Smart working, come cambia per statali e privati con il Green pass obbligatorio. Per chi scattano le sanzioni?

Venerdì 17 Settembre 2021 di R.Ec.
Green pass obbligatorio per lavorare, ecco come cambia lo smart working per pubblico e privato

Il decreto legge che estende l'obbligo di Green pass per l'accesso a tutti i luoghi di lavoro, sia pubblici che privati (ma anche per volontari, autonomi, colf, baby-sitter, badanti), sta per entrare in vigore. Le regole scatteranno dal prossimo 15 ottobre fino al 31 dicembre, quando finisce lo stato di emergenza (a meno di un ulteriore allungamento dei tempi dopo l'ultima proroga di quest'estate). In caso di violazione, scatteranno sanzioni da 600 a 1.500 euro per i lavoratori e da 400 a 1.000 euro per i titolari. Quindi, in caso di recidiva, dopo 5 giorni ci saranno la sospensione e lo stop dello stipendio (in alcune aziende, forse, anche dal primo giorno). Nelle società con meno di 15 dipendenti, poi, chi non ha il lasciapassare potrà anche essere sostituito temporaneamente. Molti, però, si chiedono: come cambierà lo smart working? Ma la domanda fondamentale è un'altra: i no-vax e i dubbiosi che non hanno ancora fatto l'iniezione potranno lavorare da casa? La questione è spinosa e vede profonde differenze tra pubbliche amministrazioni e aziende private. Proviamo a capire meglio come potrebbe essere riorganizzato il lavoro agile nei prossimi mesi.

Smart working, Brunetta: «È un lavoro a domicilio all'italiana»

Smart working e green pass, come si lavorerà nel pubblico?

Nel settore pubblico la volontà del ministro della Pa Renato Brunetta è far tornare il maggior numero di lavoratori in presenza. Il processo di ritorno in ufficio inizierà subito dopo il 15 ottobre. Prima chi lavora agli sportelli, poi chi sta dietro agli sportelli, nel back office, e in parallelo le amministrazioni centrali e periferiche. «La novità - ha spiegato il ministro a Il Corriere della Sera - è che una volta che avremo predisposto le condizioni per uno smart working vero, che partirà da gennaio, ogni amministrazione potrà organizzarsi come crede, sulla base del contratto e della volontà individuale dei lavoratori».

Statali, i No vax non potranno scegliere di lavorare a casa Il nodo tamponi

A breve, quindi,si stabilirà (probabilmente con un decreto del Presidente del consiglio su proposta del ministro della Funzione pubblica) che quella in presenza è di nuovo la modalità “ordinaria” del lavoro pubblico, come nell'era pre-Covd. Il lavoro agile resterà come uno strumento opzionale e sarà regolamentato dal nuovo contratto di lavoro che il governo, tramite l’Aran, e i sindacati stanno negoziando. In ogni caso lavoro agile molto probabilmente sarà «ibrido», ossia non sarà soltanto da remoto, ma dovrà prevedere anche dei giorni di obbligatoria presenza.

Obbligo di green pass anche a casa

«Per le funzioni centrali - ha aggiunto il ministro- il nuovo contratto dovrebbe arrivare entro un mese ed entro l'anno sarà definita la nuova organizzazione del lavoro. Una piattaforma informatica dedicata e sicura, valutazione della soddisfazione dell'utente, obiettivi precisi di smaltimento degli arretrati e anche conciliazione del lavoro familiare con il lavoro professionale».

Immunizzati o tamponati e sempre con mascherina: i protocolli per le aziende

Ma sull'obbligo di green pass Brunetta non vuole possibilità di aggirare la regola. Per questo ha chiesto l’estensione del certificato verde anche ai lavoratori da remoto. Una indicazione che quasi sicuramente sarà inserita all’interno delle linee guida del ministero per accompagnare il settore pubblico dal lavoro da remoto a quello in presenza. I controlli avverranno sicuramente nei giorni in cui il dipendente deve tornare in presenza, mentre per quando è a casa si potrebbe predisporre un'applicazione sul modello della scuola, così da verificare tutto da remoto.

Ma la questione è ancora in discussione. In ogni caso, se così fosse, le sanzioni in assenza di green pass potrebbero scattare anche durante lo smart working.

Come cambia lo smart working nelle aziende

Per quanto riguarda i privati i protocolli di sicurezza oggi in vigore danno come indicazione quella di usare turnazioni e di tenere al lavoro da remoto quando è possibile farlo. Per un rientro massiccio negli uffici sarà in qualche modo necessario aggiornare i protocolli di sicurezza alla luce dell’introduzione del green pass obbligatorio. Dunque, non appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto adottato ieri dal governo, sindacati e Confindustria è probabile che si incontrino per discutere la questione. Una strada è questa, auspicata anche dal ministro del lavoro Andrea Orlando. L’altra è un intervento normativo, che pure potrebbe essere possibile come ha confermato lo stesso Orlando.

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Altrimenti si potrebbe rimandare ai singoli accordi aziendali, laddove ci sono. In ogni caso è evidente che il datore di lavoro non può usare l’obbligo di Green pass per sanzionare o lincenziare il lavoratore laddove al prestazione è possibile da remoto. Tuttavia, soprattutto se cambieranno i protocolli di sicurezza generali, si andrà dovunque verso un un numero di giorni massimo in cui ogni dipendente può o deve lavorare da casa. Sarà quindi difficile per i No vax nella maggior parte dei casi casi lavorare sempre da remoto, perchè quando saranno obbligati alla presenza dovranno necessariamente esibire il lasciapassare verde. Sarebbe quasi impossibile, tuttavia, controllare se il dipendente che lavora da casa possieda il green pass.

Per il prossimo 1° gennaio, comunque, laddove non dovesse essere prorogato lo stato di emergenza per lo smart working dei privati servirebbero linee guida nazionali del tutto rinnovate. Su questo sindacati e Confindustria, sotto la regia del governo, dovranno per forza trovare una sintesi​.

Ultimo aggiornamento: 22:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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