Bonus 600 euro, ecco perché il sito Inps va in tilt (e non è solo colpa degli hacker)

Mercoledì 1 Aprile 2020 di Luca Cifoni
Bonus 600 euro, ecco perché il sito va in tilt (e non è solo colpa degli hacker)

Si potrà sapere magari abbastanza presto se al disastro andato in scena sul sito dell'Inps sul fronte dei bonus per il coronavirus abbia contribuito l'azione di qualche hacker. Ma è già abbastanza chiaro che quanto accaduto era ampiamente prevedibile già nei giorni scorsi. Le colpe non sono solo dell'istituto, che però avrebbe certamente potuto (e dovuto) correre ai ripari nei giorni scorsi, quanto meno per limitare i danni.

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Un solo gestore. Il governo ha deciso di affidare sostanzialmente solo all'Inps la gestione delle molte misure contenute nel decreto legge dello scorso 17 marzo: dalla cassa integrazione ai voucher baby-sitter, dai congedi per i genitori all'indennità per i lavoratori autonomi. Dieci miliardi di euro da distribuire in pochi giorni a 11 milioni di persone, come ha spiegato lo stesso presidente Tridico. L'unica eccezione è data dall'analoga indennità per i professionisti, gestita dalle rispettive casse previdenziali. La scelta di accentrare sarebbe stata forse ragionevole in tempi normali, viste le materie di cui si occupa l'istituto, ma in circostanze eccezionali ha portato di fatto ad un aumento del caos, sul fronte della comunicazione ma soprattutto su quello organizzativo e informatico. Agenzia delle Entrate, Poste e sistema bancario avrebbero potuto dare un aiuto importante.

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I vincoli di legge e l'ambiguità sul click day. La norma che istituisce l'indennità per i lavoratori autonomi (ma anche quella sul voucher baby-sitter) prevede esplicitamente il monitoraggio delle domande da parte dell'Inps e il rifiuto delle domande in caso di superamento (o di previsione di superamento) delle risorse stanziate. Su questo vincolo di legge si è costruito l'equivoco del click day, che l'Inps ha fatto balenare per poi smentirlo, ancora ieri alla vigilia dell'avvio delle procedure. Ma era troppo tardi: l'annuncio che non ci sarebbe stato un termine e che le richieste sarebbero state comunque accettate non è apparso credibile, visto che fino a poche ore prima lo stesso sito dell'istituto menzionava il criterio dell'ordine cronologico. Semmai era necessario chiedere chiarezza al governo, il quale avrebbe potuto garantire esplicitamente il rifinanziamento delle misure, per tentare di scongiurare la corsa mattutina a intasare il sito.

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Tutto insieme sul canale telematico. Anche se la pressione di cittadini e imprese era forte, probabilmente non è stato saggio concentrare nella stessa data il via a due importanti procedure, quando il sito era già in sofferenza per le pratiche della cassa integrazione e quelle dei congedi parentali, senza parlare delle funzioni ordinarie. Per l'indennità autonomi poi il canale telematico era l'unico disponibile, mentre almeno per il voucher baby-sitter è stato prevista la possibilità di usare il call center telefonico, oltre ai patronati. A posteriori appare chiaro che anche la scelta di riservare orari diversi ai vasi soggetti (privati cittadini, consulenti del lavoro, patronati etc.) poteva essere adottata più efficacemente prima, invece che come tardiva via di uscita.

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Le criticità interne. Tutte queste considerazioni possono in parte spiegare il sovraccarico del sito e il successivo tilt. Ma il fatto che si sia arrivati, anche se per poco tempo, a mettere a rischio la privacy dei dati degli utenti è qualcosa di più grave. Che c'entrino gli hacker è tutto da dimostrare, ma di certo la struttura informatica dell'Inps, che pure ha una tradizione importante ed ha contribuito alla modernizzazione del Paese, ha fatto ieri una pessima figura. Andranno accertate le cause di quanto successo, anche per capire se un ruolo negativo sulla tenuta del sistema lo abbiano avuto l'eccessivo ricorso all'outsourcing e il recente criterio dell'alternanza degli incarichi dirigenziali (a scapito della specializzazione).

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Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA