Inps, corsa ad ostacoli per lo Spid: esclusi 12 milioni di pensionati

Giovedì 1 Ottobre 2020 di Francesco Bisozzi
Inps, corsa ad ostacoli per lo Spid: esclusi 12 milioni di pensionati

 Sedici milioni di pensionati costretti a una corsa a ostacoli per ottenere l’identità digitale e poter utilizzare così i servizi online dell’Inps. Lo Spid doveva avvicinare la Pubblica amministrazione ai cittadini, rendendo più semplice l’utilizzo dei servizi digitali, invece a causa del Sistema pubblico di identità digitale tutto potrebbe diventare più complicato, soprattutto per gli anziani. Possiedono l’identità Spid quasi 11 milioni di cittadini, di cui appena 400 mila hanno più di 65 anni. Risultato? Dopo che l’Inps ieri ha smesso di rilasciare il pin per accedere ai suoi servizi, per milioni di pensionati è scattato l’allarme.

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I NUMERI

«La buona notizia è che 4 milioni di loro, il 25% quindi, già possiedono il pin, e potranno continuare a usarlo per tutta la fase di transizione, che durerà qualche mese.
Quella cattiva è che ci sono 12 milioni di pensionati senza pin che per accedere ai servizi online dell’Inps ora devono obbligatoriamente dotarsi delle credenziali Spid, ma per i meno informatizzati non è una passeggiata. In migliaia già si sono rivolti a noi perché tagliati fuori dal portale», spiega al Messaggero il segretario nazionale del Sindacato pensionati italiani della Cgil Raffaele Atti.  La procedura per entrare in possesso dell’identità Spid in effetti non è delle più semplici. Bisogna rivolgersi ai gestori privati accreditati dall’Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale, tra cui Poste, Tim e Aruba, giusto per citarne alcuni, a cui poi spetta il compito di verificare l’identità del richiedente, di persona (in questo caso il servizio è gratuito) o via webcam (a pagamento).

 

IL PERCORSO

Per portare a compimento l’operazione servono dai 5 ai 20 minuti a seconda del gestore che si adotta, a patto però di avere una certa confidenza con dispositivi tecnologici come pc, tablet e smartphone, altrimenti si entra in un labirinto da cui è difficile uscire in tempi rapidi. Non stupisce perciò che il Sistema pubblico di identità digitale, partito nel 2016, finora abbia faticato così tanto a imporsi. In 4 anni ha conquistato solo 11 milioni di italiani: un anno fa esatto le identità Spid erano 4,5 milioni, a marzo 6 milioni, poi gli aiuti erogati dal governo durante l’emergenza, come il bonus vacanze, che può essere richiesto solo tramite identità digitale con l’app del governo Io, hanno determinato negli ultimi mesi 5 milioni di nuove richieste. Lo Spid però continua a rimanere un servizio per giovani: giusto il 3,5 per cento delle identità attive appartiene a over 65, mentre una su tre è stata richiesta da cittadini con un’età compresa tra 18 e 44 anni. «La decisione dell’Inps di non rilasciare più nuovi pin, imponendo a tutti lo Spid, è priva di logica, per non dire irresponsabile.
 

GLI ANZIANI

Se da un lato lo Spid può semplificare la vita a molti cittadini, facilitando l’accesso ai servizi online della Pubblica amministrazione, dall’altro incentivando questo strumento si penalizzano i più fragili, come gli anziani. Richiedere lo Spid non è così semplice e veloce come si vuole far credere: bisogna avere un indirizzo di posta elettronica, un computer, uno smartphone. Chi ha solo un semplice cellulare, come la gran parte degli ultrasettantenni, si sente inevitabilmente escluso», avverte il presidente dell’Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona. É stata l’ex ministra della Pa Marianna Madia a lanciare lo Spid, ma poi l’attuale ministra per l’Innovazione Paola Pisano l’ha elevato a protagonista della trasformazione digitale del Paese. Una mossa azzardata, al punto che la stessa Inps, tra i primi enti pubblici a rendere disponibili sul web i propri servizi (nel 2012), per adesso non ha fissato il termine della fase transitoria, durante la quale si potrà continuare a utilizzare il vecchio pin se ne è in possesso. Nella circolare n.87 l’istituto spiega che «in base all’andamento del processo di passaggio allo Spid, l’Inps di concerto con il ministero per l’Innovazione, quello del Lavoro e l’Agid, stabilirà la data di cessazione definitiva della validità dei pin rilasciati prima di ottobre». Insomma, se non è un salto nel vuoto poco ci manca. 

Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 18:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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