Ita Airways, ecco perché è ancora strategica (e può diventare il nuovo biglietto da visita del Paese)

Mercoledì 31 Agosto 2022 di Osvaldo De Paolini
Ita Airways, ecco perché è così strategica oggi (e può diventare il nuovo biglietto da visita del Paese)
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Ci sono più ragioni che spiegano tanta attenzione da parte della stampa alle vicende di Ita Airways. Alcune persino scontate, come il mantenimento di migliaia di posti di lavoro che senza una compagnia di bandiera partecipata dallo Stato e governata da regole italiane sarebbero in numero di gran lunga inferiore. Ma ci sono almeno due ragioni che meritano di essere citate anche perché spiegano tanta determinazione da parte dei governi che in questi anni si sono succeduti a tenere in piedi un vettore con la livrea tricolore nonostante le perdite devastanti procurate dalla vecchia Alitalia alla casse dello Stato (e a quelle dei “capitani coraggiosi”) per l’incapacità dei timonieri che di volta in volta si sono avvicendati alla sua guida.

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L'importanza di un vettore proprio

La prima è che un paese lungo 1.200 chilometri non può fare a meno di disporre di un vettore proprio, pena difficoltà enormi nelle comunicazioni da Nord a Sud che nemmeno l’alta velocità su rotaie, per quanto efficiente, è in grado di superare. Ciò vale per gli spostamenti delle persone che si muovono per motivi turistici, ma vale soprattutto per quanti hanno necessità di viaggiare rapidi per lavoro o per affari: per avere un’idea delle grandezze in gioco, basti citare gli oltre 80 milioni di soggetti che hanno transitato negli aeroporti italiani nel 2021, un anno peraltro segnato dagli effetti paralizzanti della pandemia e dagli stop and go delle aziende. A ciò si aggiungano i trasferimenti di persone e merci con destinazione estera, in Paesi con i quali l’Italia intrattiene importanti scambi economici che quindi contribuiscono alla formazione del Prodotto interno lordo (Pil) sotto la voce export-import: una voce tutt’altro che irrilevante.

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Ita, il tema occupazione

Si obietterà che non necessariamente si deve disporre di una propria compagnia aerea, perché il servizio può essere svolto anche da vettori esteri radicati nei nostri aeroporti senza che lo Stato si assuma i rischi d’impresa che l’iniziativa comporta (Alitalia docet). Ciò è vero fino a un certo punto. Anzitutto, come abbiamo spiegato, si porrebbe un problema occupazionale non indifferente, in considerazione del fatto che, per definizione, le succursali sono le prime a subire le conseguenze di scelte aziendali mirate alla maggiore efficienza o a fronteggiare le crisi cicliche: quando il cuore dell’impero soffre, sono le periferie che pagano il prezzo più salato. In secondo luogo per un Paese come l’Italia, ricco di storia, di arte, di bellezze naturali, di bien vivre, una compagnia di bandiera ben gestita può fare molto per lo sviluppo delle innumerevoli attività che possono nascere attorno a queste filiere con grande beneficio per la nostra bilancia: tutto ciò si chiama turismo, come tutti sanno la voce più importante del nostro Prodotto lordo. Ebbene, difficilmente una compagnia straniera anteporrebbe gli interessi di un Paese diverso dal proprio per favorirne la crescita; semmai userebbe gli aeroporti del Paese ospite come punto di transito per rendere più agevole l’arrivo nel proprio Paese, opportunamente esaltato in ciò che può offrire.
 

Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 00:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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