Allarme industriali, "deserto" in Ucraina: due aziende su tre sono tornate in Friuli

Sono rimaste solo le imprese che operano in agricoltura, un centinaio. Anche in Russia crollano gli ordini per il secondo semestre

Venerdì 20 Maggio 2022 di Antonella Lanfrit
Il sito di Azovstal a Mariupol sotto le bombe russe: da qui arrivava l'acciaio per le imprese friulane

UDINE - «Non sappiamo quando finirà ma, avendo il polso della situazione, pensiamo che non sarà a breve». Questo è il bollettino che è arrivato ieri a Udine dal presidente di Confindustria Ucraina, Marco Tono, portavoce della ambasciata degli industriali italiani. Prima dello scoppio della guerra là c'erano circa 300 aziende italiane attive, «molte dal Nordest».

Oggi ve ne sono rimaste un centinaio, «che sono tante», contate da chi vede la distruzione, operanti soprattutto in agricoltura. Non va meglio se la voce che interviene a Udine arriva dalla Russia, dove sono presenti 450 aziende italiane, tra cui regionali, per un fatturato complessivo di 8 miliardi.

LE PREVISIONI
«Entro fine anno Pil a -12 punti, picco inflazionistico, tasso di sconto al 20%. Tra meno di due mesi cominceranno ad esaurirsi le scorte e la crisi si sentirà tra i gruppi sociali. In Russia il grande impatto di quanto sta accadendo deve ancora arrivare. Si prevede nel secondo semestre dell'anno», ha sintetizzato il direttore generale di Confindustria Russia, Alfredo Gozzi. L'occasione l'ha data Confindustria Udine organizzando a palazzo Torriani «In East Europe we trust», per guardare oltre la contingente e all'economia che rielaborerà gli effetti patiti in epoca Covid e di guerra. «L'esito più probabile di un processo volto a sottrarsi a ricatti economici reciproci sarà una riglobalizzazione selettiva ha affermato la vicepresidente degli industriali friulani, Anna Mareschi Danieli -. Una riconfigurazione cioè dell'economia globale per gruppi di Paesi affini». Detta in maniera più concreta, «una riorganizzazione delle catene globali del valore in chiave regionale, che per noi significa Europa. Con l'Europa orientale naturalmente in pole position». Da qui il senso di un confronto che ha fatto emergere tutta la drammaticità che si sta vivendo tanto in Ucraina quanto in Russia e, al contempo, l'impegno confindustriale a mantenere i legami con entrambi i territori, supportando le aziende italiane e nordestine a resistere o a riposizionarsi sui territori limitrofi. Perché, prima o poi, «si dovrà ricostruire», ha sintetizzato la presidente di Confindustria Est Europa, Maria Luisa Meroni.

IL MOMENTO
Intanto, però, la tragicità del presente. In Russia non piovono bombe, ma le sanzioni europee, i problemi logistici, la difficoltà delle operazioni bancarie e delle transazioni transfrontaliere, la difficoltà del reperimento delle materie prime e i problemi legati agli ordini, «pochi quelli per il secondo semestre» stanno creando serie difficoltà alle aziende italiane, ha elencato il presidente Gozzi. Essendo per la maggior parte piccole e medie realtà, non hanno fatto le valigie come è accaduto per i brand internazionali di altri Paesi, ma ora la vita si fa difficile. «Il primo ministro russo ha detto che le aziende che continueranno la loro attività nel Paese saranno premiate, nel senso che potranno coprire i buchi che si sono creati dal ritiro delle realtà che hanno lasciato la Russia - ha proseguito Gozzi -. L'economia comincia ad adattarsi alle sanzioni. È in corso una grande ristrutturazione, ma è troppo presto per stabile quale possa essere il risultato finale».

IL NODO LOGISTICA
Per fare un solo esempio delle difficoltà in cui si dibattono le imprese nordestine presenti in Russia, Gozzi si è concentrato su logistica e trasporti. «Mancano autisti, container, camion. I trasporti dall'Unione europea alla Russia hanno raddoppiato i tempi e, spesso, anche i costi. Le sanzioni Ue, inoltre, creano problemi diretti e indiretti sulle esportazioni, perché ci possono essere difficoltà di interpretazione alle frontiere, con il rischio che la merce resti ferma parecchi giorni o, addirittura, torni in azienda».
Confindustria Udine, comunque, sprona a guardare oltre, richiamando la storia recente. «Il nostro lavoro nell'Europa dell'Est è iniziato nel 2009 e sta dando i suoi frutti ha affermato la vicepresidente Mareschi Danieli -. Ci siamo concentrati sull'accompagnamento e sulla ricerca di potenziali partnership per le nostre aziende, in particolare in alcuni settori, e ciò ha portato a più di un centinaio di aziende ad affacciarsi alle aree vicine». Ieri sono stati oltre 130 gli incontri one to one che si sono svolti a palazzo Torriani per guardare da vicino Bielorussia, Russia, Slovenia, Polonia, Montenegro, Macedonia del Nord, Bosnia Erzegovina, Bulgaria e per non dimenticare l'Ucraina.

Ultimo aggiornamento: 10:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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