Ilva, il ministro Urso: «Il modello da seguire per difendere le aziende strategiche»

Il ministro: "Lo scudo penale? Nessuna immunità. Ora partirà il rilancio in chiave green dell'acciaieria"

Venerdì 30 Dicembre 2022 di Rosario Dimito
Ilva, il ministro Urso: «Il modello da seguire per difendere le aziende strategiche»

Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ci spiega come ha fatto a convincere ArcelorMittal a mettere soldi nella ex Ilva?
«Ripristinando il ruolo dello Stato. La sua presenza come attore che indica e regola la rotta nei settori strategici come la siderurgia, nel rispetto degli investitori stranieri e delle regole del mercato ma con l'obiettivo di garantire l'interesse nazionale, unico nostro faro. Peraltro si apre un anno decisivo proprio per realizzare finalmente una politica industriale europea: siamo assolutamente convinti che occorra proteggere la produzione e il lavoro nazionale anche attraverso il cosiddetto buy european e la carbon tax. L'Europa faccia quel che hanno già fatto gli Stati Uniti».
Il decreto prevede la tutela dei siti produttivi, cioè, ci spiega bene?
«Il decreto è correlato al nuovo accordo tra gli azionisti che riequilibra a vantaggio del pubblico quanto stabilito nei patti riscritti nel dicembre del 2020, indicando con più chiarezza la strada da percorrere per il rilancio industriale, la riconversione green, il recupero ambientale e lo sviluppo del Polo di Taranto ma anche i criteri di governance e degli assetti azionari futuri che erano compromessi».
Ci spiega il ruolo dello « scudo penale» contro i sequestri: pensa che possa bastare per tutelare le aziende strategiche nazionali?
«Non è appropriato parlare di scudo penale poiché esso richiama una sorta di immunità che non esiste affatto.

Abbiamo, invece, introdotto, nel caso di imprese strategiche, una misura di buon senso, ossia che non si possono punire soggetti che in buona fede hanno del tutto conformato la loro azione esecutiva a dei provvedimenti amministrativi dati dall'autorità. Peraltro, nel decreto solo il primo articolo riguarda l'ex Ilva, perché ne disciplina il finanziamento in conto soci, gli altri 9 hanno carattere generale. Questo vale anche per i compensi dei commissari delle amministrazioni straordinarie che avranno finalmente un carattere premiale così come per i commissari liquidatori, che avranno un tetto al fine di evitare compensi considerati giustamente scandalosi. Anche questo è frutto del buon senso e nel contempo un atto di moralizzazione».

Ilva, scudo penale per evitare i sequestri e nuovo accordo tra soci. Via libera al prestito da 680 milioni


E' inoltre prevista una riconversione green: non c'era già questa svolta?
«La strada era già indicata, noi l'abbiamo concretizzata: Acciaierie d'Italia è impegnata anche sul piano finanziario per il completamento del processo di risanamento al fine del conseguimento dell'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, e nel contempo con l'impegno finanziario di Invitalia sarà realizzato il Dri, cioè il forno a freddo per la produzione green. Misure indispensabili anche per il dissequestro dell'asset che consentirà ad Acciaierie d'Italia di accedere alla finanza e realizzare investimenti. Obiettivo ora finalmente possibile è quello di realizzare la più grande acciaieria green d'Europa».
Sono stati rivisti i patti parasociali, ma Invitalia sarebbe comunque salita al 60%, quali le altre novità?
«L'art. 1 del decreto stabilisce che i 680 milioni che il socio pubblico avrebbe dovuto versare quale capitale sociale nel maggio 2024, potranno essere utilizzati sin da subito a titolo di finanziamento soci, ma con la possibilità che Invitalia chieda, a sua discrezione, in ogni momento la conversione del finanziamento in aumento capitale sociale, con conseguente modifica delle partecipazioni societarie. La stessa possibilità è prevista per il miliardo già stanziato dal Dl aiuti bis, anch'esso ora convertibile in capitale sociale su richiesta del socio pubblico. Le risorse che erano già stanziate non sono più un prestito e tanto meno contributi a fondo perduto ma possono essere utilizzate da subito per realizzare in tempo utile gli obiettivi industriali e ambientali assolutamente necessari».
Tutto qui?
«Nel contempo nel nuovo accordo tra le parti sono state rimosse alcune clausole pregiudizievoli per il socio pubblico e sono state previste norme più confacenti sulla governance futura, a garanzia di Invitalia e quindi dello Stato. Non voglio giudicare quello che era stato pattuito in questi ultimi anni dagli esecutivi precedenti; non è mia abitudine accusare alcuno, preferisco sempre guardare al futuro per risolvere i problemi anche quanti appaiono compromessi. Sono comunque sempre disponibile a dare chiarimenti al Parlamento nelle sedi più appropriate».
La governance cambia con la gestione pubblica, nonostante lei abbia detto no alla nazionalizzazione?
«La statalizzazione dell'impresa era stata concordata nel precedente accordo che non consentiva allo Stato alcuna mossa. Mani legate. Sarebbe dovuta avvenire appunto nel maggio del 2024 in condizioni palesemente svantaggiose. Abbiamo ottenuto condizioni di reciprocità che prima non esistevano».

Ex Ilva, Bernabè: «I 700 milioni promessi? A Taranto non sono mai arrivati»


Ci si aspetta un contributo del Mimit alle imprese per crescere e superare la crisi: c'è il Pnrr, ma è sufficiente?
«Il dicastero, anche per il buon lavoro fatto dal mio predecessore, ha raggiunto tutti gli obiettivi prefissati. Siamo ora impegnati in un confronto con la Commissione perché ci sia consentito di utilizzare il residuo accumulato sulla transizione 4.0 anche nel prossimo anno, così da ripristinare un livello più alto di credito di imposta».
Riguardo invece la Lukoil va avanti la vendita del polo senza più la necessità del sostegno bancario?
«Noi abbiamo messo in sicurezza l'impianto. Che infatti continua la produzione con la piena salvaguardia occupazionale. Ora stiamo seguendo con attenzione le procedure di vendita, pronti a definire le prescrizioni della golden power ad ogni eventuale acquirente, affinché siano garantite produzione, approvvigionamento, occupazione, insieme con la riconversione industriale e la salvaguardia ambientale. Anche questo episodio dimostra che lo Stato è tornato a svolgere il suo ruolo».
Ma ieri si è avuto notizia che l'amministratore giudiziario della Ias di Priolo ha intimato il distacco degli impianti ai grandi utenti industriali. Ciò potrebbe bloccare la produzione e persino degli altri operatori del Polo?
«Nel decreto varato sono previste anche disposizioni che regolano la continuità produttiva degli impianti e delle infrastrutture serventi di attività strategica come appunto la raffineria di Priolo. Ovviamente con procedure di assoluta garanzia per la salute e l'ambiente».
 

Ultimo aggiornamento: 10:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA