Irpef, si va verso tre aliquote: «Ipotesi al 23, 27 e 43%»

Tasse con nuovi scaglioni al centro della riforma del Fisco voluta da Leo. Fitto garantisce che sul Pnrr l’obiettivo sarà raggiunto, ma vanno fatte modifiche

Domenica 18 Dicembre 2022 di Francesco Malfetano
Irpef, si va verso tre aliquote: «Ipotesi al 23, 27 e 43%»

«Finora abbiamo avuto governi di respiro corto. Mentre noi abbiamo un orizzonte che va oltre». Che si parli di Pnrr, di strategie industriali o di riforma fiscale, da piazza del Popolo, dove Fratelli d’Italia ha celebrato i suoi primi dieci anni, i ministri del governo Meloni puntano tutti il mirino ben oltre la manovra.

In attesa di archiviare gli ultimi emendamenti alla legge di Bilancio infatti (oggi in Commissione e martedì in Aula per il voto), si affinano le misure che si proverà a varare il prossimo anno. 

Ad esempio, come spiega il viceministro al Tesoro Maurizio Leo, si andrà verso un nuovo «abbassamento della tassazione», ormai «insopportabile» per gli italiani, attraverso una completa revisione delle imposte. In primis dell’Irpef, le cui aliquote saranno ridotte e «addolcite», scaglionandole - coperture finanziarie del prossimo anno permettendo - in 3 nuove soglie: 23, 27 e 43%. Vale a dire, salvo sorprese, rispettivamente per redditi fino a 15mila euro, fino a 55mila e, al 43 (o al 42%) per chi percepisce redditi ancora superiori. Del resto Leo non ha mai fatto mistero di voler rivoltare il sistema fiscale italiano come un calzino, passando non solo per la riforma dell’Irpef, ma soprattutto per la flat tax incrementale in parte già inserita in manovra, e quella strutturale pronta per gli autonomi. E poi i nuovi (e in parte contestati dalla Ue) meccanismi anti-evasione. «Bisogna cercare di invogliare l’utilizzo di strumenti, carte prepagate, carte di credito, però non bisogna demonizzare il contante perché dai dati non c’è assolutamente la prova che il tetto è uno strumento per contrastare l’evasione fiscale». 

Un tema caro anche al ministro agli Affari europei Raffaele Fitto che, intervistato ieri dal direttore del Messaggero Massimo Martinelli durante il dibattito “La prima manovra del nuovo governo” tenuto insieme allo stesso Leo e al ministro per il Made in Italy Adolfo Urso, ha definito «paradossale» la polemica sul tetto al contante, sottolineando che «in Europa è a 10mila euro» e «noi veniamo criticati per averlo dimezzato». 
Fitto, impegnato al fianco di Meloni a Bruxelles nel difendere «l’interesse italiano», ha rivendicato anche l’impegno dell’esecutivo nel centrare i 55 obiettivi previsti per il 31 dicembre dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dopo l’ultimo aggiornamento infatti, ne mancano “solo” 15, eppure «il target sarà raggiunto» ha garantito il ministro, sempre convinto della necessità di apportare delle modifiche al Pnrr. Continuando a dialogare con la Commissione Ue ad esempio, si punta ad ottenere l’autorizzazione a utilizzare nel prossimo anno le risorse che non sono state spese nel piano Transizione 4.0. «Secondo alcune stime che abbiamo fatto non sono ancora complete perché l’anno non è concluso, ma dovrebbero esserci dei residui pari a circa 3 miliardi di euro». «Noi vogliamo porre questioni oggettive e su questo non derogheremo» ha concluso Fitto. L’intento più ampio del resto, è rendere l’Italia e Meloni sempre più centrali all’interno della complessa macchina comunitaria. 

L’EUROPA

Un primo passo peraltro, è stato già compiuto giovedì al Consiglio Ue: «Se si sono sbloccate vicende come il Pnrr all’Ungheria, la minimum tax e gli aiuti all’Ucraina è perché la nostra premier incontrando il premier ceco e quello polacco ha creato le condizioni per superare questo ostacolo. Quando ci accusano di difendere gli interessi nazionali, lo facciamo come fanno anche gli altri paesi, con serietà». L’ambizione, palesata da Urso, è ora rendere conservatrice anche la maggioranza europea. «Fra 20 mesi porteremo la destra al governo d’Europa!» ha detto tra gli applausi della platea. 
E nell’ottica di cambiare gli «asset europei», il ministro ha poi chiarito che è fondamentale anche il tema dell’energia. «Il nostro obiettivo è fare non solo del nostro Mezzogiorno, ma di tutta l’Italia, l’hub energetico d’Europa - ha spiegato Urso - Per 30 anni l’Europa si è rifornita di energia da Russia, Norvegia e Nord-est. Ma ora noi possiamo diventare non più paese destinatario di energia ma produttore. Per rifornire anche la Germania» con i gasdotti provenienti dal Nordafrica. Per questo «Serve una politica energetica comunitaria», ha ripetuto Urso denunciando i ritardi dell’Europa sul tetto al costo del gas, «e il prezzo lo hanno pagato le famiglie e le imprese. Con Terna possiamo essere l’hub elettrico del Mediterraneo». 

Ultimo aggiornamento: 18:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA