Fisco, nuova Irpef e flat tax: la riforma prevede tre aliquote e l’imposta piatta anche per i dipendenti

Testo verso il Cdm, 2 anni per la riforma Leo: «Azzerata l’Iva sui beni essenziali»

Giovedì 9 Marzo 2023
Fisco, nuova Irpef e flat tax: la riforma prevede tre aliquote e l’imposta piatta anche per i dipendenti

Subito una riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef. Ma anche una prima “flat tax” per i dipendenti. Si applicherà sui redditi aggiuntivi rispetto a quelli dell’anno precedente, come già avviene in via sperimentale per gli autonomi. Sarebbe però riduttivo limitarsi a parlare di Irpef per il progetto in 22 articoli preparato dal vice ministro all’Economia Maurizio Leo, e che sarà attuato nei prossimi due anni.

Il tentativo è quello di riformare in radice l’intero sistema fiscale italiano: dalle tasse sulle persone a quelle sulle imprese, dalla riscossione alle sanzioni, dalle rendite finanziarie fino alle accise.

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Cosa comprende la riforma

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, parlando ieri alla presentazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate, ha spiegato che la riforma fiscale comporterà una «graduale riduzione» del carico su famiglie e imprese. E ha aggiunto come «il patto sociale», abbia tenuto. Leo ha sottolineato la necessità di «cambiare verso» all’accertamento fiscale. I rapporti tra Fisco e contribuente devono dialogare di più. E a questo, servirà, per esempio, il concordato preventivo biennale introdotto dalla riforma. Sarà il Fisco a dire al contribuente quante tasse si aspetta di incassare nei successivi due anni. Se il contribuente accetterà i conteggi dell’Agenzia, per 24 mesi non subirà accertamenti.

I capitoli esclusi

Nella riforma c’è tanto. Ma ci sono anche capitoli che non sono entrati. Come, per esempio, la riduzione del cuneo contributivo chiesta da tempo e a gran voce da Confindustria. Carlo Bonomi, il presidente degli industriali, ieri si è mostrato freddo sulla strada intrapresa dal governo. «Se si parla solo di rimodulazione di alcune aliquote», ha detto Bonomi, «non è questa la strada». I dubbi riguardano anche la tassazione delle imprese. La riforma introduce una sorta di “doppia aliquota” per l’Ires: una base del 24% e una ridotta, probabilmente, del 15%. Per accedere a quest’ultima sarà necessario fare investimenti ed assumere personale (soprattutto over 50 e percettori del Reddito di cittadinanza). A fronte però dello “sconto”, saranno cancellati una serie di incentivi, sempre sugli investimenti, molto graditi alle imprese, come l’Ace o industria 4.0. 

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I principi

Stabiliti i principi, per capire i veri impatti della riforma bisognerà attendere i decreti attuativi. Quanto in là si potrà spingere il governo, dipenderà dalle risorse che saranno trovate. L’ipotesi più accreditata è che le tre aliquote siano fissate al 23% la prima, al 33% la seconda e al 43% la terza. Ci sono altre strade allo studio. Una che vede la prima aliquota al 23%, la seconda al 27-28% e la terza al 33%. Ma ovunque venga posta l’asticella, si tratta solo di un tassello. Per capire quali contribuenti saranno avvantaggiati e quali invece saranno eventualmente penalizzati, sarà necessario conoscere altri dettagli, come il livello a cui sarà fissata la “no tax area”, ossia la soglia di reddito non soggetta a tassazione.

Le novità

La delega introduce inoltre diverse altre novità, come la possibilità di dedurre dal reddito i contributi previdenziali e le spese sostenute per produrre il reddito stesso anche da parte dei dipendenti. L’idea insomma, sarebbe di non applicare più le aliquote sul 100% del reddito, ma su una percentuale più bassa. C’è poi da capire il destino delle attuali detrazioni e deduzioni di imposta. Su quest’ultimo fronte, la delega prevede che ogni contribuente abbia a disposizione un “forfait”, una sorta di budget calcolato in percentuale del suo reddito complessivo (compresi i proventi per esempio da affitti o da rendite finanziarie). Supponiamo che il reddito sia di 50 mila euro e il forfait del 10 per cento. Il contribuente avrebbe la possibilità di scaricare spese (scolastiche, veterinarie, di funerali, e tutte le altre), fino al raggiungimento di questa soglia. L’altro elemento, di cui pure parla la delega, è quello della «equità orizzontale». È intesa nel senso che qualsiasi tipo di reddito della stessa categoria deve avere lo stesso trattamento fiscale. Dunque significa che saranno “allineate” le detrazioni per redditi la lavoro e da pensione. C’è nel progetto del governo, invece, un lieve cenno ad un altro elemento di questa “equità”, ossia l’introduzione di un principio di quoziente familiare che permetta di tener conto del carico dei figli per contribuenti con gli stessi redditi ma con diverse composizioni familiari. Ci sarà poi «l’Iva zero» per alcuni beni essenziali come pasta, pane e latte. Una misura per fronteggiare il caro prezzi e ridurre l’inflazione. 

Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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