Imu più leggera per chi paga dal conto: i Comuni potranno ridurre del 20% l’imposta e altre tariffe

Giovedì 2 Luglio 2020 di Francesco Bisozzi
Imu più leggera per chi paga dal conto: i Comuni potranno ridurre del 20% l imposta e altre tariffe

Un premio a chi paga. Ovvero uno sconto fino al 20 per cento sulle aliquote e le tariffe delle entrate tributarie e patrimoniali, come l’Imu, al quale avrà accesso però solo chi paga tramite domiciliazione bancaria, con addebito diretto sul conto corrente della somma da versare. Si tratta di una delle novità al decreto Rilancio approvate in commissione Bilancio alla Camera. L’emendamento, sponsorizzato dal leghista Massimo Garavaglia, ex viceministro dell’Economia, lascia però un margine di manovra fiscale agli enti territoriali, che possono comunque scegliere di applicare lo sconto con una propria delibera.

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In teoria, solo per quanto riguarda l’Imu, beneficeranno dell’agevolazione 25 milioni di contribuenti. La nuova Imu vale sui venti miliardi di euro l’anno. Mentre il totale di Imu sommersa viaggiava un anno fa attorno a quota cinque miliardi di euro. L’obbiettivo è quello di colpire i furbetti della tassa sul mattone, premiando gli onesti con uno sconto prezioso in questa fase di crisi. Il pressing per alleggerire le imposte nell’emergenza insomma non si allenta. Per i proprietari di una seconda casa a Roma e Milano il taglio garantirebbe in media un risparmio di circa 400 euro l’anno. La riduzione della tariffa si tradurrebbe invece in una città come Genova o Torino in uno sconto di circa 350 euro. Secondo i calcoli della Uil i proprietari di abitazioni diverse da quella principale oggi versano in media per la prima rata 535 euro se l’immobile è in un capoluogo di provincia, oltre 1000 nelle grandi città. 

A Roma si registra il costo maggiore per una seconda casa, 2.064 euro totali in media. In seconda posizione Milano, con 2.040 euro medi. Poi Bologna (2.038 euro), Genova (1.775 euro), Torino (1.745 euro). Inoltre in più di 400 Comuni e 18 capoluoghi, tra cui Roma e Milano, ma anche Rieti, Matera, Modena e Verona, per esempio, l’aliquota è più alta del 10,6 per mille e arriva all’11,4 per mille perché già era applicata l’addizionale Tasi fino allo 0,8 per mille, consentita quando le due imposte erano separate. A Macerata l’asticella è all’11,3 per mille, a Terni e Siena all’11,2 per mille, a Lecce, Massa e Venezia all’11 per mille e ad Agrigento al 10,9 per mille. Altre 72 città capoluogo applicano sempre sulle seconde case l’aliquota del 10,6 per mille, tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo e Bari. La nuova Imu con incorporata l’aliquota per la tassa sui servizi indivisibili dei Comuni è tra le imposte meno sopportate, un po’ perché mette le mani in tasca a 25 milioni di persone e un po’ perché chiama alla cassa i contribuenti per il solo fatto di possedere un bene.

Stando agli ultimi dati forniti dal rapporto Imu 2020 della Uil il 41 per cento di coloro che devono fare i conti con la tassa non sono ricchi rentier ma lavoratori dipendenti e pensionati. Ma il Rapporto Imu 2020 elaborato dal Servizio lavoro, coesione e territorio della Uil va ancora più in profondità. Se si prendono in considerazione i costi Imu sulle prime case cosiddette di lusso, come ville, castelli e abitazioni signorili, ubicate in un capoluogo di provincia, il costo medio è di 2.610 euro, 1.305 euro per l’acconto estivo, con punte di oltre 6 mila euro nelle grandi città. In questo caso perciò il nuovo bonus concesso a chi attiverà la domiciliazione bancaria vale da 500 a 1.200 euro. Chi possiede una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto) deve invece versare la nuova Imu con l’aliquota delle seconde case, con un costo medio annuo di 56 euro. Il nuovo sconto fa comodo però pure ai Comuni, che assorbono dalle imposte interessate dal bonus una liquidità importante per erogare servizi essenziali, che mai come in questo momento sono ritenuti fondamentali dalla comunità, ma che devono spesso fare i conti con un sommerso importante. Soprattutto al Sud e nelle Isole dove circa il 40 per cento dell’Imu non viene pagata (in regioni come Sicilia e Campania) complici i controlli inefficaci e l’abusivismo, mentre al Nord la situazione migliora, con regioni come l’Emilia Romagna, tra le più virtuose, dove l’Imu sommersa è stimata attorno al 17 per cento.
 

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