Inflazione, chi ci guadagna e chi ci perde? Cosa succederà a pensionati, dipendenti, imprese

Il rischio è che tutto si fermi e il sistema economico entri in recessione

Martedì 23 Agosto 2022 di Giusy Franzese
Inflazione, chi ci guadagna e chi ci perde? Cosa succederà a pensionati, dipendenti, imprese

C’è chi (come le associazioni dei consumatori) stima stangate di migliaia e migliaia di euro per la famiglia media, e c’è chi (come le associazioni dei produttori) si “ferma” a poco più di cinquecento euro.

Di certo il rialzare la testa ai livelli attuali del “mostro inflazione” fa danni a tutti. Al semplice cittadino, che deve fare i conti con i prezzi impazziti. Ma anche alle imprese, soprattutto nelle situazioni come quella che stiamo vivendo in cui i rincari sono dovuti sopratutto all’energia e alle materie prime. E così anche i soliti furbetti - come alcuni commercianti lesti a ritoccare i listini - stavolta hanno poco da gioire. C’è poco da girarci attorno: un’inflazione galoppante ai ritmi attuali (l’Istat ha certificato +7,9% a luglio) non fa bene a nessuno. Il rischio è che tutto si fermi e il sistema economico entri in recessione.

 

Le categorie protette: i pensionati 

Il governo Draghi ha messo in campo tutta una serie di norme per aiutare le famiglie più in difficoltà, a cominciare dagli sconti in bolletta, che però non annullano del tutto gli effetti del carovita. I più protetti saranno i pensionati per i quali da quest’anno è tornato il meccanismo di adeguamento automatico al costo della vita. Un meccanismo comunque che ha due limiti: scatta l’anno successivo agli aumenti; il recupero è al cento per cento solo per i pensionati che ricevono un assegno mensile fino a 4 volte l’assegno sociale (circa 2 mila euro), per gli altri il recupero sarà parziale in base a precisi scaglioni (i pensionati che ricevono tra 4 e 5 volte l’assegno avranno il 90% di aumento rispetto all’inflazione; i pensionati che ricevono più di 5 volte l’assegno sociale avranno il 75% di aumento rispetto all’inflazione).

 

I dipendenti

Chi rischia di subìre più danni di tutti è il lavoratore dipendente, che con il suo stipendio fisso e sempre uguale deve fare esercizi di equilibrismo per mantenere lo stesso tenore di vita. Chi ha un po’ di risparmi da parte, se la può cavare attingendo al suo “tesoretto”. Per gli altri c’è poco da fare: il caroprezzi a lungo andare porterà a sacrificare qualcosa. Il recupero con i rinnovi contrattuali? In genere è sempre parziale e comunque arriva con un ritardo di quattro anni almeno. Meglio non confidarci troppo. I COMMERCIANTI Un tempo si diceva che erano quelli che ci guadagnavano perché nei cartellini del prezzo il ritocco all’insù era sempre più alto dell’inflazione. Ma in realtà con i livelli attuali non è così: ritocchi dei prezzi troppo alti hanno l’effetto di scoraggiare gli acquisti e far perdere clientela. Tant’è che molte catene della grande distribuzione, in questi ultimi mesi, hanno preferito trasferire sui prezzi soltanto una parte dei rincari, tagliando quindi il loro guadagno.

 

Le imprese

I produttori sono i primi a rimetterci, soprattutto quando il rialzo dell’inflazione, come ora, dipende dai fattori energetici e dalle materie prime. Le bollette alle stelle fanno esplodere i costi di produzione, ma in genere non si riesce a trasferire i rincari in automatico e subito sui listini. In un primo tempo quindi l’effetto inflazione si sentirà sui profitti.

 

I tassi

Per combattere il mostro inflazione l’arma più efficace è in mano alle banche centrali: aumentare il costo del denaro, così da spingere il sistema a spendere in modo più oculato. L’aumento dei tassi di interesse è ovviamente un danno per chi ha preso soldi a prestito a tassi variabili: le aziende per i loro investimenti, i cittadini per acquistare merce o immobili. E' un danno anche per le casse del Tesoro  che dovrà pagare tassi di interesse più alti sui propri titoli di Stato. 

 

L'inflazione buona

L’inflazione non è sempre cattiva. Anzi. Per far sviluppare e crescere un sistema economico serve un tasso di inflazione intorno al 2%. Stare sotto quel livello significa che il sistema arranca, le fabbriche riducono la produzione perché c’è poca richiesta dei loro prodotti, e il lavoro si distrugge. Un’inflazione a un livello troppo basso, con prezzi fermi o addirittura in calo, solo apparentemente è un beneficio per i conti delle famiglie, in realtà è sintomo delle difficoltà di un sistema economico che viaggia all’indietro. Il calo dei prezzi infatti innesca un circolo vizioso che è un danno per il sistema economico: molte aziende non ce la fanno a stare sul mercato e chiudono; così si perdono posti di lavoro, il reddito delle famiglie diminuisce e si consuma di meno; per riuscire a vendere le aziende sopravvissute abbassano ancora di più i prezzi, sono costrette a tagliare i costi (anche quello del lavoro) e il circolo continua, mentre il Paese si impoverisce sempre più. Quando un’economia è florida invece la gente spende, le aziende assumono, i giovani trovano lavoro.

Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 07:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA