Inflazione, picco negli Stati Uniti. Cosa succede in Europa? I rischi con la guerra e l'incubo stagflazione

Lunedì 30 Maggio 2022 di Gabriele Rosana
Inflazione, picco negli Stati Uniti. Cosa succede in Europa? I rischi con la guerra e l'incubo stagflazione

BRUXELLES I prezzi corrono un po’ dappertutto, ma l’esposizione alla guerra in Ucraina mette l’Europa più a rischio delle altre potenze globali. E torna l’incubo stagflazione. In Turchia l’aumento dei prezzi al consumo ad aprile sfiora il 70% su base annua, la percentuale più alta registrata tra le economie del G20. E mentre la Federal Reserve americana decide una stretta monetaria senza precedenti in oltre vent’anni e la Bank of England alza oggi nuovamente i tassi nonostante i timori di recessione, la morsa dell’inflazione si fa sentire anche nell’Eurozona. Tra gli analisti negli Stati Uniti c’è chi vede la luce alla fine del tunnel per l’economia nazionale, escludendo una corsa dei prezzi fuori controllo come negli Anni Settanta: il picco, insomma, sarebbe già stato raggiunto. Nel Vecchio continente, invece, l’inflazione sarebbe ancora destinata a correre, soprattutto alla luce delle nuove sanzioni contro la Russia che colpiscono le forniture energetiche in arrivo da Mosca, con lo stop al petrolio a partire dal 2023 - dopo quello al carbone da agosto - sul tavolo dei Ventisette e la scure che pende anche sui flussi di gas.

Inflazione, le stime di Eurostat

Le stime stilate da Eurostat relative ad aprile hanno inquadrato una crescita del Pil a fatica e un tasso d’inflazione al 7,5%, in aumento (Italia sotto la media, al 6,6%, tra Francia al 5,4% e Germania al 7,8%; mentre cifre record si registrano fra i Baltici, con l’Estonia che sfiora il 20%): un dato trainato ancora dai costi eccezionali dell’energia, in aumento del 38% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Ma anche l’inflazione di base, che non tiene conto della maggiore volatilità dei prezzi dell’energia e del carrello della spesa, dimostra un’accelerazione preoccupante, tale da suggerire che il fenomeno è qui per restare e radicarsi nelle economie reali dell’Ue. Secondo una ricostruzione di Bloomberg, i mercati sembrano scommettere su un’accelerazione decisa dell’inflazione in Europa anziché negli Stati Uniti.

La pressione sulla Bce

La fiammata dei prezzi e le strette monetarie disposte dalle altre principali Banche centrali mondiali rinnova la pressione sulla Bce per alzare i tassi anche nell’Ue, una mossa che potrebbe però attendere la seconda metà dell’anno, anche se i falchi del consiglio direttivo dell’Eurotower vogliono per avere una decisione in questo senso già in estate, ricordando il mantra per cui il mandato dell’istituto è garantire la stabilità dei prezzi attorno all’obiettivo simmetrico del 2%: il rompicapo che preoccupa Francoforte è, tuttavia, la combinazione dell’inflazione record con la crescita lenta, a seguito del doppio shock provocato da pandemia e guerra. Il che produrrebbe un cocktail esplosivo: la stagflazione. Aumentare i tassi di interesse può aiutare a tenere sotto controllo l’inflazione, ma rischia di rallentare ulteriormente il Pil; al contrario, confermare la politica monetaria espansiva minaccia di spingere ancora i prezzi verso l’alto. Lo scenario ottimistico di rapida ripresa delle economie mondiali verso dei nuovi ruggenti Anni Venti (il paragone, fatto tra gli altri dal Financial Times, è con quelli del secolo scorso, che fecero seguito alla prima guerra mondiale) è rapidamente andato in fumo con l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Che presenta un conto da pagare anzitutto alle economie del Vecchio continente, le più esposte alle conseguenze della guerra. 

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