corso ma - come ha fatto notare ieri il ministro dell’Economia Daniele Franco presentando insieme a Mario Draghi la Nadef - già nel primo semestre è stata “acquisita” una crescita del 4,7: quello sarebbe il valore finale se gli ultimi due trimestri avessero un andamento piatto. Siccome invece per il terzo che sta per chiudersi è atteso un incremento (rispetto al precedente) di oltre il 2 per cento, anche mettendo in conto un rallentamento nel quarto si avrebbe appunto un dato annuale intorno al 6 per cento. Invece il prossimo anno la variazione del prodotto sarà positiva ma un po’ meno di quanto atteso ad aprile (4,2%) perché una parte della spinta risulterà già assorbita nel 2021.
La maggior crescita genera quasi automaticamente una riduzione del rapporto deficit/Pil: ma a questo effetto si aggiungono nell’anno corrente entrate fiscali e contributive ancora maggiori delle attese e spese più contenute: l’obiettivo per il 2021 scende al 9,4%. Trascinato sul 2022, il miglioramento genera un disavanzo che in rapporto al Pil sarà inferiore di circa un punto e mezzo rispetto alle vecchie stime: sono circa 28 miliardi.
Buona parte di questo margine, i 22 già ricordati, viene sfruttata per sostenere ancora l’economia. La politica di bilancio espansiva proseguirà nel 2023, con l’obiettivo di assicurare una crescita del Paese che al di là del rimbalzo post Covid si ponga in modo duraturo al di sopra delle medie pre-pandemiche. Dal 2024 invece - anno in cui il prodotto interno lordo dovrebbe avere un incremento dell’1,9 - ci saranno scelte più attente alla riduzione del deficit ed anche del debito, che comunque già quest’anno si attesta su un percorso di discesa rispetto al 2020 (153,5% del Pil). Il risanamento dei conti sarà a quel punto una necessità anche se come ha fatto osservare Draghi è «irrealistico» pensare che a livello europeo si torni alle stesse regole del vecchio Patto di stabilità. Il presidente del Consiglio si è mostrato ottimista anche sul fronte dell’immagine internazionale del nostro Paese, che a suo giudizio sta guadagnando la fiducia degli investitori esteri. E le scelte sul Progetto nazionale di riforma e resilienza (Pnrr) confermerebbero questa situazione: Draghi ha rivendicato al suo esecutivo di «non aver mancato una sola scadenza» di quelle programmate a livello europeo.
La revisione
Infine il premier ha confermato che all’interno della riforma fiscale è in programma una revisione delle rendite catastali. Nella legge delega il riferimento sarà molto generale «essenzialmente informativo-statistico» mentre i dettagli saranno affidati ai decreti delegati. Obiettivo rivedere valori non aggiornati da decenni, ma senza aumentare la tassazione. Anzi, secondo Draghi si potrebbe addirittura fare in modo che «nessuno paghi di più e nessuno paghi di meno».