Invalidità civile, boom di richieste: piano Inps per l’emergenza

Martedì 20 Luglio 2021 di Luca Cifoni
Invalidità civile, boom di richieste: piano Inps per l’emergenza

Trecentoventimila in attesa della prima visita con l’Inps e altri 860 mila presso le Asl, nei territori in cui non c’è la convenzione con l’istituto di previdenza. In tutto ben oltre un milione di persone: sono numeri che danno un’idea di come nell’ultimo anno e mezzo l’invalidità civile sia diventata un’emergenza. A causa del Covid e delle restrizioni che ha provocato, ma non solo.

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​Invalidità civile, boom di richieste: ​piano Inps per l’emergenza

L’Inps, che gestisce direttamente circa un quarto delle procedure mediche per questa prestazione, corre ai ripari con un ambizioso piano che punta ad azzerare l’arretrato entro l’anno, attraverso la creazione di un hub centralizzato a Roma e il ricorso massiccio alla visita agli atti, ovvero a distanza sulla base della documentazione inviata dal cittadino.

Ma in prospettiva il fenomeno è destinato a crescere ancora, come uno dei tanti effetti del processo di invecchiamento della popolazione. Al punto da spingere Gabriella Di Michele, direttore generale dell’istituto, a domandarsi quanto a lungo il sistema potrà reggere: «È un problema di strutture ma anche di sostenibilità finanziaria del sistema - argomenta Di Michele - e forse bisognerà iniziarsi a chiedere se non è il caso di legare maggiormente le prestazioni al reddito, per poter concentrare l’aiuto verso coloro che ne hanno più bisogno».

LE NORME In base alle norme in vigore l’assegno agli invalidi civili (287,09 euro per tredici mensilità in caso di riduzione della capacità lavorativa dal 74 al 99 per cento) viene erogato con un limite di reddito personale a 4.931,29 euro l’anno mentre la pensione di inabilità (deve essere al 100%) ha una soglia fissata a 16.982,49 euro l’anno. Invece l’indennità di accompagnamento (522,10 euro per 12 mensilità con inabilità al 100 per cento e incapacità di compiere gli atti quotidiani della vita) è riconosciuta a tutti indipendentemente dal reddito. In seguito ad una sentenza della Corte costituzionale dello scorso anno, i titolari di pensione di inabilità dai 18 anni in poi hanno diritto alla maggiorazione fino a 651 euro mensili, in base a un diverso limite di reddito. Che cosa è successo con la pandemia? «Lo scorso anno, in seguito alla sospensione delle visite che di fatto è durata fino a novembre, si sono accumulate 150 mila pratiche in più da smaltire, mentre per il 2021 stimiamo di averne 650 mila contro le 510 mila abituali, perché molti che avevano rinunciato ora stanno facendo domanda» spiega Di Michele.

L’Inps affronta questa ondata con 300 medici dipendenti e circa 1.400 che lavorano in convenzione con un orario di 25 ore settimanali. «Ora stiamo riuscendo ad assumerne 189 ma non entreranno in servizio prima del prossimo anno» osserva il direttore generale. È una situazione alla quale - si ragiona a Via Ciro il Grande - è possibile rispondere in un solo modo: sfruttando la possibilità offerta da una legge del 2020 di effettuare “visite agli atti” ovvero non in presenza ma sulla base della sola documentazione. Attualmente sono poco meno del 25 per cento del totale, ora dovrebbero passare al 70-80 per cento. Contemporaneamente verrà creato un hub specializzato negli uffici Inps di Via Ballarin a Roma, che accentrerà le domande per poi eventualmente smistarle presso i vari centri medico-legali. In questo modo per fine anno dovrebbero essere azzerate le visite in attesa che si sono accumulate oltre il livello normale. E si tornerà al tempo medio di 120 giorni per definire una pratica sanitaria. «Quello precedente al Covid, che tuttavia non possiamo certo definire ottimale» spiega ancora Di Michele. Ma per abbassarlo, servono appunto nuove risorse, a partire dai medici.

LE PROCEDURE Va ricordato che l’istituto di previdenza gestisce le procedure mediche per l’invalidità nel Lazio, in Calabria, in Basilicata, in Campania (con l’eccezione di Napoli) e in altre province di Friuli, Veneto e Sicilia. I problemi di arretrato si concentrano nei centri urbani, con una criticità particolare che riguarda Roma. Dal 2010 compete all’Inps la liquidazione delle prestazioni, che normalmente avviene in 25 giorni dal momento in cui è stato dato l’ultimo via libera dai medici. Un buon risultato rispetto al periodo precedente in cui questo compito toccava alle prefetture. Nella recente relazione annuale, il presidente Tridico ha chiesto di rivedere una normativa oggi ancora frammentata: «Sarebbe giusto accentrare il processo di accertamento della malattia in Inps, evitando quello presso le Asl, semplificando le commissioni, per dare omogeneità di giudizio e tempi certi e brevi nelle decisioni» Resta in campo naturalmente l’azione di controllo nei confronti di coloro che potrebbero non avere diritto alle prestazioni. Le visite di revisione avvengono per legge ogni tre anni. In prospettiva - ma servirebbe un intervento legislativo - potrebbe essere contrastata la pratica di presentare domande a ripetizione per la stessa patologia. Una furbizia a cui soprattutto in passato si faceva ricorso. 

Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 17:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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