Inflazione boom (+2,1%), rischio stangata su mutui e famiglie: «635 euro in più in un anno»

Martedì 31 Agosto 2021 di R.Ec.
Inflazione boom (+2,1%), rischio stangata su mutui e famiglie: «635 euro in più in un anno»

Galoppa l'inflazione in Italia, a livelli mai visti da gennaio 2013. Secondo l'Istat l'aumento ad agosto è dello 0,5% su base mensile e del 2,1% su base annua (dal +1,9% del mese precedente). Dietro a questa fiammata c'è la crescita dei prezzi dei beni energetici e quella dei beni alimentari, ma anche la ripresa delle attività e l'aumento del prezzo del petrolio. Un segnale positivo, in parte, perché questo dato, letto assieme al balzo del Pil nel secondo trimestre, indica che il nostro Paese sta riprendendo a crescere. Ma anche un'avvisaglia preoccupante, per le famiglie e i consumatori, che secondo alcune associazioni di categoria rischiano di pagare centinaia di euro in più all'anno per ogni nucleo.

Aumento record dell'inflazione, il traino di beni energetici e alimentari

L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +0,6%, mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera da +0,4% a +0,6%.

L'inflazione acquisita per il 2021, quindi, è pari a +1,8% per l'indice generale e a +0,9% per la componente di fondo.

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L'accelerazione, come spiega in modo più approfondito l’Istat, si deve prevalentemente a quella dei prezzi dei beni energetici (da +18,6% di luglio a +19,8%) e più nel dettaglio a quelli della componente non regolamentata (da +11,2% a +12,8%), mentre i prezzi della componente regolamentata hanno avuto solo una lieve accelerazione (da +34,2% a +34,4%). Poi contribuiscono alla dinamica, ma in misura minore, i prezzi degli alimentari lavorati (che accelerano da +0,2% a +0,8%) e quelli degli alimentari non lavorati (che invertono la tendenza da -0,2% a +0,8%).

L'aumento congiunturale dell'indice generale, quindi, è dovuto anche a fattori stagionali che influenzano la crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,8%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,7%). Quello dei trasporti è il comparto che registra dopo abitazione, acqua e elettricità (+9,6%), l'incremento tendenziale più ampio (+5,3%). Nel 2013 si registrò un aumento dei prezzi del 2,2%, non molto diverso da quello registrato oggi.

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Oltre ai numeri sul Pil questi dati sull'inflazione vanno letti assieme a quelli della spesa delle famiglie, aumentata nel secondo trimestre dell’anno del 5,2%. In particolare gli acquisti di beni durevoli sono cresciuti dello 0,6%, quelli di beni non durevoli dello 0,7%, quelli di servizi del 9,4% e quelli dei beni semidurevoli del 4,7%. La ripresa degli investimenti è stata determinata dalla spesa per armanenti, impianti e macchinari, cresciuta del 2,8%, con la componente dei mezzi di trasporto in progresso del 3,3%, mentre quella di abitazioni e fabbricati non residenziali e altre opere è cresciuta, rispettivamente, del 3% e del 2,9%.

Il pericolo per le famiglie

Federconsumatori, però, lancia l'allarme. Secondo l'associazione di categoria «con il tasso di inflazione a questi livelli le ricadute per i cittadini salgono a +625,80 euro annui a famiglia». «Un aumento preoccupante - prosegue la nota- che incide significativamente sulle condizioni di vita delle famiglie, specialmente quelle meno abbienti. Inoltre la continua crescita dei costi dell'energia non potrà che avere ulteriori conseguenze negative sul fronte della povertà energetica, fenomeno in forte crescita nel Paese». 

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Da qui la richiasta al governo: «intervenga sul versante dei prezzi, avviando un attento monitoraggio e mettendo all'ordine del giorno una ormai improrogabile riforma del sistema di tassazione su bollette (a
partire da una attenta revisione dei famigerati oneri di sistema) e sui carburanti (con una revisione delle accise e l'adizione di un sistema di accisa mobile)».

Le preoccupazioni di Confcommercio

Anche secondo Confcommercio qualche preoccupazione è ragionevole. L'associazione fa notare in una nota che «la spinta generata dagli energetici non accenna ad esaurirsi, determinando un forte incremento della spesa delle famiglie per questa tipologia di consumi, in molti casi difficilmente comprimibili, e un aumento dei costi per molte aziende. Ad oggi, l'ipotesi di un avvicinamento a fine anno alla soglia del 3% appare sempre più probabile».

Il pericolo è che, visto che l'aumento dell'inflazione riguarda tutta Europa, «l'eventuale prosecuzione di questa dinamica esponga le autorità monetarie a pressioni per l'adozione di atteggiamenti meno accomodanti, con potenziale pregiudizio dell'intensità della ripresa». «Anche per tale ragione - conclude la nota- la realizzazione delle riforme e dei correlati investimenti deve procedere con efficienza e al ritmo più spedito possibile».

Eventuali effetti sui mutui?

Difficile, invece, è prevedere l'effetto sui mutui, il cui "costo" dipende da: l’Eurirs (costo sulla base del quale le banche in Europa si scambiano il denaro per un periodo di tempo prefissato) o l’Euribor (tasso di riferimento che rappresenta il tasso medio delle transazioni finanziarie in Euro compiute tra le banche più importanti europee), a seconda che si tratti di un tasso variabile o di un tasso fisso; e dallo spread deciso dalle banche. Difficile comunque che ci siano significativi contraccolpi in tempi rapidi.

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Dopo l'oscillazione al rialzo dei tassi fissi e variabili nella prima parte dell'anno prima di questi dati gli analisti prevedevano un assestamento dei tassi, vista anche la promessa di politiche accomodanti da parte della Bce. Tuttavia a riservare qualche sorpresa potrebbero invece essere gli istituti di credito, che stanno aumentando lo spread. Le banche potrebbero fare i conti con la ripresa dell'inflazione e le logiche dell'economia e far tornare i tassi a livelli decisamente più alti delle anomalie degli ultimi anni. Ma non è chiaro ancora quando e come.

Ultimo aggiornamento: 18:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA